La bomba che ha fatto scoprire una città matura ed efficiente

07-09-2025 12:35 -

E’ bastata poco più di un’ora: tanto ci hanno messo gli artificieri per depotenziare la bomba di fabbricazione americana che, lo scorso giugno, è stata trovata tra gli scavi per realizzare il nuovo teatro civico di Empoli, nell’area del Palazzo delle Esposizioni. Era lì da 80 anni: duecento e passa chili di ferro e tritolo (l’esplosivo, hanno detto gli artificieri, era di circa la metà del peso, 120 chili) con le spolette innescate e potenzialmente esplosiva. Per far capire il potenziale offensivo, gli addetti ai lavori che nei giorni scorsi avevano realizzato intorno all’ordigno un castello di balle di sabbia per ridurne l'impatto, che nel caso di esplosione, le schegge avrebbero potuto compiere un tragitto di addirittura un chilometro.

Per renderla innocua, sono servite settimane di lavoro e di programmazione, il coinvolgimento dell’esercito e delle forze dell’ordine, i volontari, la macchina intercomunale della Protezione civile. Già, perché c’era da mettere in sicurezza mezza città, svuotarla per le operazioni di rimozione dell’ordigno, in un raggio di circa cinquecento metri dal punto in cui si trovava la bomba. A dover uscire di casa tra Empoli e Vinci, sono stati cinquemila cittadini: quelli che hanno scelto di andare al mare, quelli che hanno dedicato la domenica a una gita… fuoriporta, ma anche quelli che non sapevano dove andare. O quelli che non potevano andare, perché fragili, malati, non autosufficienti.

Questa è la cronaca della mattinata insolita di Empoli. Di una città che si è trovata ad affrontare un fatto… epocale. Mai era accaduto prima.

E allora la si può raccontare in più modi. Con i numeri, ad esempio. Li snocciola prima il sindaco, Alessio Mantellassi, poi il suo vice, Nedo Mennuti, che ha la delega alla Protezione civile: le operazioni sono partite dal giorno prima, quando sono state evacuate alcune persone con problemi di mobilità. Nove in tutto, che sono state trasferite nella Rsa di Montaione e in quella di Orentano. “Persone non deambulanti – sottolinea Mennuti – che avevano bisogno di una struttura di un certo tipo, con infermieri”.

Ventidue cittadini sono stati portate al centro diurno. Altre 16 avevano chiesto agli uffici del Comune di essere portate con mezzi idonei a casa di familiari o di conoscenti che li avrebbero ospitati fuori dalla zona rossa. In 25 hanno segnalato al Comune che, pur avendo problemi, si sarebbero recati in modo autonomo ai centri di accoglienza che erano stati allestiti nella palestra della scuola media Busoni a Empoli e nella palestra della scuola Falcone e Borsellino a Sovigliana.

Le operazioni sono iniziate alle 7,30 di domenica mattina ed hanno impiegato circa 150 volontari delle associazioni empolesi, e delle forze dell’ordine utilizzate per controllare i varchi di chiusura della zona rossa, che è diventata tale alle 9 e 26, quando per tutta la città sono risuonate le sirene che indicavano l’inizio delle operazioni da parte degli artificieri. Anche in questo caso ci vengono in aiuto i numeri: 6 ambulanze appartenenti a 11 associazioni di volontariato impegnate nei trasporti sanitari; 14 mezzi di 6 associazioni usate per lo spostamento di 27 persone non autosufficienti o con mobilità ridotta.; 21 le associazioni che hanno messo a disposizione sessanta volontari per di presidiare i punti sensibili e assistere la popolazione durante le operazioni. Sei le associazioni che hanno assicurato la loro presenza al Coi, il Centro operativo Integrato e sette quelle che hanno operato al Coc, il centro operativo Comunale.
Sei associazioni, inoltre, hanno gestito i due centri di accoglienza.

La bomba, senza le spolette – e quindi messa in condizione di non esplodere – ha lasciato il Palazzo delle Esposizioni alle 11,20 circa, diretta in una cava di Calenzano dove nel pomeriggio sarebbe stata fatta brillare.
Con il nuovo suono della sirena, prima di mezzogiorno, la zona rossa è stata riaperta e le persone sono rientrate in casa.

Fin qui i numeri. Ma c’è un’altra lettura che si può dare a questa giornata di emergenza. E cioè il fatto che abbia confermato, se ce ne fosse stato bisogno, l’efficienza della macchina territoriale della Protezione civile. Tutto ha funzionato alla perfezione, com’era stato immaginato sulla carta e com’era stato comunicato nelle scorse settimane alla cittadinanza: i tempi sono stati rispettati, i disagi praticamente annullati.

Il merito? Di tutti: di quelli che hanno studiato a tavolino come affrontare l’emergenza, di quelli che per strada hanno fatto da interfaccia con i cittadini. Dei volontari che hanno reso possibile l’allestimento e il funzionamento dei centri di accoglienza (nella palestra della scuola media Busoni era stato previsto un angolo per le persone anziane ma anche uno spazio gioco per i bambini). Degli artificieri e dei responsabili dell’esercito italiano che, con perizia e professionalità hanno portato a termine l’operazione nei tempi previsti. Degli amministratori comunali – Alessio Mantellasi e parte della sua giunta a Empoli, Daniele Vanni per il suo comune, Vinci – che sono stati presenti fin dal primo momento della mattinata per rispondere alle esigenze degli operatori e anche dei cittadini.

Ma, soprattutto, il merito va dato anche alla gente comune, ai cittadini che hanno collaborato, organizzandosi una domenica mattina alternativa, magari approfittando della giornata di sole per regalarsi una giornata al mare o una gita culturale altrove (Il Museo Leonardiano a Vinci, per l’occasione, era gratuito per gli abitanti di Empoli costretti a lasciare la propria abitazione). La città ha risposto in maniera perfetta dimostrando, al pari di chi ha lavorato tecnicamente alla rimozione della bomba, una grande maturità e un enorme senso civico.
Emilio Chiorazzo