La grandine, tipico fenomeno estivo giustamente temuto
14-07-2025 10:00 -
di Gordon Baldacci
Durante la stagione estiva, ma ormai non più solo in quella, la grandine è uno dei fenomeni più temuti. I danni che un tempo si limitavano nello specifico nel campo dell'agricoltura, oggi hanno già raggiunto una violenza tale, da danneggiare case, auto e provocare feriti. Una delle insidie più grandi, provocate da questo fenomeno, è il fatto che la grandine non si può prevedere con una determinata accuratezza. Si tratta di un fenomeno composito, emerge da alcune situazioni, che non sempre si possono verificare e soprattutto dati alla mano, non è possibile presagire la zona esatta dove andrà a colpire.
Partiamo dal fatto che per formarsi, la grandine ha bisogno di un “clima” specifico, importanti contrasti termici, e di correnti ascensionali abbastanza forti dentro il cumulonembo da favorire moti convettivi violenti. Semplificando e di molto il principio dinamico che la fa nascere ed evolvere: un primo nucleo di ghiaccio viene trasportato su e giù nella nube, dove si fonde con altri piccoli aggregati di ghiaccio e gocce d'acqua per poi ricongelarsi nuovamente e diventare sempre più grande. Quando le correnti non riescono più a sollevare e trattenere i pezzi di ghiaccio perché divenuti troppo pesanti, questi cadono a terra. Gli aggregati di particelle ghiacciate che non riescono a sciogliersi prima di giungere al suolo causano di conseguenza i danni che conosciamo. Ma cosa sappiamo di concreto su questo fenomeno e soprattutto, perché negli ultimi anni, i chicchi di grandine sono diventati così grandi, da essere addirittura dai negazionisti climatici, appellati come creati di proposito nel congelatore?
Partiamo da alcuni elementi teorici: attraverso alcuni indici specifici, i modelli matematici, inquadrano nelle loro emissioni orarie, gli “ingredienti” che se presenti in dosi massicce in atmosfera, potrebbero scatenare dei violenti nubifragi, che sono il primo elemento per avere la possibilità di fenomeni grandigeni. Per farlo si rivolgono a tre specifici indici calcolabili:
CAPE (Convective Available Potential Energy): Misura la quantità di energia potenziale che può essere convertita in energia cinetica, fornendo un'indicazione della forza dei moti convettivi e quindi del potenziale per la formazione di temporali. Indice SHIP (Severe Hail Index Parameter): Un parametro termodinamico che combina CAPE, shear del vento e temperatura dell'aria per valutare la probabilità di grandinate significative
Indice CIN (Convective Inhibition): Misura l'inibizione della convezione, ovvero la resistenza che i moti ascensionali devono superare per iniziare, influenzando la possibilità di sviluppo di temporali.
Maggiori sono alcuni indici, maggiore la probabilità che accada, probabilità...non certezza. Inoltre in base alla formazione del cumulonembo, (la nuvola che fa da shaker) spesso la grandine è la miccia che apre al nubifragio, proprio per la sua pesantezza accumulata rispetto alle idrometeore che ovviamente dopo cadranno sopraffuse. Partendo da questo importante livello di incertezza, non esiste una “allerta per grandinate” ma semmai, una previsione in cui vi verrà illustrato con la frase.. possibili fenomeni grandigeni. Come difendersi quindi nel modo migliore da questo pericoloso fenomeno atmosferico? Da anni tante realtà a livello europeo e nazionale, faccio due nomi (Estofex e Pretemp), studiano in tempo reale la formazione dei temporali e nelle ore antecedenti, in base agli indici teorici di cui sopra, stilano delle mappe d'insieme, dove si ipotizza con un codice da uno a tre, il livello di pericolosità del fenomeno nel caso possa realizzarsi.
Spesso accade che pur avendo tutti gli elementi a disposizione, per mille microclimi locali non si vada a verificare nulla, e tutti noi tiriamo un sospiro di sollievo, ma poi accade che quelle proiezioni teoriche si vanno a realizzare e lì sono guai seri. Nella storia locale, anche recente, Empoli si è trovata fortunatamente spesso ai margini delle grandinate peggiori, ma in provincia, negli ultimi anni i fenomeni sono cresciuti del 40%, e le dimensioni dei chicchi hanno raggiunto in alcuni casi i 10 cm. Altrove come ad esempio nella Pianura Padana, sono caduti a più riprese veri e propri sassi di ghiaccio, dal peso e dalle dimensioni anche superiori a quelle di un'arancia. Nell'immaginario negazionista, si è letto e continueremo a leggere di tutto. Come ad esempio (anche nei gruppi social locali empolesi), che ci sono solo foto dei chicchi misurati con il righello o pesati sulle bilance da cucina, che nessuno e cito testualmente: “esca di casa a fare un video mentre cadono” magari - aggiungo io – rischiando un trauma cranico se quei bolidi di ghiaccio vengono presi direttamente in testa.
Senza contare poi i danni indotti, quando con le grandinate attuali, mandano in frantumi i parabrezza delle auto, i pannelli solari, ed infine creano danno e rallentamento alla circolazione sulle strade. Non è un caso che gli spalaneve, sempre meno usati in inverno per gli accumuli al suolo, stanno avendo una seconda vita nelle stagioni delle grandinate, come abbiamo visto in televisione anche recentemente. Come per la neve, anche per la grandine ogni chicco ha una sua forma, un suo nome e ci spiega anche in che fase del moto convettivo si è formato.
Per quanto riguarda i lobi che presentano taluni chicchi, se ne contano di due tipi: lobi a cuspide e lobi a ghiacciolo. I lobi a cuspide si formano durante la crescita secca (congelamento “sul posto” e molto rapido), cioè raccogliendo poca acqua sopraffusa (vale a dire liquida pur in ambiente a temperatura negativa). Viene rilasciato poco calore latente e il congelamento è un po' disordinato, intrappolando anche l'aria. Il tutto deriva da un effetto di elevata efficienza di raccolta in cui i lobi crescono molto velocemente nella nube, e in particolare quando il chicco comincia a scendere verso il suolo a patto che rimanga nella zona di sopraffusione.
I lobi a ghiacciolo si formano di preferenza durante la crescita bagnata o “spugnosa”, qui viene raccolta molta acqua sopraffusa che rilascia molto calore latente e il congelamento avviene lentamente e ordinatamente (come ghiaccioli in un frigorifero), preferendo, come punto di contatto, eventuali lobi a cuspide formati in precedenza, in particolare se lassù i venti spingono parecchio. In questo caso sembra che il processo abbia luogo più spesso mentre il chicco sale o ruota dentro la nube.
Molti studi inoltre, mostrano che i chicchi di grandine ruotano mentre cadono liberamente, e lo fanno attorno all'asse minore, che rimane approssimativamente orizzontale ma oscilla causando precessione e nutazione dello spin (chiedere agli astronomi). Una forma più sferica, e leggermente oblata, indica rotazione su se stesso del chicco (spin, ancora il tennis), questo spin è figlio del windshear (cambiamento in direzione e velocità del vento sul piano verticale), più ce n'è e più è probabile che ruoti, peraltro senza perdere lobi già formati, al massimo si smussano leggermente (in particolare i lobi a ghiacciolo, in genere più sporgenti).
Quando la corrente ascensionale non regge più i chicchi, questi cadono, e la corrente discendente spara questi proiettili sulle nostre teste. Un chicco di 2 cm ci arriva addosso con una velocità di circa 70-75 km/h; ma se arriva a 6 cm di diametro ce lo becchiamo a 130-140 km/h con conseguenze facilmente immaginabili. Da qualche anno, il mondo assicurativo promette nelle polizze che vanno per la maggiore, un risarcimento di fronte a questi fenomeni, ma va detto che non tutti possono permettersi di stipulare polizze con un certo grado di rischio a cifre che di solito sono appannaggio di professionisti ed aziende in cui una grandinata feroce, può far pendere la bilancia verso il segno meno portando in negativo, gli utili di un intero anno.
Sono e saranno problemi complessi, ed una politica locale e nazionale, più sensibilizzate sul tema, faranno bene ad affrontarli al meglio.
Infatti, se di un fenomeno effimero e imprevedibile parliamo in fase previsionale, in quella successiva di re-analisi, scopriamo che il numero di grandinate a stagione è ovviamente in aumento esponenziale, rispetto ai decenni scorsi.