Da Pulica al Congo, pellegrini di speranza con un sogno da coltivare
16-09-2025 14:03 -
“Diremo quello che si potrà dire, ma sarà difficile trasmettere ciò che abbiamo visto e toccato”. Pellegrini dalla chiesa di Pulica al Congo, per annaffiare quel seme piantato anni fà da padre Mario nel paese africano dove la popolazione vive ingiusti e crudeli paradossi: un sottosuolo ricco di risorse che consentirebbero a tutti di vivere in pace e benessere e una situazione di povertà; una capitale, Kinshasa, dove ci dono tante banche ma pochi soldi nelle tasche delle persone; ricchezza e povertà, palazzi e capanne.
Domenica, nella chiesa di San Donato in Livizzano, don Meriggi ed i pellegrini che hanno vissuto questa esperienza hanno ‘reso' la loro testimonianza alla comunità, un racconto fatto con l'aiuto di un video e guidati dal cuore' Per quanto possibile hanno trasmesso ciò che hanno provato ai fedeli presenti, spiegando la realtà del paese africano grande otto volte l'Italia e raccontando l'esperienza vissuta. Non un viaggio, ma un pellegrinaggio laddove abita Dio, nella povertà, fra gli ultimi, accanto a chi soffre, a chi lotta, a chi considera quello che per noi è scontato un vero e proprio dono da assaporare e gustare. L'immagine che porta nel cuore David è di quel bambino che vendeva per strada le uova sode. “Ce le dava sgusciate ma prima toglieva con cura la pellicola bianca e poi la metteva sulla lingua per assaporarla con gli occhi chiusi”. Momenti nei quali si avverte al suo fianco la presenza del Dio fatto uomo, del grande consolatore, della Sua mano sempre pronta ad accarezzare il debole. “Dio è ovunque, ma se si trova accanto ai poveri allora il Congo ne è pieno” ha detto Don Meriggi.
Del resto, come ci ha insegnato Papa Francesco, i poveri sono i primi a riconoscere la presenza di Dio e a dare testimonianza della sua vicinanza. “Ecco perché siamo andati – sono ancora parole del sacerdote – con grande umiltà, mossi dalla fede, sostenuti dalla preghiera della comunità di Pulica e partiti con una certezza: parlare poco ed ascoltare tanto, imparare”. Una chiamata raccolta da alcuni pellegrini (Cristian, Serena, Loredana, David, Pietro e Roberto, oltre che da Lorenzo e Stefania impossibilitati a partire per motivi personali) che hanno vissuto questa straordinaria esperienza guidati da Don Gregorio Mashala, accolti dalla popolazione con un senso di ospitalità ed accoglienza che solo chi considera il prossimo suo come sé stesso è capace di trasmettere.
Il senso di famiglia, le celebrazioni vissute con gioia ed entusiasmo ma soprattutto la capacità di apprezzare le piccole cose sono i segni più importanti lasciati in chi ha vissuto questa esperienza. “Una sera una persona mi ha chiesto: ma te ringrazi per vivere in un paese come l'Italia? Ringrazi per quello che hai, per il benessere? Ho risposto che ringrazio solo per una cosa, per la fede che mi ha dato Gesù. Ma non ho la pretesa di pensare di stare meglio di chi ho visto nel pellegrinaggio perché c'è tanta miseria anche da noi, una miseria diversa. Il non saper apprezzare le cose che abbiamo, l'avere tanto senza rendercene conto. Un'esperienza come quella che abbiamo fatto ti porta a chiederti quale sia la vera miseria, ti cambia, ti fa vedere tutto in un'ottica diversa”.
C'è poi un sogno che coltiva Pulica, un sogno che solo chi crede che in Lui tutto è possibile è capace di perseguire con convinzione: una piccola azienda agricola da far nascere in Congo. La mostra minerali di sangue e l'aiuto concreto fatto di offerte alla comunità missionaria sono i primi passi per concretizzarlo. Lassù su quel colle, dove la grande statua di Maria accoglie i fedeli sul piazzale antistante alla parrocchia, dove tanti giovani salgono per trovare rifugio sotto al suo manto, dove padre Mario è riuscito a trasformare una povera chiesina di campagna in un centro di spiritualità tracciando una strada che ancora oggi don Cristian percorre assieme a tanti altri, ci credono. Perché, come insegna San Francesco, chi ha fede parte dalle piccole cose: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile e all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile”.
I sogni hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, hanno bisogno di Dio. Don Cristian e la sua comunità ne sono convinti.