Addio a Silvano Bini, ha fatto la storia dell'Empoli (e non solo)

27-10-2025 08:06 -

Ci ha lasciati Silvano Bini. Se n'è andato all'alba di lunedì 27 ottobre, all'età di 96 anni. Dire Silvano Bini a Empoli ha significato per molti anni dire calcio: nella società azzurra era entrato che aveva appena 18 anni. C'è rimasto per quasi cinquant'anni, ricoprendo in pratica ogni ruolo. Ma il nome di Bini, nel mondo del calcio è sempre stato abbinato a quello di gran scopritore di talenti:che sono passati da Empoli e poi hanno fatto fortuna altrove, Sono tanti, due su tutti: Montella e di Natale.
Di seguito un ricordo del grande manager del calcio italiano fino agli anni Novanta.

Da ragazzo, leggevo ogni settimana Il Guerin Sportivo. Erano gli ultimi anni Settanta, e ricordo ancora un'ampia intervista a Italo Allodi, all'epoca uno dei dirigenti più noti e influenti del calcio e dello sport in generale. Sebbene fosse stato un calciatore mediocre, Allodi aveva fatto la storia come dirigente, lavorando con l'Inter, la Juventus e la Fiorentina. Era l'uomo che aveva lanciato i corsi per allenatori al centro tecnico di Coverciano.

A un certo punto, il giornalista gli chiese chi, secondo lui, fosse uno dei migliori direttori sportivi in Italia. Con la sua esperienza e autorevolezza, Allodi rispose senza esitazioni: Silvano Bini. Fu necessario spiegare ai lettori del settimanale bolognese chi fosse questo misterioso manager. Per i più, infatti, Bini non era un nome di primo piano, ma per gli addetti ai lavori la sua fama era già consolidata.

Un destino legato all'Empoli


Nato nel 1929 (lo scorso aprile aveva compiuto 96 anni), Silvano Bini ha dedicato ben 47 anni della sua vita all'Empoli Calcio. Il suo primo incontro con la società risale al 1947, quando aveva appena 18 anni, e la guerra era da poco terminata. Entrato nella sede del club della sua città, Bini ha ricoperto ogni possibile ruolo all'interno della società: vice segretario, segretario, direttore sportivo, direttore generale e, persino, presidente. Quest'ultimo incarico lo ricoprì durante la stagione 1987/88, quando gli fu affidata la presidenza in attesa di essere sostituito da Pietro Allegri l'anno successivo, dopo la gestione di Giovanni Pinzani.

Ricordava spesso, nelle sue interviste e nel libro autobiografico, il suo primo approccio con l'Empoli. A 11 anni, scavalcava il muro di cinta dello stadio Martelli per vedere una partita gratis: Empoli-Virtus Benini. Gli azzurri vinsero con un incredibile 10-0. Quel ricordo, legato a una vittoria che ancora oggi è uno dei più grandi successi della storia del club, segnò l'inizio di un legame indissolubile con la squadra.

L'anima dell'Empoli

Il nome di Silvano Bini è strettamente legato alla storia dell'Empoli. Non è stato solo un uomo del club, ma un vero e proprio simbolo della città, della sua passione e della filosofia calcistica che ha incarnato per decenni. Per quasi 50 anni, ha rappresentato il cuore pulsante della società, ricoprendo ruoli di grande responsabilità, da vicesegretario a direttore sportivo, da direttore generale a presidente. Ogni incarico che ha ricoperto era mosso dalla stessa passione: mettere l'Empoli al primo posto.

Nel 1947, mentre attendeva una risposta da una banca, Bini entrò per caso nel mondo del calcio empolese. Da quel momento, iniziò una carriera che lo avrebbe portato a diventare l'anima della squadra. Durante il suo lungo incarico, l'Empoli ha sempre mantenuto una solida stabilità economica, una rarità nel mondo del calcio. Bini sapeva come tenere i conti in ordine, senza mai permettere che la passione o l'ambizione mettessero a rischio la sicurezza e l'integrità del club.

Un uomo di principi

Silvano Bini non è mai stato un uomo facile da comprendere. Non si è mai piegato al sistema, non ha mai cercato scorciatoie o compromessi. Conosciuto per il suo carattere burbero e per la sua capacità di prendere decisioni difficili senza timore di scontrarsi con chiunque, Bini ha sempre mantenuto il rispetto per i valori fondamentali del calcio. Non ha mai ceduto alle sirene dei club più potenti e ha sempre rifiutato le proposte allettanti che potevano compromettere il suo amore per l'Empoli.

La sua gloria non era quella della notorietà, ma quella di vedere crescere e brillare giovani talenti, facendoli emergere sotto l'ala protettiva di un club che, nonostante risorse limitate, riusciva sempre a stupire. Bini è stato l'artefice di una tradizione che ancora oggi fa scuola: quella di valorizzare i giovani e scoprire talenti sconosciuti, da categorie inferiori, per farli diventare campioni. Sotto la sua guida, Empoli ha visto crescere alcuni dei giocatori più importanti nella storia del calcio italiano, da Egisto Pandolfini a Benito Lorenzi, da Vincenzo Montella a Antonio Di Natale. Fare l'Empoli è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica: un'espressione che non significa solo giocare bene, ma fare calcio con il cuore, con la testa, con la consapevolezza di chi rappresenta una città e la sua gente.

Generosità e lealtà

Dietro il suo aspetto austero e a volte scontroso, Silvano Bini era un uomo di grande generosità e valori saldi. Il suo legame con Empoli non era solo professionale, ma anche emotivo. Viveva per la sua città, amava profondamente quella comunità che lo aveva visto crescere. L'Empoli non era solo una squadra, ma una parte di lui stesso. Nonostante i suoi modi diretti e a volte spigolosi, chi lo conosceva sapeva che Bini non tradiva mai la parola data, e che per lui lealtà e onestà erano tanto fondamentali quanto il rigore gestionale.

La sua gestione, mirata e parsimoniosa ma al contempo lungimirante, ha permesso all'Empoli di crescere senza mai trovarsi in difficoltà economiche o societarie. Bini non cercava il colpo grosso, ma preferiva costruire una squadra solida, con un forte legame con il territorio, senza mai distogliere lo sguardo dai principi che avevano reso l'Empoli una realtà rispettata nel panorama calcistico italiano.

Un addio amaro e il nuovo capitolo

L'addio di Bini all'Empoli fu improvviso e certamente non privo di amarezze. Nel 1996, con l'arrivo di una nuova dirigenza, venne deciso un cambiamento che lo allontanò dalla squadra dopo decenni di onorato servizio. Lasciò nel'aprile di quell'anno, alla vigilia dei playoff che l'Empoli avrebbe giocato per andare in serie B.Sebbene fosse necessario un rinnovamento, il distacco non avvenne nei migliori dei modi. Fu un addio doloroso, soprattutto per lui, che aveva dedicato tutta la sua vita alla causa dell'Empoli. Ma, come spesso accade con le storie di grandi amori, la fine di un'era non cancella mai il ricordo di ciò che è stato.

Il legame di Bini con il calcio, però, non si fermò all'Empoli. Dal 1996 al 1998, collaborò con il Genoa (in Serie B), poi approdò alla Pistoiese (Serie C1), con la quale centrò la promozione in Serie B. Nel 2003 divenne direttore sportivo del Livorno, portando la squadra in Serie A, dopo ben 55 anni di assenza dalla massima categoria. Nel 2008, tornò a collaborare con la Pistoiese come consulente generale.

Raccontavano di lui...


Franco Esposito, nel suo libro Testa alta, due piedi… (Storie di calciomercato), descrive così Silvano Bini: “Silvano Bini, toscano di mezza età, veste serio, gode di fama di scopritore infallibile di giovani talenti. Una tomba, ma un fenomeno. Li adocchia da adolescenti, li alleva nel club in cui lavora, vendendoli poi a peso d'oro. Operazioni sensazionali, non una soltanto, ma una striscia che arricchisce il club grazie alle sue intuizioni.”

Un aneddoto famoso, raccontato anche da Andrea Losapio nel libro Curiosità Nerazzurre, è quello delle lumache. Era il 28 marzo 1982, Empoli-Atalanta: un match cruciale per la salvezza degli azzurri in Serie C. Per non dare vantaggi all'Atalanta, più forte sulla carta, Bini fece circolare la voce che il manto erboso del Castellani fosse infestato da lumache, costringendo la partita a spostarsi al Sussidiario, il campo di allenamento dell'Empoli. Quella sfida terminò 2-2, un punto fondamentale per la salvezza. Nessuna lumaca fu mai vista.

Luciano Spalletti, nel suo libro Il Vincente, ha scritto: “Se il calcio fosse una repubblica, Silvano Bini sarebbe uno dei padri fondatori.” E così, anche a distanza di anni, l'eredità di Silvano Bini rimane una delle pietre miliari della storia dell'Empoli.
Emilio Chiorazzo