Cantini (Fdi): "Ben vengano giovani che pensano e agiscono, ma la politica faccia rispettare le regole"

25-10-2025 17:45 -

Isacco Cantini, coordinatore empolese di di Fratelli d'Italia, con un lungo intervento replica ad un post del sindaco Mantellassi

In questi giorni, attraverso il proprio profilo Facebook, il Sindaco di Empoli, Alessio Mantellassi, ha raccontato una sua visita al liceo “Virgilio”, dove è in corso una occupazione studentesca. Le sue parole sono state — tra l'altro — queste: “Oggi sono passato al mio vecchio liceo, il Virgilio. Ho trovato un gruppo di ragazze, fra cui la rappresentante degli studenti, e abbiamo parlato un po'. Ho trovato lucidità, curiosità, determinazione e interesse per il mondo. Per ciò che succede intorno. … Invito ad osservarli, ascoltarli e capirli: c'è una passione pura, un fuoco bello che arde. Son venuto via felice felice. Ragazzi, lasciate perdere i discorsi (si dice a Empoli) e credeteci.”

È un discorso che poteva suonare senz'altro bene: mostra attenzione verso i giovani, riconosce un impegno che spesso viene sottovalutato, e intende valorizzare una mobilitazione studentesca che “fa” e dunque merita ascolto. Tuttavia — proprio perché rivolta istituzionalmente — merita un'analisi attenta, non solo sulla presa di posizione, ma sul significato politico-amministrativo che la stessa assume.


In primis, esiste un «diritto all'occupazione» di una scuola?
Non si può cadere nell'equivoco: i ragazzi occupanti del liceo hanno senz'altro diritto a manifestare sensibilità civile, partecipazione, mobilitazione e impegno. E come tali meritano ascolto. Ma sul piano giuridico non esiste un diritto positivo ad occupare gli edifici scolastici in senso indiscriminato come se fosse un'autorizzazione implicita. La normativa scolastica il diritto degli studenti della scuola secondaria di secondo grado a riunirsi in assemblea nei locali della scuola, in orario stabilito e secondo regolamento interno. Nel contempo, l'occupazione dell'edificio scolastico — se intesa come drastica sospensione delle lezioni, blocco dell'accesso, impedimento al personale ATA/docente — può configurare il reato di interruzione di pubblico servizio (art. 340 c.p.) oppure, in certi casi, “invasione arbitraria di edificio” (art. 633 c.p.), fatte salve alcune affermazioni giurisprudenziali affermanti che l'art. 633 c.p. non si applica automaticamente alle occupazioni studentesche, laddove gli occupanti non siano «estranei» all'edificio scolastico e la loro permanenza sia in qualche modo legittimata.


Ma in questo caso era legittimata? Leggendo quanto scritto nella sua circolare dalla dirigente scolastica non sembrerebbe! Pertanto, va ribadito: la mobilitazione studentesca, l'assemblea, la richiesta di dialogo sono legittime e vanno valorizzate. Ma l'occupazione in senso fisico non è un diritto assoluto, e coinvolge responsabilità, potenziali conseguenze disciplinari e giuridiche.


Nel suo post, il sindaco Mantellassi ha riconosciuto alla generazione studentesca “lucidità, curiosità, determinazione e interesse”. Un riconoscimento che – in sé – può essere apprezzabile. Tuttavia, si pongono alcune questioni: se l'Amministrazione comunale assume una posizione che «invita ad ascoltare e comprendere» l'occupazione, contemporaneamente deve chiarire se intende applicare le regole che valgono per ogni cittadino o ogni gruppo che decide di occupare edifici pubblici o immobili comunali, poiché, mutatis mutandis, è ragionevole dire che, quando qualcuno occuperà le case o gli immobili del Comune - perché ‘decide di farlo' senza tenere conto dei diritti degli altri - verrà trattato allo stesso modo? In altre parole, l'amministrazione si distingue per principio tra “giusta mobilitazione studentesca” e “altre forme di occupazione” oppure tratta tutti gli occupanti con la medesima logica di rispetto del diritto e applicazione delle regole?


Personalmente ritengo che un'Amministrazione che promuove l'ascolto e il dialogo debba avere prima di tutto la coerenza: il rispetto delle regole, la tutela dei diritti (anche di chi non partecipa all'occupazione e vuole accedere al servizio scolastico) e l'equidistanza nell'applicazione delle norme. In sostanza: è positivo che il sindaco si apra all'ascolto dei giovani. Ma se l'apertura non è accompagnata da chiarezza sulla coerenza amministrativa e sulla parità di trattamento, rischia di generare un'aspettativa di favoritismo o – peggio – di doppia morale.


Ancora, alla luce della mobilitazione al liceo Virgilio (istituto con plessi in via Cavour e via Fucini), emergono alcune criticità che meritano attenzione: il diritto all'istruzione degli studenti non partecipanti; il diritto al lavoro delle educatrici che assistono ragazzi con disabilità; il diritto dei ragazzi con disabilità a seguire un percorso di inclusione; il principio di parità e di corretto funzionamento amministrativo. L'occupazione comporta la sospensione delle lezioni ordinarie. Alcuni studenti esterni all'occupazione, e molti genitori sui social, lamentano che le attività sono rimaste bloccate, con possibile riflesso sul percorso scolastico. È emerso che circa 30 educatrici che prestano servizio presso l'istituto, dipendenti di una cooperativa affidataria, assistono alunni con disabilità o svantaggio, lamentano di “rimanere senza stipendio” a causa dell'occupazione. Profilo, questo, che chiama in causa l'Amministrazione comunale (che bandisce e assegna il servizio), la cooperativa appaltatrice e la scuola: il fermo delle attività non può tradursi in automatico in perdita retributiva per il personale, salvo che non vi sia una regolare disposizione normativa o contrattuale che legittimi tale sospensione: per cui il sindaco dovrebbe essere “felice felice” di pagare le ore perse dalle educatrici alla cooperativa appaltante il servizio.


Se l'occupazione è vissuta come mobilitazione legittima, vanno tutelati anche gli altri diritti costituzionali: statuizioni sull'istruzione, diritto dei docenti a operare, diritto delle famiglie al servizio. Bene valorizzare il protagonismo dei giovani ma senza sacrificare il diritto collettivo all'istruzione e al servizio.

Il post del Sindaco Mantellassi, ebbene, invita “ad osservare, ascoltare, capire” i giovani. È un invito che condividiamo: la politica deve saper ascoltare e coinvolgere. Ma la politica, l'istituzione comunale, non può limitarsi all'ascolto puramente emotivo; deve governare. Deve dimostrare che l'intenzione non è quella di «promuovere» una forma di occupazione come privilegio, ma di garantire che la mobilitazione, il protagonismo giovanile, si inseriscano in un quadro regolamentato, dove i diritti di tutti – studenti, famiglie, docenti, educatori – sono tutelati.


Se invece l'Amministrazione comunale dovesse tacere sulle ricadute del blocco della didattica, sulla mancata retribuzione del personale, sulla disuguaglianza di trattamento rispetto ad altre occupazioni – allora la retorica rischia di tramutarsi in favoritismo. E la città di Empoli non può permettersi «due pesi e due misure». In conclusione: ben vengano giovani che pensano e agiscono. Ma la politica – e l'amministrazione locale – devono garantirne l'ambito e il rispetto delle regole comuni. Così che “la passione pura, il fuoco bello che arde” (come li ha definiti il Sindaco) possa esprimersi senza compromettere il diritto allo studio e il buon funzionamento della comunità scolastica.


Fonte: Ufficio stampa