La casa come diritto, comunità e innovazione: le nuove frontiere dell'abitare
16-05-2025 14:16 -
Il futuro dell'abitare? Passa – o parte – anche da Empoli. E viaggia sui binari dell'innovazione e della sperimentazione dove l'abitare non può essere solo una questione fisica, di metri quadri (urbs) ma anche - e soprattutto - civitas, cioè comunità, cittadinanza.
Una giornata intensa e partecipata ha animato il Cenacolo degli Agostiniani a Empoli, dove si è tenuto il convegno “Urban Housing: Rigenerare la Urbs tramite la Civitas”. L'evento, organizzato dalla Cooperativa Sociale Sintesi Minerva e dal Network Urban Housing Coop.net, ha riunito istituzioni, enti del terzo settore, esperti, amministratori pubblici e cittadini per riflettere sulle nuove sfide dell'abitare. Non solo case, ma luoghi di relazione, cura e comunità. Un nuovo sguardo sull'abitare
Il convegno si è articolato in tre panel tematici. Il primo, “Dal social housing all'urban housing”, ha sottolineato l'urgenza di superare la logica dell'emergenza abitativa per progettare città inclusive, capaci di rispondere ai bisogni reali delle persone. È emersa l'idea di un'urbanistica che non si limita a costruire metri quadrati, ma che parte dalle persone e dai legami sociali: come ha spiegato Chiara Rizzica, urbanista e moderatrice della giornata, “la città non può essere solo Urbs, struttura fisica, ma deve tornare a essere Civitas: comunità viva”.
Il secondo panel, “Housing sociale: la casa come primo luogo di cura”, ha affrontato il tema della casa come spazio che protegge, cura e sostiene, soprattutto in età avanzata. Sono stati presentati esempi concreti di abitazioni attrezzate con tecnologie di assistenza domiciliare, in cui l'autonomia è favorita da dispositivi intelligenti ma anche dalla presenza attiva degli operatori sociali.
Nel pomeriggio, il terzo panel “Dalle esperienze toscane alle nuove prospettive legislative” ha ospitato interventi di alto livello, tra cui quello dell'assessora regionale Serena Spinelli e dell'eurodeputata Irene Tinagli. Il dibattito ha messo in luce la necessità di coordinare strumenti legislativi e risorse pubbliche e private, superando la frammentazione e puntando su alleanze strategiche tra pubblico, privato e terzo settore. Una via italiana – e toscana – all'housing europeo.
Il modello Lux Living e la visione di futuro
Al centro della giornata, l'esperienza concreta della cooperativa SintesiMinerva con il progetto Lux Living a Montelupo Fiorentino. Un complesso di 110 appartamenti costruiti sull'area dell'ex vetreria Vitrum, di cui 100 affittati a famiglie della cosiddetta fascia “grigia” – lavoratori non abbastanza poveri per l'edilizia popolare, ma neanche abbastanza ricchi per il mercato privato – e 10 dedicati a progetti sociali.
“Stiamo costruendo un modello innovativo”, ha spiegato Cristina Dragonetti, presidente di Sintesi-Minerva. “Non si tratta solo di dare un tetto, ma di creare contesti in cui le persone – anziani, disabili, famiglie in difficoltà – possano vivere bene e più a lungo, in autonomia e in relazione. È il nostro modo di tradurre la Civitas di Cicerone nella città contemporanea”.
Nel dettaglio, gli appartamenti per anziani del progetto Lux Living ospitano nuclei autosufficienti ma fragili, che vivono in sicurezza grazie a sistemi di teleassistenza, dispositivi sanitari intelligenti e la vicinanza di operatori sociali. “Stiamo formando il nostro personale per affrontare queste nuove sfide – ha aggiunto Dragonetti – perché il cambiamento tecnologico non si improvvisa”.
Il progetto si inserisce nella cornice più ampia del network Urban Housing Coop.net, che ha come obiettivo la promozione di partenariati “4P” (Pubblico-Privato-Plurale). In questo contesto, il progetto europeo HEROES, premiato nell'ambito di Interreg Europe 2024, rappresenta un esempio virtuoso di governance condivisa tra Regione Toscana, Università di Firenze (DIDA) e Fondo Housing Toscano
Significativa anche la testimonianza di Francesco Pagliai, Governatore della Misericordia di Empoli, che ha raccontato un'esperienza trentennale di housing sociale autofinanziato: 17 appartamenti offerti in usufrutto a vita, garantendo stabilità, sicurezza e una rete di servizi costruita attorno alla comunità. “È un modello basato sulla fiducia, la vicinanza e il valore della continuità. Giovani volontari aiutano gli anziani con la spesa, le medicine, il quotidiano. Non è solo abitare: è condividere”.
Potenzialità e ostacoli
Durante gli interventi si è sottolineato come le regole attuali, soprattutto in ambito regionale, non sempre facilitino questi progetti. In particolare, le norme per l'accreditamento dei servizi per anziani rendono spesso più semplice e meno costoso l'inserimento in RSA rispetto all'autonomia abitativa assistita. Un paradosso che i promotori del convegno chiedono di superare, anche alla luce delle nuove opportunità offerte dal PNRR.
“Il nostro auspicio – ha concluso Dragonetti – è che questa sperimentazione non si esaurisca con i fondi europei. Abbiamo bisogno di visione, ma anche di continuità, perché una città che funziona è una città che non lascia indietro nessuno”.
Il convegno di Empoli ha rappresentato molto più di un momento di confronto: è stato un laboratorio di idee concrete, un luogo di costruzione di alleanze e soprattutto una spinta a immaginare un futuro in cui l'abitare non sia un privilegio, ma un diritto accessibile, umano, condiviso. La Civitas di oggi ha bisogno di case, sì, ma ancora di più di comunità. E da Empoli, oggi, è partito un segnale forte.
LE INTERVISTE
Cristina Dragonetti
(presidente Cooperativa sociale Sintesi-Minerva)
La questione abitativa è diventata una vera e propria emergenza sociale a livello europeo: di questo parla Cristina Dragonetti, esperta di politiche sociali e presidente di cooperativa.
L'abitare non è solo metri quadrati, è Civitas”: perché oggi il tema della casa è così urgente?
La casa è diventata inaccessibile. Gli affitti sono troppo alti rispetto ai salari e anche comprare casa è fuori portata per moltissime persone, non solo per le cosiddette "fragili", ma per una fascia sempre più ampia che vive senza certezze. Oggi il tema abitativo è centrale in tutta Europa, non solo in Toscana o nell'Empolese. Lo testimoniano le recenti decisioni europee per accelerare la costruzione di nuove case, coinvolgendo anche il settore privato e il terzo settore.
Quali sono le soluzioni in campo sul nostro territorio? Una delle esperienze più innovative è quella avviata con il fondo Housing Toscano e il progetto Lux Living a Montelupo Fiorentino, nato dalla rigenerazione dell'ex vetreria Vitrum. Si tratta di 110 appartamenti, di cui 100 affittati a famiglie “della fascia grigia”, persone che lavorano ma non hanno abbastanza solidità per il mercato libero, e il restante 10% riservato a progetti sociali. Cosa succede in questi appartamenti riservati al terzo settore? Sono coinvolte varie realtà: Sintesi Minerva, ad esempio, ha destinato alcuni appartamenti ad anziani autosufficienti. Altri appartamenti sono stati assegnati a persone con disabilità, senza fissa dimora o con altre vulnerabilità. La parola chiave è mixité: una convivenza tra persone con storie diverse, supportate da operatori qualificati. È un esperimento sociale, oltre che abitativo.
Ci sono ostacoli normativi? Il sistema di accreditamento regionale, pensato per garantire la qualità dei servizi, spesso è troppo rigido. Paradossalmente, oggi costa meno inserire un anziano in una RSA che in un appartamento assistito. Per questo, con l'Università e la Regione Toscana, abbiamo vinto un progetto europeo Interreg per studiare soluzioni più flessibili adottate in altri Paesi europei.
Il PNRR vi ha dato una mano? In parte sì. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha permesso di aggirare alcune regole regionali, essendo gestito a livello statale. Abbiamo realizzato con la Società della Salute Empolese-Valdelsa tre appartamenti per anziani autosufficienti, integrati con tecnologie di assistenza da remoto e robot di telepresenza. L'obiettivo è ritardare la perdita di autonomia, migliorare la qualità della vita e ridurre i costi pubblici.
Cosa succederà dopo il PNRR? Potremmo svegliarci da un bel sogno e trovarci con dei debiti, oppure potremmo consolidare un modello virtuoso coinvolgendo anche i privati, che nel frattempo stanno diventando più competenti. Ma serve formazione: un operatore sociosanitario non diventa esperto in telemedicina da un giorno all'altro. Questo è un viaggio che abbiamo appena iniziato.
FRANCESCO PAGLIAI
Governatore della Misericordia di Empoli
Il progetto degli alloggi nella Rsa Vincenzo Chiarugi: “Una comunità che accompagna la vecchiaia”
Governatore Pagliai qual è l'esperienza della Misericordia sul fronte abitativo?
Nel 2010 abbiamo avviato un progetto privato con 17 appartamenti di diverse metrature, destinati a coppie, famiglie o singoli, attraverso contratti come l'usufrutto a vita. L'idea era offrire continuità e serenità, unendo vita autonoma, sicurezza e assistenza.
Come funziona nella pratica? Chi entra in questi appartamenti ha la possibilità di restare per tutta la vita, usufruendo dei servizi della Misericordia: giovani volontari che aiutano con la spesa, attività sociali, supporto sanitario e assistenza quotidiana. È una comunità vera, che combatte l'isolamento e sostiene la dignità della persona.
Come viene sostenuto economicamente questo progetto? È un'offerta immobiliare a costo più basso rispetto al mercato. Alcuni usano i risparmi, altri vendono la loro casa per entrare nel progetto. C'è flessibilità. E il fatto che tutti gli appartamenti siano sempre occupati dimostra la validità dell'iniziativa.
Avete in mente di ampliarlo? Ci piacerebbe, ma servono risorse. È un modello interessante per una società in cui le strutture familiari tradizionali non esistono più. Offriamo una risposta concreta alla solitudine, mantenendo però l'autonomia della persona. Non ci sono liste d'attesa ufficiali, ma la richiesta è alta e ogni appartamento che si libera viene subito assegnato.
Unire pubblico, privato e terzo settore, innovazione tecnologica e relazione umana: è questa la nuova frontiera dell'abitare. Esperienze come quelle raccontate da Cristina Dragonetti e Francesco Pagliai mostrano come, anche in un contesto complesso, sia possibile costruire non solo case, ma vere comunità.