Provincia Novecento: Empoli riscopre la sua anima artistica nel nuovo Antico Ospedale San Giuseppe
07-11-2025 18:11 -
La provincia come orizzonte di libertà. La mostra Provincia Novecento e la riapertura dell’Antico Ospedale San Giuseppe segnano un momento di grande valore per Empoli: un crocevia tra memoria e futuro, tra identità locale e visione nazionale. L’esposizione racconta come una provincia laboriosa e discreta abbia saputo trasformarsi in un laboratorio di modernità, in cui arte, vita e impegno civile si intrecciarono in una stagione irripetibile. Empoli celebra la sua storia artistica e civile Empoli si prepara a vivere un evento culturale di grande rilievo: Provincia Novecento. Arte a Empoli 1925–1960, la mostra che dall’8 novembre 2025 al 15 febbraio 2026 riporterà alla luce una delle stagioni più vitali e sorprendenti della storia artistica empolese. L’esposizione si terrà negli spazi interamente rinnovati dell'Antico Ospedale San Giuseppe, luogo simbolico della memoria civica, restituito alla città dopo un approfondito intervento di recupero architettonico.
Promossa dal Comune di Empoli e dalla Fondazione CR Firenze, e curata da Belinda Bitossi, Marco Campigli, Cristina Gelli e David Parri, la mostra rappresenta il risultato di quasi due anni di ricerca, studio e ricognizioni in archivi pubblici e collezioni private.
Un ospedale che torna a vivere grazie alla cultura.
L’Antico Ospedale San Giuseppe, edificato nel 1765 grazie al lascito del dottor Giuseppe del Papa, è stato per oltre due secoli un cardine della vita sociale empolese. Addossato alle antiche mura meridionali, ampliato nel corso dell’Ottocento e del Novecento, lo “spedale” ha rappresentato un presidio sanitario fondamentale fino al 2008, quando la funzione assistenziale è stata trasferita nel nuovo complesso ospedaliero.
La ristrutturazione avviata dal Comune ha oggi trasformato l’edificio in un polo culturale e civico di grande pregio.
Il sindaco Alessio Mantellassi sottolinea il valore simbolico di questa riapertura: “L’Antico Ospedale è un luogo del cuore di tantissimi empolesi, dove sono nate generazioni di cittadini. La sua riapertura attraverso Provincia Novecento è stata accolta con gioia: invito tutte e tutti a visitare la mostra e a rivivere, quasi in un viaggio nel tempo, le atmosfere empolesi di quegli anni grazie alle opere di Carmignani, Gemignani, Maestrelli e molti altri. E dal prossimo anno potremo immaginare qui un percorso coerente che includa vetro verde, Galleria d’Arte Moderna, Museo Paleontologico e Casa Vanghetti.”
Un progetto che guarda al futuro custodendo la memoria. La “provincia del Novecento”: un laboratorio artistico inatteso Tra la metà degli anni Venti e la fine degli anni Cinquanta, Empoli – allora città in equilibrio tra vocazione operaia, mondo agricolo e borghesia emergente – fu scenario di una stagione culturale sorprendentemente intensa.
L’assessore alla Cultura Matteo Bensi evidenzia il valore storico dell’esposizione: “Tra gli anni Venti e Cinquanta nasce a Empoli un movimento figurativo capace di condividere nuovi linguaggi e un mondo poetico originale. Provincia Novecento è una lezione di storia per immagini che ricompone l’atlante della memoria collettiva della nostra città e di tanta parte del Novecento italiano.”
Al centro di questa vicenda ci sono i giovani che, nel 1925, iniziarono a riunirsi nella celebre “stanzina” di via Tripoli: un piccolo luogo di ritrovo e confronto, animato da due adolescenti, Mario Maestrelli e Virgilio Carmignani, destinati a diventare figure di riferimento del territorio.
Molti di questi ragazzi si formarono poi all’Istituto d’Arte di Porta Romana di Firenze, luogo decisivo per la loro maturazione artistica. Tra loro: Carmignani, Maestrelli, Amleto Rossi, Ghino Baragatti, Loris Fucini e Sineo Gemignani. Ma accanto a loro la mostra presenta anche opere di Renato Alessandrini, Enzo Faraoni, Piero Sedoni, Pietro Tognetti, Gino Terreni e Gigi Boni, testimoni di una generazione che attraversò guerra, prigionia, Resistenza e ricostruzione.
Oltre 150 opere, molte inedite: un viaggio in otto sezioni. Le oltre 150 opere esposte, molte delle quali mai mostrate prima, arrivano da collezioni private, archivi familiari e istituzioni museali. L’allestimento segue un percorso di otto sezioni tematiche, che raccontano trentacinque anni di evoluzione artistica tra realismo, sperimentazioni figurative, aperture all’astrazione e ricerca poetica.
Il Presidente di Fondazione CR Firenze, Bernabò Bocca, evidenzia il valore culturale dell'iniziativa: “Questa mostra è un grande lavoro di ricostruzione che restituisce luce a un patrimonio spesso dimenticato. Provincia Novecento ci invita a riscoprire artisti e contesti che hanno definito l’identità del territorio, generando partecipazione e dialogo tra generazioni.”
Disegni, bozzetti, fotografie d’epoca arricchiscono il percorso e contribuiscono a restituire il tessuto sociale e umano in cui questi artisti operarono: un mondo di relazioni, di solidarietà, di visioni condivise.
I curatori Belinda Bitossi, Marco Campigli, Cristina Gelli e David Parri raccontano così l’emozione del progetto: “Dopo due anni di ricerca, è un onore presentare una stagione artistica straordinaria. Tra formazione a Firenze e spazi condivisi come la ‘stanzina’, questi giovani costruirono un sodalizio fondato su amicizia, passione e libertà creativa. È questa forza collettiva che oggi restituiamo al pubblico.”
Un patrimonio da riscoprire: la Galleria d’Arte Moderna e della Resistenza Provincia Novecento dialoga idealmente con il lavoro pionieristico della Galleria d’Arte Moderna e della Resistenza di Empoli, nata nel 1973 con l’obiettivo di conservare e valorizzare questo patrimonio. L’esposizione non è dunque un semplice omaggio al passato, ma una rinascita di sensibilità, memorie e identità collettive.
Empoli si presenta così come una provincia che seppe guardare al Novecento con occhi moderni, capace di esprimere una propria voce originale e di inserirsi nel panorama nazionale attraverso Biennali, Triennali e riconoscimenti ufficiali.
GLI ARTISTI IN ESPOSIZIONE
Nello Alessandrini (Empoli, 1885 – 1951) Pittore legato alla tradizione toscana e alla rappresentazione della vita rurale, fu docente e figura di riferimento per l’ambiente artistico empolese. Espose in numerose rassegne nazionali tra anni Venti e Trenta, mantenendo un ruolo attivo nella vita culturale cittadina anche nel dopoguerra.
Renato Alessandrini (Empoli, 1919 – Firenze, 1991) Figlio di Nello, incisore e pittore, si formò a Firenze e avviò una brillante carriera espositiva già dagli anni Trenta. Partecipò alla Biennale di Venezia, insegnò arte in varie città e divenne noto per la sua produzione grafica, apprezzata anche all’estero.
Ghino Baragatti (Empoli, 1910 – Milano, 1991) Artista vicino alla lezione di Soffici, fu attivo tra Toscana e Lombardia, distinguendosi per affreschi e pittura murale. Partecipò alla Biennale di Venezia del 1940 e realizzò importanti cicli decorativi, tra cui quelli del Teatro Manzoni di Milano.
Luigi Boni (Empoli, 1904 – Castelfiorentino, 1977) Figura eclettica e anticonvenzionale, trascorse anni fra Egitto, Stati Uniti e Parigi. La sua ricerca approdò all’astrattismo, con una forte vena sperimentale e l’uso di materiali non convenzionali. Espose in Italia e all’estero, collaborando con ambienti d’avanguardia. Virgilio Carmignani (Empoli, 1909 – 1992) Formatosi a Porta Romana, fu pittore e affreschista, autore di importanti cicli religiosi e civili. Partecipò alla Resistenza e, nel dopoguerra, portò avanti una lunga attività di docente e artista, mantenendo un saldo legame con il territorio toscano.
Enzo Faraoni (Santo Stefano Magra, 1920 – Impruneta, 2017) Pittore, incisore e xilografo, formatosi a Firenze, fu allievo e collaboratore di Rosai. Partecipò alla Resistenza e intraprese una lunga carriera espositiva culminata in presenze alla Biennale di Venezia. La sua opera conserva un forte legame con i paesaggi toscani.
Loris Fucini (Empoli, 1911 – 1981) Allievo di Porta Romana e membro della “stanzina”, iniziò come figurativo ispirato ai macchiaioli per poi aprirsi all’astrazione negli anni ’50. Partecipò alla Biennale di Venezia e lavorò a lungo tra Milano e la Toscana, distinguendosi per una pittura di forte intensità cromatica.
Piero Gambassi (Empoli, 1912 – 2001) Inizialmente orientato agli studi umanistici, divenne poi esponente dell’astrattismo fiorentino vicino alla Galleria Numero. Pittore e teorico, firmò il Manifesto tecnico sull’Energia Plastica e realizzò opere pubbliche, tra cui il grande affresco della chiesa del Turbone.
Sineo Gemignani (Livorno, 1917 – Empoli, 1973) Formatosi a Porta Romana, fu pittore e affreschista. Dopo la partecipazione alla Resistenza, sviluppò una pittura attenta al realismo sociale e ricevette numerosi incarichi pubblici. Insegnò a Firenze, Siena e Pisa, mantenendo un ruolo importante nell’arte toscana del dopoguerra.
Mario Maestrelli (Empoli, 1910 – 1944) Allievo di Porta Romana e membro della “stanzina”, fu pittore apprezzato nonostante la brevità della sua vita. Autore di opere di gusto moderno e decoratore versatile, la sua carriera si interruppe tragicamente nel 1944.
Amleto Rossi (Empoli, 1911–1969)
Empolese di Marcignana e diplomato all’Istituto d’Arte di Porta Romana negli anni Trenta, Amleto Rossi è autore del celebre Volo del ciuco (1935), simbolo pittorico della tradizione cittadina. Illustratore, insegnante e soldato durante la guerra, lavorò come disegnatore alla FIAT di Torino. Tornato a Empoli, espose in numerose collettive e personali dagli anni Quaranta ai Sessanta, ottenendo premi in Toscana e partecipando a mostre anche a Milano e Siena. Attivo come docente nelle scuole empolesi, ebbe una lunga carriera artistica culminata nella grande retrospettiva del 2012 curata dalla figlia Vanna.
Piero Ubaldo Sedoni (Empoli, 1908–1985)
Figlio di un perito agrario e di una donna proveniente da famiglia di mercanti d’arte, Sedoni studiò al Liceo Artistico di Firenze e frequentò la vivace cerchia artistica empolese della “stanzina”. Appassionato di lirica e scenografo teatrale, realizzò scenografie apprezzate negli anni Trenta. Veterano della guerra in Libia, tornò a Empoli nel 1942 e affiancò all’insegnamento una ricca attività artistica e ceramica. Partecipò a mostre importanti a Milano e Roma, mantenendo contatti con artisti come Annigoni e Gallo. Pittore prolifico (predilezione per l’acquerello) e scultore, lasciò numerose opere pubbliche e un forte legame con la cultura locale.
Gino Terreni (Empoli, 1925–2015)
Talento precoce cresciuto tra Empoli e Val d’Orme, Terreni interruppe gli studi per unirsi alla Resistenza a soli diciotto anni. Partigiano del gruppo “Carlo Rosselli”, combatté anche nell’esercito italiano e sopravvisse a una fucilazione tedesca. Finita la guerra riprese gli studi artistici, sviluppando una forte vocazione per la xilografia. Visse e lavorò tra Firenze, Portoferraio ed Empoli, dedicandosi all’insegnamento e alla produzione artistica sterminata: pittura, scultura, incisione, mosaico e vetrate. Invitato da Picasso nel 1959, vincitore del Premio Nazionale della Resistenza (1963), autore di grandi cicli decorativi sacri e civili, fu insignito da Pertini e Ciampi per meriti artistici e civici. Figura centrale dell’arte empolese del Novecento.
Pietro Tognetti (San Miniato, 1912 – Empoli, 2003)
Autodidatta tra Montelupo, Empoli e San Miniato, consolidò la sua formazione nella “stanzina” con Carmignani e Maestrelli. Ceramista prima ancora che pittore, divenne direttore di importanti ditte (Firenzuoli, Victoria) fino alla metà degli anni Sessanta, quando scelse la via esclusiva della pittura. Dopo una prima fase lirica e figurativa legata al paesaggio toscano, maturò un linguaggio personale che unisce nature morte metafisiche, astrattismo geometrico e la celebre serie delle Spine. Tornò al figurativo nei suoi ultimi anni. Espose in numerose collettive e personali; una grande retrospettiva nel 2022 ne ha valorizzato l’intero percorso.
Cafiero Tuti (Empoli, 1907 – Ravenna, 1958)
Figlio del maestro vetraio Dante Tuti, crebbe in un ambiente influenzato dalle idee anarchiche e dal fervore politico operaio. Primo tra i futuri pittori della “stanzina” a studiare all’Istituto d’Arte di Porta Romana, conseguì il diploma nel 1928 e iniziò la carriera d’insegnante tra Cascina e Volterra. Collaborò alle riviste Il Selvaggio e L’Universale, portando avanti una poetica antiborghese e controcorrente. Premiato alla Biennale del 1938, vinse la cattedra di Decorazione all’Accademia di Ravenna, dove si trasferì definitivamente pur mantenendo legami con Empoli. Importante incisore e autore di affreschi, fu protagonista della prima generazione artistica empolese del Novecento.
Dante Vincelle (Firenze, 1884 – 1951)
Formatosi come mastro vetraio negli opifici empolesi, Dante Vincelle sviluppò una carriera artistica autonoma, inizialmente influenzata dalla tradizione post-macchiaiola. L’ammissione del suo Ponte Vecchio a Firenze alla Prima Biennale romana del 1921 segnò il passaggio alla pittura come attività principale. Partecipò alla Prima Mostra Circondariale d’Arte di Empoli (1928), ma il suo stile evolse soprattutto tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta, quando accostò forme del Realismo magico a una personale cifra primitivista e ironica.
Due soggiorni a Parigi gli offrirono importanti vetrine internazionali, tra cui la Galérie Carmine (1933) e la Mostra degli Indipendenti al Grand Palais (1934), dove suscitò interesse con Carnaval Tango, opera dal tono sensuale e naïf. La sua produzione, caratterizzata da contorni netti, colori brillanti e suggestioni divisioniste, spazia da paesaggi empolesi e scene rurali a marine dipinte durante il soggiorno genovese, dove espose anche alla Galleria La Rotta (1942 e 1945).
Personalità eclettica e creativa, progettò anche congegni meccanici e brevetti. Dopo la morte, una grande retrospettiva all’Accademia delle Arti del Disegno (1961) ne consacrò il valore; nel 1976 una sua opera entrò nel Museo Nazionale delle Arti Naïves di Luzzara, e altre esposizioni, tra cui l’antologica del 2004 a Certaldo, ne hanno confermato il ruolo originale nel panorama artistico del Novecento toscano.