Iacopo Melio (Pd) e la candidatura-bis alla Regione: "Fare politica è un atto d’amore, non di potere"
21-09-2025 11:02 -
di Emilio Chiorazzo
Classe 1992, toscano doc, nato a San Miniato e cresciuto tra le colline di Cerreto Guidi, Iacopo Melio è un volto che molti conoscono per il suo attivismo, la sua scrittura e il suo uso potente della comunicazione digitale, ma negli ultimi cinque anni è stato anche uno dei consiglieri regionali più votati della Toscana. Editorialista, scrittore, formatore, due volte speaker TEDx, ma soprattutto attivista per i diritti umani e civili, Melio è una figura che unisce l’impegno politico a quello personale, senza mai perdere l’identità di chi lavora dal basso, accanto alle persone. Nel 2015 ha fondato la onlus #Vorreiprendereiltreno, divenuta simbolo di lotta per i diritti delle persone con disabilità, premiata anche dal Parlamento Europeo. Nel 2018 il Presidente della Repubblica lo ha nominato Cavaliere al Merito per il suo contributo nel superamento delle barriere architettoniche e culturali. Ma è stato il 2020 a segnare il suo ingresso ufficiale nelle istituzioni, eletto come capolista del Partito Democratico nella circoscrizione di Firenze 1, con oltre undicimila preferenze. Ora, a fine mandato e ricandidato per la prossima legislatura, Iacopo Melio tira le somme di un percorso che, come lui stesso ammette, è stato "più da attivista che da politico". Un’esperienza vissuta intensamente, sempre dalla parte dei diritti, spesso prendendo "posizioni scomode", ma senza mai perdere la bussola dell’empatia e dell’inclusione. In questa intervista, racconta le sfide affrontate, le battaglie vinte e quelle ancora aperte, la complessità di fare politica dentro le istituzioni, e la forza delle relazioni umane che gli hanno dato e continuano a dargli la motivazione per andare avanti.
Qual è il suo bilancio personale di questi cinque anni da consigliere regionale? “Sono stati cinque anni intensi, pieni di incontri e di intrecci di storie, di battaglie comuni dalla parte dei diritti umani, sociali e civili, e contro le disuguaglianze e le discriminazioni. Penso alla Legge sul Fine Vita che ho fortemente spinto in consiglio, alla mia Legge sulla cannabis terapeutica e alla PDL per riconoscere la figura dell’assistente sessuale per persone con disabilità, oltre all’istituzione dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole; penso al tutelare l’autodeterminazione sul proprio corpo difendendo il diritto all’aborto; alle questioni riguardanti la difesa degli animali; alle tutele di lavoratori in condizioni di fragilità come i riders e a molto altro ancora… È stato un mandato che ho portato avanti da attivista ancor prima che da politico, prendendo posizioni scomode come ho sempre amato fare.”
Fare politica attiva è stato diverso da come se lo immaginava? “Di sicuro, avendo un’impostazione da attivista, il primo scoglio è stato quello di imparare a convivere con i tempi della macchina istituzionale, comprensibilmente molto più lenti rispetto a un’azione civica, che proviene dal basso e che ha l’unico scopo di ‘rottura’. Però toccare con mano la gestione e la disponibilità delle risorse mi ha anche permesso di empatizzare maggiormente con chi amministra, ricordandomi con ancor più concretezza che la bacchetta magica per risolvere i problemi, purtroppo, non ce l’ha nessuna e nessuno. Perciò dobbiamo affrontare le questioni un passo alla volta, con i loro tempi e soprattutto con il massimo impegno.”
Ci sono risultati di cui va fiero, ottenuti con il suo apporto nel consiglio regionale? “La legge sul Fine Vita, che ho seguito ancor prima di entrare in consiglio, stando sempre a fianco dell’Associazione Coscioni che ringrazio per il lavoro prezioso, credo sia uno dei più grandi risultati della nostra Regione: mi hanno chiamato ‘criminale’ e ‘assassino’ per questo, ma non mi interessa, si tratta di un segno di civiltà fondamentale in un Paese democratico dove il diritto alla scelta su come vivere fino alla fine dovrebbe essere scontato.”
E proposte o battaglie che non è riuscito a portare a termine come avrebbe voluto? “Per questioni economiche, che non dipendono ovviamente da me, una delle poche proposte che non ho potuto realizzare è stata quella di garantire il trasporto pubblico gratuito per under 26: ci riproverò nella prossima legislatura, facendo il massimo per portare a casa questo ambizioso ma importante risultato.”
C’è un episodio in particolare che ritiene emblematico del suo mandato? “Sono molto orgoglioso del ruolo che la segretaria Elly Schlein mi ha conferito come responsabile nazionale del Dipartimento Inclusione: è stata una grande piazza virtuale, accessibile, nella quale poter discutere e ricevere proposte da parte delle cittadine e dei cittadini, e molte di queste sono state realizzate, come l’aggiornamento della Legge per contrastare le discriminazioni verso la comunità LGBTQIA+.”
Come giudica l’azione complessiva della giunta regionale in questi cinque anni? “La Toscana di Eugenio Giani ha fatto un buon lavoro in questi cinque anni, e l’ho vista crescere molto per quanto riguarda gli atti sui diritti civili. Con il riconoscimento che mi è stato dato come “capolista regionale” per le prossime elezioni, di cui sono estremamente grato verso la segreteria regionale, il Presidente Giani e la Sindaca di Firenze Funaro, mi è stato chiesto però di portare la Toscana a prendere posizioni ancor più a sinistra e progressiste, e sono certo che la nuova Giunta Giani sarà in grado di portare a questo ulteriore cambiamento, insieme a tutto il Consiglio.”
Quali sono stati i temi su cui si è speso maggiormente? “Per me è prioritario tutto ciò che riguarda il diritto all’autodeterminazione, alla libertà e alla parità (di genere e non solo), tutelando le cittadine e i cittadini a partire dalle categorie più fragili e marginalizzate. E poi c’è il grande tema, drammatico, della questione palestinese: al di là della giusta e per me scontata condanna del terrorismo di Hamas, non ho mai smesso di sottolineare come gli atti del governo israeliano siano, da oltre 70 anni, prima colonialisti e poi genocidi verso persone civili che chiedono soltanto di poter esistere. Chiamare le cose con il loro nome è per me fondamentale, soprattutto quando si parla di crimini internazionali e di vite umane innocenti, e su questo il PD dovrebbe essere unito.”
Cosa ha imparato, a livello umano e politico, da questa esperienza? “Più che imparato, perché ovviamente era già alla base del mio modo di vedere le cose e il lavoro politico, ho avuto ancor più la conferma di quanto sia fondamentale il ‘Noi’ e l’ ‘Insieme’, perché solo accanto possiamo andare lontano e ottenere risultati concreti nell’interesse del nostro territorio.”
E' ricandidato per i prossimi cinque anni: cosa la motiva oggi rispetto a cinque anni fa? “In questi giorni ho ricevuto tanta stima, affetto e fiducia, che per me non è assolutamente nulla di scontato. Vedere che tutto l’entusiasmo del 2020 è rimasto praticamente intatto mi fa sperare che ciò che ho fatto durante il mio primo mandato sia stato apprezzato, e questo mi spinge ad alzare l’asticella per un lavoro, spero, ancor più ambizioso e incisivo. E poi mi basta parlare ogni giorno con le persone, abbracciare le loro storie, i loro sogni e le loro speranze oltre che i loro problemi, per voler fare la mia parte.”
Quali sono i temi che ritiene prioritari nella prossima legislatura? “Come dicevo, ritengo sia necessario, ora più che mai, un forte cambiamento per stare ancor più a sinistra: misure contro la povertà crescente, fondo affitto regionale, tutele maggiori per chi lavora e per chi studia, politiche per la parità di genere e per un’inclusione maggiore della disabilità… E poi la Palestina, per me una costanza, per non spegnere l’attenzione sul genocidio in atto a Gaza dal Governo israeliano e continuare a chiedere la pace tra i due popoli.”
C’è un ruolo che vorrebbe ricoprire in caso di rielezione? “Non ho mai chiesto niente negli ultimi cinque anni, tutto ciò che è arrivato mi è stato proposto e credo sia così che debba essere: le decisioni le prende la segreteria, io sono un attivista al servizio del Partito Democratico, della mia Regione e del nostro Presidente Eugenio Giani. Ciò che mi preme è soltanto lavorare a testa bassa e svolgere il mio ruolo, qualunque esso sia, nel migliore dei modi, anche per contrastare una destra sempre più meschina e populista.”
Lei scrive, comunica, è attivo sui social, è impegnato in battaglie sociali: riesce a conciliare il ruolo politico con tutto questo?
“È sicuramente faticoso tenere tutte le cose insieme, soprattutto quando esce un mio nuovo libro (il prossimo sarà a fine ottobre) e devo incastrare un po’ di promozione tra le altre conferenze di lavoro, gli incontri con le cittadine e i cittadini, e ovviamente al primo posto gli appuntamenti istituzionali. Oltre al fatto che continuo a studiare per formarmi. I miei canali social, poi, molto seguiti, sono gestiti soltanto da me e anche pubblicare contenuti, rispondere ai tanti commenti e messaggi è praticamente un altro lavoro. Ma tutto questo me lo sono costruito e scelto con amore, perciò va bene così finché la mia salute altalenante me lo permette… Quando mi renderò conto che uno solo di questi aspetti non avrà la mia piena attenzione, allora taglierò qualcosa, ma sempre mettendo al primo posto, come prioritario, il lavoro di politico, nel rispetto delle cittadine e dei cittadini che mi hanno dato la loro fiducia.”