Erba alta, sfalciare o no? Solo sulle strade per evitare 'giungle'
23-05-2025 22:50 -
di Gordon Baldacci
Ormai da due mesi è iniziato quello che in climatologia è definito il semestre caldo, la lunga stagione dei fiori, degli amori, delle prime tintarelle, delle gite fuoriporta, dei profumi, del sole. Purtroppo anche dei temporali pesanti, degli eventi violenti, dei rischi idrogeologici. In questo dualismo speculare, silenziosa, ma a vista d'occhio, raggiungendo in alcuni casi, l'altezza d'uomo, l'erba cresce indisturbata nei giardini pubblici, nella aiuole, dentro i parchi. Un'immensa distesa verde che ondeggia al vento, colora le nostre colline, ma inevitabilmente si estende anche ad ogni area verde anche delle nostre città. Basta il bordo di una strada, pochi millimetri di terreno e subito la vediamo invaderne il perimetro.
Ogni anno, fra metà aprile e la fine di maggio, non esiste gruppo social, di qualunque agglomerato umano che non strabordi di post. Tutti rigorosamente accompagnati da foto che sembrano ritratti di una campagna rurale dei tempi andati, se non fosse per il verde acceso dei forasacchi, e delle altre erba definite dai non addetti ai lavori “infestanti”.
La donna e l'uomo comune, sono convinti che andrebbe tagliata in base alla velocità della sua crescita, in un periodo dell'anno che sappiamo bene, decisamente bizzarro, in cui si alternano ore di sole tiepido, a veloci rovesci temporaleschi. Luce, calore ed acqua pressochè quotidiana, il clima perfetto per favorirne la crescita, talvolta esponenziale. Dall'altra parte chi si occupa di gestire il cosiddetto “verde”, ha tempistiche diverse, in alcuni casi come nei comuni attorno a Empoli, è stata fatta la scelta di mediare fra la rasatura completa di giardini e aiuole, lasciando una parte invece crescere rigogliosa in nome della biodiversità.
Non staremo qui a disquisire del contesto estetico; nel nostro concetto mentale, le aiuole devono pullulare di fiori e l'erba semmai essere comunque alta pochi centimetri. Stesso discorso per parchi e giardini, da un lato per permettere ai nostri amici pelosi di scorrazzare liberi e sereni, dall'altra anche per i bambini, che in alcuni dei cosiddetti “spazi verdi” tendono quasi a sparire, nella verde e folta vegetazione, da alcuni genitori associata nell'immaginario collettivo alla giungla.
Piuttosto andremo a fare una valutazione botanica, ambientale e di conseguenza con il buon senso, cercare di capire se davvero è una negligenza delle Amministrazioni che tagliano l'erba solo in un determinato periodo e contesto, o se invece, anche dietro questa operazione c'è una pianificazione non solo fattuale, ma anche soprattutto ambientale.
Per avere le risposte alle vostre ed anche mie domande e curiosità, non potevo che rivolgermi a chi delle piante ne conosce ogni segreto.
Marco Leporatti, laureato in scienze forestali e in Biologia, dottore forestale e biologo, sicuramente la persona giusta per porre le domande a cui tutti noi, pensiamo di avere già le immediate risposte, magari ingenuamente non tenendo conto, della nostra mancanza di elementi per esprimere un'opinione in merito.
Dottor Leporatti, siamo abituati ormai ad avere l'erba che cresce ovviamente in primavera ed invade il cosiddetto verde pubblico. Da una parte c'è chi si lamenta perché non viene tagliata, dall'altra c'è questa corrente di pensiero che non tagliarla significa tutelare la biodiversità. In definitiva dove sta la verità?
Per la questione biodiversità lasciare crescere l'erba sicuramente offre un ambiente più idoneo ad insetti, api ed altri impollinatori, quindi molto importante a livello ecosistemico e contribuisce ad avere una biodiversità biologica anche in aree urbane. Lo sfalcio ridotto favorisce anche una disseminazione spontanea ed un minor utilizzo di sementi; riduce i consumo di carburante per le macchine da taglio, l'acqua per l'irrigazione e l'uso di fertilizzanti e/o diserbanti laddove vengono usati. Contribuisce, quindi, a una gestione più sostenibile delle risorse nella diminuzione dell'impatto ecologico della città. Migliora sicuramente la qualità del suolo in quanto l'erba alta protegge la superficie del terreno dagli effetti della radiazione solare e delle alte temperature, riduce l'impatto erosivo superficiale, e consente al suolo di conservare più materiale organico, migliorandone la sua struttura e fertilità nel tempo.
Per rispondere ai cambiamenti climatici, l'erba più alta contribuisce a mitigare gli effetti delle ondate di calore estivo. Chiaramente però oltre a tutto questo, in parchi e giardini pubblici dove stazionano anche bambini l'erba alta può favorire parassiti o punture di insetti più frequenti e quindi sicuramente è meglio tagliarla.“
Esiste in teoria un "momento" della stagione dove è preferibile tagliarla?
“Teoricamente non esiste un periodo migliore , sicuramente dipende dalla stagione e dalla “piovosità. A cose normali andrebbe tagliata quando è secca in modo tale da tutelare quanto detto sopra e per evitare di farla 2000 volte. Però ecco, se piove spesso e non vengono ondate di calore tali da seccarla è una lotta senza fine.”
C'è la questione sfalci d'erba, viene lasciata spesso negli stessi luoghi dove viene tagliata, vi è un motivo "botanico" di tutela del territorio dietro questa scelta?
“Lasciare gli scarti di erba o vegetazione tagliata favorisce un apporto di sostanza organica al suolo grazie a batteri anaerobi che lavorano favorendo la fermentazione e quindi andando successivamente ad incrementare la fertilità. La cosiddetta “ Pacciamatura” che viene usata anche negli orti ed il banale esempio di quando i boschi si spogliano in autunno; le foglie che cadono naturalmente vanno a fertilizzare il suolo “
Par di capire che valga il detto “erba che cresce, lasciala stare” , non solo a livello botanico ma anche in un contesto di ecosistema più ampio. Quale potrebbe essere una soluzione di buonsenso che permette all'erba di crescere e a noi, reduci dall'inverno, goderci le prime giornate di sole in libertà in parchi e giardini?
“Nelle zone non adibite ad attività ricreative andrebbe lasciata stare per tutto quello che ho detto sopra, chiaramente nel limite dell'accettabile. Se le strade diventano giungle l'erba va tagliata però ecco, si potrebbero lasciare delle zone non tagliate anche nei parchi in modo da garantire una presenta stabile di insetti e di pulire le zone più affollate di persone“
Ringraziando Marco Leporatti per la sua disponibilità e competenza, possiamo dire che alla fine, quelle amministrazioni adottando la politica dello sfalcio primaverile ridotto, ovvero quella pratica di gestione del prato che consiste nel ridurre la frequenza dei tagli dell'erba, permettendo alle piante di completare il loro ciclo vegetativo, fiorire e produrre semi, stanno centrando in pieno il riequilibrio botanico delle nostre zone verdi. Una vera e propria scelta di buonsenso che non impedisce la fruibilità di alcuni spazi e lascia comunque ampio spazio alla natura di fare il suo corso. Forse manca solo un po' di capillarità nel diffondere nella popolazione il “perché” di questa scelta; la resilienza per cercare di difendere il nostro ecosistema locale dai capricci stagionali, in un contesto metereologico sempre più imprevedibile.