Stop 5G: "per l'Amministrazione comunale una clamorosa occasione persa"
25-07-2025 11:59 -
La notte tra il 23 e il 24 luglio abbiamo seguito online l'intera seduta del Consiglio Comunale, incentrata principalmente sul Regolamento e sul Programma (o Piano) antenne. Avremmo voluto seguirla in presenza, ma la seduta è iniziata con il consueto, censurabile ritardo di 30 minuti, ed è stata occupata per un'ora e venti da una discussione non prevista all'Ordine del Giorno, imposta dal Sindaco e subìta dalla Presidente del Consiglio Comunale, evidentemente ignara che l'art. 58 del Regolamento del Consiglio – Argomenti ammessi alla trattazione, comma unico – recita:
"Fatto salvo quanto previsto dal precedente art. 57, il Consiglio non può deliberare né mettere in discussione alcuna proposta o questione non iscritta all'ordine dei lavori." Inoltre, l'intero articolo 56 dello stesso regolamento disciplina con precisione le comunicazioni del Presidente del Consiglio, da effettuarsi come primo punto all'Ordine del Giorno, ma non prevede comunicazioni da parte del Sindaco.
Nei fatti, quindi, il Consiglio, a causa di questa grave violazione perpetrata dal Sindaco e dalla Presidente del Consiglio, è di fatto iniziato alle ore 22 con la discussione di dodici punti preliminari, e solo successivamente con il Regolamento e il Piano. Questa parte si è protratta dalle 23:30 fino oltre l'una di notte, prendendo per stanchezza i consiglieri e occupando meno delle due ore che sarebbero state necessarie per una disamina approfondita delle numerose osservazioni pervenute da cittadini, dal nostro comitato, e soprattutto dall'associazione ambientalista Atto Primo, pressoché ignorate nella presentazione. È evidente che tale gestione abbia reso impossibile a molti di noi seguire i lavori in presenza, e solo a pochi online.
Nel merito, cosa possiamo dire? Il Comune di Empoli ha perso clamorosamente l'occasione di mettere in pratica la sua virtuosa delibera n. 69 del settembre 2024, da noi sollecitata in campagna elettorale nel maggio dello stesso anno, nonché le raccomandazioni della stessa Fiorella Belpoggi, dell'Istituto Ramazzini per la prevenzione oncologica, in un convegno agli Agostiniani organizzato dallo stesso Comune e da noi seguito da remoto.
Tali atti schieravano il Comune di Empoli contro la normativa non cautelativa introdotta nel 2012 dal governo Monti e ulteriormente peggiorata nel 2024 dall'attuale Governo, in entrambi i casi sotto l'influenza delle lobby delle compagnie telefoniche e di Ancitel S.p.A., società di diritto privato controllata da ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani.
Torniamo alla questione. Fino al 2012, in Italia vigeva una normativa ispirata al principio di precauzione: poiché non si conoscono nel dettaglio i rischi per la salute derivanti dalle onde elettromagnetiche artificiali, raramente presenti in natura, e non essendo mai stati condotti studi seri da parte dell'OMS, i limiti di esposizione in abitazioni, scuole e luoghi di lavoro – i cosiddetti limiti di attenzione – erano fissati a 6 V/m, calcolati come media su 6 minuti. Un limite più che ragionevole, che però costringeva le compagnie telefoniche a maggiori spese per cablaggio, trasmissione via cavo e un numero più elevato di impianti.
Nel 2012, per favorire gli interessi economici delle ormai estere e finanziarizzate compagnie telefoniche, un comma nascosto nel cosiddetto decreto sviluppo cambiò il metodo di misurazione: sempre 6 V/m, ma calcolati come media su 24 ore – un metodo ad oggi inesistente in Europa.
Questa modifica ha comportato un enorme aumento dell'esposizione della popolazione, proprio mentre nuovi studi scientifici (tra cui quelli dell'Istituto Ramazzini) sollevano crescenti preoccupazioni.
Il 29 aprile 2024, per gli stessi motivi, si è passati da 6 V/m a 15 V/m, sempre come media sulle 24 ore: limiti assolutamente non cautelativi, in aperta violazione del principio di precauzione. È in questo contesto che, nel maggio 2024, è nato il Comitato Stop5G. Nel frattempo, nel novembre 2024, l'Amministrazione Comunale ha perso al TAR la causa intentata da INWIT contro il regolamento COSAP 2021 (Canone per l'occupazione di suolo pubblico), che imponeva alle compagnie telefoniche un canone speciale di 18.000-22.000 euro per ciascuna SRB (Stazione Radio Base), per un totale annuo di circa 160.000 euro. Un canone ben superiore a quello richiesto, a metro quadro, per altre attività private. Si tratta di soldi pubblici e dunque la questione merita grande attenzione da parte di tutta la cittadinanza.
Fino al 2012, oltre a limiti tollerabili di esposizione, i Comuni riscuotevano – in base a contratti di lunga durata stipulati con i gestori – cifre tra i 12.000 e i 18.000 euro/anno per ospitare le antenne, di norma nei cimiteri, sempre a debita distanza dalle abitazioni. Idem per i privati. Ma con la sentenza del TAR – in virtù della classificazione delle SRB come infrastrutture primarie, soggette quindi a esproprio o servitù coattiva – oggi le norme e la giurisprudenza stabiliscono che Comuni e privati non possano più richiedere oltre 800 euro all'anno per ciascun palo, indipendentemente dal numero di antenne installate.
Il Comune di Empoli, con questa sentenza, ha perso circa 150.000 euro di entrate annue dalle compagnie telefoniche: soldi che finiscono nella speculazione finanziaria, non certo a vantaggio degli utenti. Noi, come comitato, abbiamo pubblicamente solidarizzato con il Comune, auspicando che, dopo un simile colpo, dichiarasse semplicemente: "Non abbiamo siti pubblici disponibili se non a 200 metri dalle abitazioni. In caso contrario, cercateli su immobili privati (se vi riesce)." Tuttavia, dopo quanto accaduto – in particolare con il caso dell'antenna di via Chiassatelle, in Borgo – risulta ormai difficile trovare proprietari disposti ad accogliere SRB in area urbana, vicino alle abitazioni, anche per la crescente consapevolezza che:
i contratti da 10-15.000 euro non vengono rispettati nel tempo; la presenza di antenne su lastrici solari o giardini comporta problemi vari, mal ripagati dalle compagnie telefoniche. In generale, entrare in contratti con questi colossi non è mai saggio. In tanti, in questo ultimo anno, se ne sono accorti: la cosa più probabile è ritrovarsi a subire una servitù coattiva sul proprio lastrico solare o terreno, per pochi euro. La nostra proposta, come quella dell'associazione Atto Primo, era chiara: approvare un buon Regolamento, ma nessun Piano delle antenne – che non è obbligatorio e rappresenta solo un regalo alle compagnie telefoniche.
La questione è stata trattata egregiamente in una puntata di Report del 26 maggio 2024: invitiamo Sindaco, Consiglieri, cittadinanza e proprietari di immobili a rivederla:
La nostra azione informativa presso le aree in cui verranno richieste e autorizzate nuove antenne continuerà. Ma da ora in poi è chiaro che l'Amministrazione Comunale e il Sindaco dovranno assumersi la piena responsabilità delle decisioni di installare antenne davanti alle finestre delle abitazioni. Non si potrà più attribuire la responsabilità né al Governo Meloni né a quello Monti: quell'antenna l'ha decisa il Comune, lì, non altrove, per scelta autonoma. È falsa la motivazione secondo cui "altrimenti la metterebbero su immobili privati": almeno a Empoli nessuno commette più questo errore. Solo l'Amministrazione Comunale.