Un paradosso scomodo: finanziamo le mafie che diciamo di combattere
14-04-2025 17:25 -
di Franco Pescali
Se chiedessi a ognuno di voi, se mai vorreste consapevolmente sostenere la mafia, la camorra, la 'ndrangheta o la sacra corona unita, la risposta, quasi certamente, sarebbe un sonoro "no". Eppure, riflettiamo un istante su una delle principali fonti di accumulazione di capitali per queste organizzazioni criminali (anche se negli ultimi tempi hanno diversificato i loro investimenti): il traffico di stupefacenti. La nostra Toscana, e anche il nostro territorio empolese, non è immune a questo fenomeno. Anzi, il porto di Livorno, stando ai sempre più frequenti sequestri di ingenti quantitativi di cocaina, sembra essere diventato uno snodo cruciale per i traffici illeciti gestiti dalla 'ndrangheta.
Pertanto, ogni singola dose acquistata, ogni grammo consumato, si traduce, volenti o nolenti, in un finanziamento diretto alle casse delle mafie. È una verità scomoda, un paradosso stridente con la nostra presunta avversione alla criminalità organizzata. Se con veemenza ci mobilitiamo contro le compagnie petrolifere che inquinano l'ambiente o boicottiamo le industrie farmaceutiche che conducono esperimenti sugli animali, per coerenza etica e sociale, dovremmo applicare lo stesso rigore nei confronti delle mafie.
Un costo umano e sociale inaccettabile
I motivi per boicottare attivamente le mafie sono molteplici e affondano le radici in dinamiche globali e locali. La cocaina che circola nelle strade di Empoli potrebbe provenire dalle lontane terre del Sud America, dove gruppi paramilitari, per assicurarsi vasti appezzamenti coltivabili a coca, seminano terrore, uccidono innocenti e devastano ecosistemi preziosi. Le ondate migratorie che spingono disperati dalle regioni centrali del continente americano verso gli Stati Uniti sono spesso alimentate proprio dall'insicurezza e dalla violenza generate dal potere criminale.
Ma le conseguenze nefaste non si fermano ai confini nazionali. Il denaro sporco derivante dallo spaccio di droga, "droga" letteralmente la nostra economia locale. Gli ingenti guadagni illeciti vengono reinvestiti in attività legali – alberghi, stabilimenti balneari, cantieri edili – alterando le regole del mercato, creando una concorrenza sleale e generando profonde disparità economiche e sociali. Nei territori e negli stati dominati dal potere mafioso, la ricchezza si concentra nelle mani di pochi, mentre lo stato sociale e il benessere collettivo languono.
"Cercavano droga, arrivarono spacciatori": Una lezione dalla storia
Parafrasando un adagio economico, potremmo dire che "cercavano droga, arrivarono spacciatori". La storia ci insegna che le fasi più oscure e violente dell'illegalità sono sempre state terreno fertile per quella parte della popolazione più vulnerabile, priva di diritti o di potere economico. Anche la nostra storia di emigranti negli Stati Uniti ne è un esempio lampante. Se da un lato abbiamo donato all'America figure di straordinario valore come Fiorello La Guardia, il lungimirante sindaco di New York, o Amadeo Peter Giannini, il banchiere che rivoluzionò il sistema finanziario, dall'altro, durante il proibizionismo, abbiamo gestito il lucroso traffico di alcolici, consegnando alla cronaca personaggi come Al Capone.
Coerenza e responsabilità: la scelta è nostra La verità, per quanto cruda possa apparire, è che l'acquisto di droga rappresenta una forma di finanziamento diretto alla criminalità organizzata. Ogni singola transazione, per quanto piccola possa sembrare, alimenta un sistema perverso che distrugge vite, devasta territori e corrompe il tessuto sociale ed economico. È tempo di una presa di coscienza collettiva, di una maggiore coerenza tra i nostri valori dichiarati e le nostre azioni quotidiane. Così come scegliamo di boicottare prodotti che riteniamo dannosi per l'ambiente o per il benessere animale, allo stesso modo dovremmo fare una scelta consapevole nel non alimentare il mercato della droga. La lotta alla criminalità organizzata non è solo compito delle forze dell'ordine e della magistratura, ma una responsabilità che investe ogni singolo cittadino. La nostra scelta di non consumare stupefacenti è un atto concreto di ribellione contro il potere mafioso, un investimento nel futuro di una comunità più sicura e più giusta per tutti. La decisione di voltare pagina è nelle mani di ognuno di noi.