Barnini, la nuova corsa: dall'Empolese alla Toscana. «Con la cura del territorio in primo piano»

27-08-2025 18:13 -

di Emilio Chiorazzo

C'è una foto che potremmo immaginare: i primi anni Ottanta, una casa semplice, un unico televisore nel salotto affacciato sulla cucina di famiglia. È lì che Brenda Barnini, ha imparato ad abbracciare la politica come aria da respirare ogni giorno. Era la casa dei nonni paterni, contadini militanti da una vita, erano loro i custodi di quell'aria: ogni pomeriggio, al ritorno dai campi, il nonno leggeva ad alta voce l'Unità, il giornale del partito, senza sosta. Brenda, bambina, giocava nei paraggi, e quel suono di parole impastate di impegno civico le entrava nell'anima. Quelle voci, quelle narrazioni politiche, non erano fiabe: erano frammenti di storia familiare e impegno condiviso, che avrebbero piantato dentro di lei una passione destinata a durare.

È questa la materia prima del suo percorso: non una carriera programmata, ma una politica vissuta come elemento di crescita, come responsabilità radicata nella vita stessa. Quando, a 32 anni, divenne la sindaca più giovane che Empoli avesse mai eletto, non stava solo occupando una carica istituzionale: rispondeva a un'eco che le apparteneva da sempre. In quella scelta, c'è tutta la coerenza di chi non si limita a esercitare potere, ma crede nella politica come cura del territorio, dialogo diretto, e visione concreta del bene comune.

Oggi, con la proposta di candidatura alle regionali nelle liste dell'Empolese Valdelsa (il suo nome e quello dell'altro ex sindaco, il certaldese Giacomo Cucini sono stati avanzati dalla federazione dell'Empolese-Valdelsa al Pd regionale che ne dovrà dare ufficialità nei prossimi giorni), a sostegno di Eugenio Giani, quel legame inizia un nuovo capitolo. Ma è lo stesso filo rosso che l'ha sostenuta sin da piccola, al tavolo della cucina di casa: una scelta che nasce in famiglia, cresce nella comunità, e si rimette in gioco per il futuro.

Brenda, ha detto più volte che la politica non è mai stata un capitolo chiuso. Da dove nasce questo legame così forte?
« Credo che sia prima di tutto una questione familiare. Sono cresciuta in una casa dove la politica era parte della vita quotidiana. Ho vissuto i miei primi dieci anni con i nonni paterni: mio nonno era del 1918, aveva la terza elementare, ma ogni pomeriggio leggeva ad alta voce l'Unità, anche per non disimparare a leggere. Io, bambina, giocavo in casa e ascoltavo quelle parole. E ricordo le discussioni animate davanti all'unico televisore, in cucina: il telegiornale, la rabbia per le notizie, il confronto. Per me la politica è sempre stata questo: avere un'opinione, sapere da che parte stare, capire che il mondo non si cambia da spettatori ma da protagonisti».

Si è mai immaginata lontana dalla politica?
« Onestamente no. Intendiamoci: dopo il mandato da sindaca ho cercato di costruirmi anche una vita diversa, fuori dal palazzo, perché è giusto e sano che sia così. Ma smettere di interessarmi alla politica come cittadina non credo mi succederà mai. Non è questione di ruoli, ma di visione: la politica ti riguarda sempre, anche se non hai incarichi».

Dopo Empoli, oggi si affaccia su una dimensione più ampia, quella regionale. Cosa si porti dietro dell'esperienza da sindaca?
«Tantissimo. Fare il sindaco ti mette di fronte ogni giorno al compito di tenere insieme due piani: da una parte l'ideale, il mondo come lo vorresti; dall'altra la concretezza, gli strumenti che hai a disposizione per avvicinarti a quell'ideale. Questo vale per tutti i sindaci, di piccoli comuni come di grandi città. Empoli è stata una palestra difficile e preziosa: è una città con i problemi e le fragilità tipiche dei centri urbani, ma anche con un forte tessuto sociale e comunitario. Ho imparato a bilanciare la visione con le scelte quotidiane, sempre nel contatto diretto con i cittadini».

La sua non è stata una autocandidatura. Quanto ha contato la richiesta unitaria del PD empolese-valdelsa?
«Moltissimo. Non avrei mai pensato di candidarmi se non ci fosse stata una richiesta forte, motivata, da parte del partito. È stato un lavoro di squadra che ha portato a una scelta condivisa, con me e Giacomo Cucini in ticket. Questo per me è fondamentale: la politica non deve essere smania di protagonismo, ma assunzione di responsabilità verso una comunità».

Negli incontri di ascolto fatti quest'estate con i cittadini dell'Empolese-Valdelsa, quali bisogni sono emersi con più forza?
«C'è una parola che ricorre spesso: la richiesta di protezione. Le persone chiedono sicurezza, non in senso ristretto, ma come garanzia di futuro. Vogliono sapere che ci sarà lavoro, che i servizi sanitari funzioneranno, che la rata del mutuo resterà sostenibile. È un bisogno di stabilità e rassicurazione che la politica deve saper ascoltare e tradurre in scelte».

E in concreto, quali sono le priorità per il nostro territorio?
«Alcune sono chiarissime: l'ampliamento del pronto soccorso di Empoli, vera emergenza; il completamento del Santa Verdiana a Castelfiorentino, che deve essere riempito di personale e servizi; le infrastrutture, dalla messa in sicurezza e dal miglioramento della Fi-Pi-Li all'ultimo lotto della SR 429, fino alla SR 436 che deve finalmente entrare nelle priorità regionali. E poi c'è il rischio idrogeologico, che riguarda realtà come Vinci e Montespertoli e che non può più essere rinviato».

Ha indicato tre punti della giunta Giani che vorrebbe consolidare: asili nido gratuiti, sanità pubblica ed equilibrio tra città e aree interne. Da dove occorre partire?

« La sanità pubblica è la vera priorità. In Toscana c'è un modello unico: l'eccellenza è nel pubblico, non nel privato. È un patrimonio che dobbiamo difendere, perché altrove, dove governa il centrodestra, la qualità si trova solo nelle strutture private. Questo significherebbe una sanità per pochi, non per tutti. Non possiamo permetterlo. Allo stesso tempo sappiamo che le liste d'attesa sono un problema reale: non basta vantarsi dell'eccellenza, bisogna rendere l'accesso ai servizi più semplice, più rapido e più chiaro».

E gli asili nido?
« L'obiettivo della gratuità è stato un grande risultato: il 50% dei bambini da 0 a 3 anni in Toscana va al nido gratuitamente, contro un obiettivo europeo del 33%. Ora bisogna puntare al 100%, mettendo i Comuni nelle condizioni di creare nuovi posti. È una misura che incide non solo sulla crescita dei bambini, ma anche sulla vita delle famiglie e sul lavoro delle donne».

Alessandro Tomasi e il centrodestra parlano di cambiamento da apportare dopo decenni di sinistra al governo. Cosa risponde?
«Che la Toscana non ha paura del cambiamento: anzi, siamo già dentro un percorso di innovazione. Ma c'è una differenza fondamentale: il nostro è un cambiamento che tiene fermi alcuni pilastri – la sanità pubblica, i diritti, l'attenzione alle aree interne – mentre il loro modello rischia di smontare ciò che rende la Toscana una regione unica».

E il campo largo, con una coalizione che va dal Movimento 5 Stelle a Italia Viva?
«Penso che sia una scelta giusta. Se vogliamo rendere credibile l'idea di un'alternativa nazionale nel 2027, è coerente e necessario provarci già alle regionali. Il centrodestra, del resto, non fa diversamente: anche loro hanno differenze interne, ma sanno che per vincere devono trovare un punto di equilibrio. Noi dobbiamo fare lo stesso, valorizzando ciò che ci unisce più di ciò che ci divide».

Uno sguardo avanti: nel caso di vittoria del centrosinistra, se le venisse chiesto di assumere responsabilità ulteriori oltre a quella di consigliera, quale settore sentirebbe più affine?
«Non mi sono posta la questione, sinceramente. Di certo i temi della scuola e della formazione mi sono molto cari e fanno parte del mio percorso. Ma so anche che, per il nostro territorio, sanità e infrastrutture saranno i campi sui quali dovremo impegnarci di più».

In conclusione: che senso ha per Brenda Barnini questa nuova candidatura?
«Non è un ritorno personale sulla scena. È la prosecuzione di un impegno collettivo: dare voce ai cittadini dell'Empolese-Valdelsa in Regione, portare avanti battaglie concrete e non lasciare indietro nessuno. La politica, per me, è questo».