Il 7 febbraio 2025 saranno i cinquant’anni dalla stesura della “Carta di Empoli o dei 10 punti di Empoli”, documento importantissimo per la smilitarizzazione dell’allora corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. Questo documento fu redatto nei locali del palazzo delle esposizioni, da più di mille poliziotti “carbonari” giunti da ogni parte dell’Italia, insieme a numerosi rappresentanti sindacali della Cgil-Cisl-Uil.
Il motivo della riunione fu ritrovarsi per testimoniare la vicinanza alle famiglie di Leonardo Falco e Giovanni Ceravolo freddati poche settimane prima dal neofascista Mario Tuti, ma anche per condannare gli innumerevoli atti di neofascismo e per chiedere una polizia più democratica. In quei giorni, la Regione Toscana fu teatro di numerosi atti compiuti da cellule neofasciste: dopo l’attentato compiuto da Tuti a Empoli nel gennaio/febbraio del 1975, diverse bombe furono fatte esplodere nella vicina Viareggio: davanti ad una scuola, nella sede del PSI, nella sede del PCI, nei pressi dei cantieri navali, sulla linea ferroviaria tirrenica.
A rivendicare questi atti fu l’organizzazione di destra denominata Ordine Nero. I poliziotti riuniti a Empoli, molti dei quali poi furono puniti dall’Amministrazione per aver partecipato ad una riunione politica allora non autorizzata, chiedevano più diritti per i lavoratori con le stellette, più democrazia nella gestione dell’ordine pubblico, maggiore attenzione alla formazione della Polizia di Stato, inserimento della Polizia femminile nell’organico della Polizia di Stato con uguali diritti e uguale trattamento nella progressione di carriera.
Gli appartenenti alle forze dell’ordine che parteciparono a queste manifestazioni di democrazia subirono dure repressioni da parte della loro Amministrazione. Su disposizione dell’allora Ministro degli Interni Luigi Gui, furono predisposti servizi di sorveglianza e di controllo alle riunioni e molti colleghi poliziotti cominciarono a pedinare altri colleghi. Furono attivati gli uffici politici delle Questure, così come fu attivata massicciamente l’Arma dei Carabinieri per evitare fratellanza e commistione fra i dipendenti.
Negli archivi del Ministero dell’Interno di quel periodo sono presenti molte riservate dei Prefetti al Ministro dell’Interno, dove venivano segnalati gli elementi da “attenzionare” o i luoghi e contatti dove avvenivano le riunioni carbonare. Molti ufficiali, ma soprattutto molti sottoufficiali e guardie, si ritrovarono nei tribunali militari per aver partecipato ad assemblee o a consigli di fabbrica o per aver scritto lettere ai quotidiani denunciando livelli di lavoro massacranti, le continue punizioni, i lavori degradanti.
In alcuni processi nei tribunali militari, si presentarono delegati sindacali della triplice per portare solidarietà ai poliziotti denunciati (famosa fu anche la presenza di Marco Pannella ad un processo), così come alcune condanne pecuniarie o sospensioni di carriera e di stipendio, furono sostenute economicamente grazie anche alle collette di alcuni consigli di fabbrica. Ma le forze politiche nonostante le diversità di vedute e i duri scontri che avvenivano nelle piazze e nel Parlamento, capirono che era l’ora di cambiare un pezzo dello Stato che si basava ancora su una organizzazione non coerente con una democrazia matura.
Gli anni 70, nonostante il terrorismo e lo stragismo, furono anni di grandi riforme: lo statuto dei lavoratori del 1970, la legge sul divorzio e sulla tutela delle lavoratici madri, la legge sull’obiezione di coscienza del 1972, la riforma del diritto di famiglia del 1975 e la nascita dei consultori, l’istituzione del servizio sanitario nazionale nel 1978, la riforma dei servizi segreti del 1977 ed infine la legge 121-81 con la legge del nuovo ordinamento della pubblica sicurezza. Questa legge, la 121/81 era ispirata e nata dai dieci punti della Carta di Empoli.
La nostra città, Empoli quindi oltre ad essere medaglia d’oro della Resistenza per aver pagato un prezzo importante nella lotta contro il nazifascismo è stata sede di un momento importante nella costruzione di una riforma essenziale per la vita del paese e dei suoi cittadini. La classe politica di allora nonostante le continue morti in piazza nelle manifestazioni e i numerosi attentati contro gli appartenenti alle forze dell’ordine, seppe mantenne la barra “dritta” seguendo la bussola della Costituzione. Così come l’attività sindacale aveva una visione universale dei diritti dei lavoratori, degli studenti, dei militari, dei carcerati; se i “carbonari” non avessero avuto la solidarietà dei sindacati della triplice, difficilmente, da soli, avrebbero conquistato la legge 121/81.
Sarebbe quindi interessante se nei prossimi mesi a Empoli si ricordasse con un convegno quel momento storico molto importante per la vita del nostro paese, pagato con il sacrificio personale di alcuni appartenenti alle forze dell’ordine e di tanti lavoratori.