Maggio e il mito dei Santi di ghiaccio: quel freddo che non convince la scienza
07-05-2025 16:19 -
di Gordon Baldacci
Le antiche osservazioni dei contadini sulle gelate primaverili hanno dato vita alla credenza popolare dei “Santi di ghiaccio”. Secondo questa leggenda, in corrispondenza di alcuni precisi giorni di maggio bisogna attendersi un brusco calo delle temperature. Anche se nel mese di maggio si osserva con una certa regolarità che si verifichino alcuni giorni in cui la primavera sembra subire una battuta d’arresto, le pluriennali serie di misurazioni di cui oggi disponiamo, non permettono di confermare la credenza popolare. Al contrario questa tradizione dei Santi di ghiaccio, ha probabilmente origini medioevali, in un clima decisamente diverso e andiamo a scoprire perché.
I Santi coinvolti sono quelli associati ai giorni dal 11 al 15 maggio: San Mamento, San Pancrazio, San Servazio e San Bonifacio di Tarso, a cui si aggiunge anche Santa Sofia di Roma. Secondo la credenza popolare, le gelate che avvengono dopo i giorni dei Santi di ghiaccio non rappresentano più un pericolo per l’agricoltura.
Poiché la tradizione popolare nacque prima della riforma gregoriana (1582) del calendario, i Santi di ghiaccio possono essere associati a due periodi differenti, a seconda del calendario considerato. Se non si considera la riforma gregoriana, i Santi di ghiaccio inizierebbero il 19 maggio, per terminare il 23 maggio che porta a condizioni meteorologiche diverse da quelle che normalmente sono attese per tale periodo.
Il dato più vicino ad un contesto razionale e scientifico, lo ritroviamo in una “presunta” ondata di freddo di metà maggio, studiata anche da alcuni alunni di Galileo Galilei che diligentemente hanno registrato il clima tra il 1655 e il 1670 e fra le varie annotazioni si ritrova una serie di gelate che avrebbero interessato le campagne attorno a Firenze, mandando in malora i successivi raccolti.
Fino al 1902 ritroviamo in diversi archivi climatici, ma soprattutto nella tradizione orale di ampie fasce della popolazione, questa credenza, che solo tra il 1941 e il 1969 con nuovi studi ed i primi calcolatori, siamo arrivati a dimostrare la possibile seppur flebile validità nei secoli scorsi, ma non in quelli in cui si hanno una misurazione più capillare delle temperature.
Indicativamente già dai primi dell’ottocento, le conferme di quelle descrizioni climatiche anteposte al 1700 non trovano conferma. Di conseguenza la totale inaffidabilità e la mancanza di puntualità del ripetersi dei fenomeni sono sufficienti a dissipare tutta la credibilità nei santi di ghiaccio che viene lasciata ad un giudizio ascrivibile al puro folklore in un’epoca di cambiamenti climatici, con le temperature in continua ascesa.
Cosa resta allora di questa antica credenza? A livello scientifico, quella che definiamo la singolarità, ovvero un evento che isolato in un contesto generale, può verificarsi ma non statisticamente rilevante. Non a caso nel nostro piccolo, Empoli stessa ha in alcuni anni del secolo scorso, registrato valori minimi vicini allo zero, e tramandata oralmente da più persone, che confermano anche la stessa data, una spruzzata di neve sulle cime più alte del Montalbano il 12 maggio 1949. Fatto che avrebbe l’appoggio anche dalle re-analisi modellistiche climatiche.. Spolverata che ovviamente si andò a dissolvere nell’arco di poche ore. Unica difformità fra i racconti giunti fino a noi dai nostri nonni e il fenomeno in sé, il fatto che molto probabilmente non fu neve ma Graupel, visto che una stazione allora presente sul San Baronto conferma la temperatura di +1.3 C° registrata in quella data. Difficile accumulare la neve al suolo con valori positivi, possibile con il Graupel, detta anche Neve Tonda, la cui forma ricorda le palline coniche o sferiche, friabili e facilmente comprimibili. Cadendo al suolo rimbalzano e spesso si sbriciolano. Il loro diametro si aggira sui 5 mm, ma può essere più piccolo, fino a 2 mm. La precipitazione di neve tonda avviene con temperature di poco superiori allo 0 °C e questo spiegherebbe il velo accumulato. La loro formazione avviene quando un cristallo di ghiaccio o una piccola porzione di ghiaccio omogeneo viene circondata di goccioline che congelano velocemente al contatto.
Avvicinandosi ai nostri giorni, e con dati ancora più precisi, ci sono state altre occasioni per valori minimi vicini allo zero. Ad esempio sappiamo che, nella seconda metà del novecento, il 2 maggio 1962, si registrarono - 0.2 °C in città, che fanno il paio con altri dati più recenti dei primi anni duemila, come quelli del maggio 2004 e 2006, quando nelle ultime notti del mese si scese intorno ai 2 gradi (2.6) e 1.9 nell’ultimo giorno del mese del 2006.
Va anche detto che senza scomodare i santi con in tasca ognuno di loro un ultimo chicco di ghiaccio, statistica vuole che a metà maggio, come del resto anche quest’anno - stando alle previsioni - si apra una fase instabile, dinamica, che porta ad un temporaneo stop alla cavalcata verso l’estate, tipica della seconda parte della primavera. Non a caso diversi siti stanno già utilizzando come richiamo nazional popolare, questa leggenda, forzandone il significato, e cercando di collegarla alla prossima fase instabile e sicuramente non eccessivamente calda, ma va detto pienamente dentro le medie del periodo.
Se in Italia, soprattutto nelle regioni centro-meridionali, questa storia è andata gran parte nel dimenticatoio, nell’Europa Centrale ha ancora un suo appeal, tant’è vero che è stato girato un film dal titolo, Ice Saints di Ryan Andrew Balas nel 2013, e tornando nella nostra regione su maggio e le sue stranezze anche i toscani hanno i loro proverbi, alcuni anche contraddittori, del tipo:
Né di Maggio né di maggione, non ti levare il pelliccione
Signor di maggio dura poco
Il giorno di S. Cataldo (10 maggio), sparisce il freddo e arriva il caldo
La febbre di Maggio dà salute per tutto l'anno
Ed infine appunto:
Maggio per quanto bello, salva un granello di ghiaccio; un po' per San Pancrazio, un po' per San Servazio e il resto per San Bonifazio