Dicembre 2024 primo mese invernale a livello meteorologico ha registrato in città un - 0.1 °C rispetto alle medie trentennali. Ergo si tratta di un segnale pressochè impercettibile nell'agone del cambiamento climatico generale in atto. La buona notizia è che dopo un trend che dal 2018 verteva al rialzo, siamo tornati a registrare dati diciamo sostanzialmente in media per il periodo. Gennaio poi si è aperto e tutto sommato va procedendo con valori (sempre locali) entro le statistiche, cosa che negli ultimi anni non era così scontato, visto che addirittura si deve ritornare al 2019 per andare incontro a dati non superiori, sempre alle medie trentennali. Non essendo chiuso il primo mese dell'anno non possiamo avere ancora un quadro definitivo ma con molta probabilità ci attesteremo sempre in quello “0,” leggermente al di sotto, quindi anche qui nessun “Generale Inverno” che imperversa con la sciabola da Villanova a Monteboro, passando per Pontorme o Corniola.
Appurato che avere temperature minime che danzano attorno allo zero e massime che addirittura a gennaio non dovrebbero superare i dieci gradi, come dimostra lo specchietto allegato, perchè allora questa fase invernale, in tanti ha suscitato la sensazione di un “inverno in vecchio stile”?
Dobbiamo partire da un dato di fatto; proveniamo ormai da decenni in cui, la sequenza degli anni e delle stagioni in media, si contano sulle punte delle dita. Basta confrontare i dati mensili dei vari dicembre e gennaio degli ultimi quarantacinque anni. Ventisei sono stati oltremedia, con un fasi consecutive di quattro/cinque anni, intervallate dal solito “anno normale” in cui l'inverno non torna ad alzare la voce, semmai a presentarsi per quello che conoscevano i nostri genitori e nonni, nulla più.
Paradossalmente la Generazione Zero rispetto ai millennials, ha visto dalla propria nascita una stagione fredda su cinque, mentre i secondi vengono da una media di tre/quattro stagioni fredde su cinque, l'anno anomalo era quindi quello senza inverno, non come adesso. Infine un dato che da anni con una certa frequenza al pari delle temperature viene a delinearsi. Inverni più secchi, ma anche e soprattutto dopo autunni disastrosi, con fenomeni alluvionali estesi e di conseguenza non tanto su Empoli ma in Appennino e sulle Alpi, la carenza delle precipitazioni nevose, snodo essenziale per quella che è la condizione idrica del semestre caldo. Empoli anche in questo frangente fa caso a se, con un dicembre oltre media negli accumuli con oltre 114 mm (dove in media se ne registrano 94 mm) mentre nel mese di gennaio forse leggermente sotto visto che siamo a 17, e raggiungere i 70 mm statistici osservando i modelli appare meno probabile.
Febbraio ultimo mese dell'inverno meteorologico nelle proiezioni mensili non dovrebbe discostarsi molto dal già visto, con una probabile ondata fredda a cavallo della prima decade, ma intervallata da altrettante anomalie bariche, e che dal punto di vista delle temperature e delle precipitazioni non darebbero l'idea di lasciare il segno negli annali della climatologia. Alla fine della fiera, l'inverno 2024/25, (parliamo sempre a livello locale) se non altro non peggiorerà la situazione in essere, ma va detto l'escalation delle temperature a livello globale non vede segni tangibili di rallentamento. A livello scientifico, sapevamo di un rallentamento e poi successivo azzeramento di uno dei fenomeni a lungo termine che ha un maggiore impatto su alcune zone del mondo, il Nino; e che sempre a livello generale dell'atmosfera nel comparto dell'Europa Meridionale era probabile una “stagione normale”.
Il 2024 va in archivio come ennesimo anno più caldo di sempre, col superamento della soglia +1.5°C sul periodo industriale prevista dall'accordo di Parigi sul clima e con una lunga serie di eventi meteo estremi in Italia e nel mondo. Va da se che il 2025, si presenta cruciale per capire se queste anomalie sono un'espressione chiara dei cambiamenti climatici, dovute alla variabilità naturale o effetto indiretto dell'eruzione del vulcano alle isole Tonga del 2022. La primavera 2025 sarà probabilmente caratterizzata dai consueti marcati sbalzi termici fra freddo tardo invernale e caldo precoce. Da monitorare sarà l'eventualità di gelate tardive dannose per l'agricoltura.
Le temperature medie globali si spera possano avere una pausa nel trend in aumento, complice il cessare de El Niño e la pur breve fase de la Niña attesa a inizio 2025. Tuttavia le temperature marine degli altri oceani e del Mediterraneo resteranno sopra la media, favorendo in molte parti del globo eventi estremi come ondate di calore, siccità e piogge torrenziali. Alcuni modelli indicano una probabile accelerazione della fusione dei ghiacci artici marini, della Groenlandia e Antartide. Le speranze di migliorare la situazione climatica saranno in mano quest'anno al Brasile, con la COP 30 a novembre 2025 si discuterà in particolare di biodiversità e foreste, e di accelerazione della transizione energetica. La vera sfida sarà far modo che gli impegni presi dai paesi si traducano in azioni reali e rapide. Ecco perchè il piccolo inverno empolese, a fronte della situazione generale, appare non solo uno sguardo miope sul tema, ma soprattutto parziale, e viziato da tante piccole anomalie localizzate, talmente infinitesimali, che basta fare un centinaio di chilometri per trovare dati e valutazioni scientifiche diametralmente opposte.