Pontormo occupato, primo giorno di workshop per gli studenti
05-11-2025 08:49 -
Il tema della Palestina è uno dei primi argomenti che gli studenti del liceo scientifico Il Pontormo affrontano, nella seconda giornata di occupazione della scuola. A dialogare cn loro il giornalista e scrittore Marco Pagli, che era già stato ospite, nelle scorse settimane, del Virgilio che, tra gli istituti scolastici empolesi è stato il primo ad avviare la protesta studentesca. Secondo i programmi che si sono dati gli studenti del Pontormo, la protesta dovrebbe restare attiva fino a sabto, con diverse attività da svolgere in questi giorni e con un'assemblea conclusiva, durante la quale verrà redatto un documento con la sintesi delle attività di protesta e con una serie di riichieste che poi, sono alla base dell'occupazione.
La decisione di occupare la scuola, martedì pomeriggio, 4 novembre, è arrivata al termine di una lunga assemblea che ha coinvolto rappresentanti di classe e d’istituto. L’occupazione interessa tutti e tre i plessi – via Raffaello Sanzio, via Bonistallo e via Fratelli Rosselli – per un totale di oltre 1600 studenti. Le motivazioni della protesta, raccolte nel manifesto intitolato “La scuola vive tra chi la abita”, riguardano soprattutto le gravi carenze strutturali degli edifici e la richiesta di introdurre un’ora mensile di dibattito sui temi di attualità, condivisa tra docenti e studenti. Particolarmente critica la situazione del plesso di via Fratelli Rosselli, dove, denunciano i ragazzi, “l’acqua dei rubinetti esce marrone, i bagni vengono chiusi di continuo e manca una scala antincendio a norma”. Problemi simili, come infiltrazioni, muffa e riscaldamenti guasti, si riscontrano anche nelle altre sedi. “Da anni segnaliamo tutto questo alla Città Metropolitana senza ottenere risposte – spiegano i rappresentanti –. Non ce l’abbiamo con la scuola o la dirigente, ma vogliamo essere ascoltati da chi ha la responsabilità degli edifici”. Nel manifesto gli studenti precisano che l’occupazione “non è un gesto di rottura, ma un atto di partecipazione”: non intendono arrecare danni economici all’istituto e hanno garantito la prosecuzione delle attività sportive e dei corsi serali. Durante i giorni di occupazione, che secondo il cronoprogramma durerà fino a sabato, sono previsti incontri, workshop e dibattiti con ospiti esterni per dimostrare che “gli studenti sono parte viva e costituente della scuola”. Oltre ai problemi strutturali, gli studenti chiedono un cambiamento culturale: vogliono che la scuola diventi un luogo di confronto e partecipazione, dove si possa discutere di temi di attualità. Propongono l’approvazione in collegio docenti dell’“ora di dibattito obbligatoria” e chiedono di rivedere il regolamento sulle assenze collettive, dopo le polemiche seguite alla manifestazione pro-Palestina del 25 settembre. “Non vogliamo una scuola neutrale fino al silenzio – spiega una rappresentante – ma un luogo di dialogo e di crescita civile”. La dirigente scolastica Filomena Palmesano, dopo aver informato le autorità competenti, ha espresso fiducia nel senso di responsabilità degli studenti, invitandoli però a un confronto costruttivo. “L’occupazione non è la strada giusta per risolvere i problemi – ha dichiarato – ma siamo disponibili a collaborare per definire le priorità degli interventi”. Inizialmente contrari, i rappresentanti di istituto hanno infine deciso di sostenere la protesta dopo aver constatato la determinazione della maggioranza degli studenti: “Un rappresentante deve mediare e proteggere le idee dei ragazzi. Abbiamo scelto di accompagnare la protesta per far sì che resti pacifica e costruttiva”. Il messaggio finale è chiaro: “La nostra non è un’occupazione contro qualcuno, ma per qualcosa. Vogliamo una scuola sicura, aperta, viva e capace di ascoltare”.