Possibile che questo dramma, che tocca il cuore dell'Europa e che vede un popolo difendersi da un'invasione militare, non sia ritenuto degno di essere raccontato e discusso con gli studenti? Tale omissione rivela un atteggiamento selettivo e parziale che mina la credibilità stessa dell'appello dei docenti e conferma quanto sia necessario, soprattutto a scuola, affrontare i conflitti del mondo senza doppi standard e senza ideologie di comodo.
Un ulteriore punto eluso nel documento è il riconoscimento chiaro della responsabilità primaria di Hamas nell'innesco della fase attuale del conflitto, a partire dagli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023, con stragi di civili, stupri e sequestri di ostaggi, tra cui donne e bambini. Hamas è classificata come organizzazione terroristica dall'Unione Europea, sottoposta a un apposito regime sanzionatorio rafforzato (gennaio 2024). Ignorare questo dato — giuridico e fattuale — significa offrire agli studenti una rappresentazione monca e fuorviante delle cause e delle dinamiche del conflitto.
Nel documento dei docenti viene anche citata la cosiddetta Global Sumud Flotilla, come esempio di "azione solidale". Tuttavia, occorre ricordare che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, insieme al governo italiano, ha pubblicamente invitato i promotori della flottilla ad assumere un atteggiamento responsabile, ribadendo che gli aiuti umanitari venissero consegnati in porti sicuri, in coordinamento con le organizzazioni internazionali e non in modo autonomo e rischioso per la sicurezza delle persone coinvolte.
È bene sottolineare che, secondo le informazioni ufficiali, gli aiuti trasportati da quella flottilla non risultano essere stati effettivamente consegnati ai destinatari nella Striscia di Gaza, a conferma del fatto che la via della diplomazia e della cooperazione istituzionale rimane l'unica efficace e credibile.
Nessuno, tantomeno Fratelli d'Italia, intende negare ai docenti la libertà di affrontare nelle aule scolastiche i grandi temi del nostro tempo. Anzi, siamo convinti che la scuola debba essere il luogo per eccellenza del confronto libero, critico e documentato. Ma libertà non significa indottrinamento: significa offrire agli studenti strumenti per formarsi un giudizio autonomo, basato su fonti verificate, pluralità di prospettive e rispetto delle istituzioni democratiche.
Riteniamo quindi inopportuno che un documento firmato da un gruppo di insegnanti si spinga fino a dichiarare la "complicità" di un governo democraticamente eletto in un genocidio, senza fornire elementi oggettivi di prova, senza mettere a confronto le scelte dei governi precedenti, senza riconoscere i crimini di Hamas e ignorando del tutto un altro dramma bellico come quello ucraino. Un simile linguaggio, più politico che educativo, rischia di compromettere la serenità del dibattito scolastico e di dividere anziché unire.
Ci auguriamo che, nelle prossime settimane, nelle aule del Virgilio e in tutte le scuole del nostro territorio, si possa parlare di Palestina e Israele — come di ogni altro tema complesso — senza pregiudizi di parte, con rigore documentale e rispetto reciproco. Solo così gli studenti potranno davvero comprendere la portata di ciò che sta accadendo e sviluppare la consapevolezza critica che una società libera richiede. La scuola non deve "insegnare da che parte stare", ma insegnare a capire, distinguere, riflettere, per aiutare gli studenti a "decidere da che parte stare".
Solo in questo modo onora davvero i principi di umanità e giustizia richiamati dagli stessi docenti e contribuisce a costruire una coscienza civica capace di leggere il mondo nella sua complessità, non attraverso le semplificazioni di uno schieramento politico.
Gruppo Consiliare Fratelli d'Italia
Comune di Empoli