Referendum senza quorum: per Cardone (Comitato per il Sì) “mancata informazione e partecipazione compromessa, ma il segnale politico resta fortissimo”

10-11-2025 15:04 -

Non ha raggiunto il quorum il referendum comunale di Empoli sulla multiutility dei servizi pubblici locali, promosso dal comitato Trasparenza per Empoli. Un risultato che, da un punto di vista formale, rende nullo l'esito della consultazione, ma che — secondo Marco Cardone, portavoce del comitato e rappresentante del fronte del Sì — non cancella affatto il significato politico dell'iniziativa.

«Il dato è chiaro e va preso atto che il quorum non è stato raggiunto», ha dichiarato Cardone nel commentare i risultati. «Ma come ogni dato, anche questo va analizzato e approfondito. Non possiamo fermarci alla percentuale, perché dietro ci sono motivazioni che meritano riflessione, soprattutto sul piano della partecipazione e dell'informazione».

Un voto compromesso da disinformazione e disorientamento
Secondo Cardone, il principale ostacolo alla partecipazione sarebbe stata la mancanza di una comunicazione efficace da parte dell'amministrazione comunale.
«Molti cittadini non sapevano dove votare, altri non avevano ricevuto alcuna informazione. Nei seggi abbiamo incontrato tantissime persone spaesate, italiane e straniere, che si fermavano davanti alla porta chiedendo dove fosse il loro seggio. Mancava del tutto un supporto da parte dell'amministrazione: nessuno si era preoccupato di garantire un'informazione chiara e capillare, né di assistere i cittadini nel percorso di voto».
Un problema che ha riguardato in modo particolare i residenti extracomunitari, che rappresentano circa il 16% del corpo elettorale.
«In molti casi non avevano ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, né sapevano dove si trovasse la nuova sede del loro seggio. Alcuni sono arrivati grazie al passaparola che siamo riusciti a innescare noi, ma molti altri non hanno potuto esercitare un diritto che avevano pienamente. È mancata un'informazione fondamentale, e questo ha pesato molto sull'affluenza finale».

“Abbiamo accompagnato decine di persone ai seggi”
Il racconto del comitato è fatto anche di gesti concreti.
«Abbiamo accompagnato personalmente decine di cittadini ai seggi, anche in auto, per aiutarli a votare. In diversi casi si trattava di persone anziane o con difficoltà motorie che non avevano capito dove fosse stata spostata la loro sede di voto. Ci siamo trovati a fare da servizio navetta, perché nessun altro lo faceva», ha aggiunto Cardone, sottolineando come anche nei seggi periferici si siano riscontrate “gravi carenze organizzative”.
La campagna del Comitato per il Sì: volontariato, microdonazioni e 100.000 volantini
Nonostante le difficoltà, il Comitato Trasparenza per Empoli ha condotto una campagna definita “capillare e totalmente autofinanziata”.
«Abbiamo stampato e distribuito circa 100.000 volantini80.000 in cassetta postale e il resto ai banchini — tutti finanziati con microdonazioni di cittadini. Nessun contributo esterno, tutto con le nostre forze», spiega Cardone.
Tuttavia, anche su questo fronte si è scontrato con un problema culturale e comunicativo: «Oggi la gente non guarda più i volantini nella posta, li confonde con la pubblicità. Nonostante quattro uscite informative, molti non hanno nemmeno saputo che si votava».

Un dato politico chiaro: “il 97% dei votanti ha detto Sì”
Al di là della partecipazione insufficiente, il risultato delle urne — sottolinea Cardone — è inequivocabile.
«Il 97% dei votanti ha scelto il Sì. Un dato impressionante, identico a quello del referendum del 2011 sull'acqua pubblica. Significa che, dopo 11 anni, la sensibilità dei cittadini non è cambiata di una virgola: la comunità continua a credere nella gestione pubblica dei servizi essenziali. Ciò che è cambiato, semmai, è la posizione delle forze politiche».

Un fronte politico che si ricompatta
Cardone riconosce che uno dei meriti del referendum sia stato quello di riaprire un confronto politico reale sul tema della gestione dei beni comuni.
«Abbiamo visto un riposizionamento importante di molte forze politiche, anche di quelle che nel tempo avevano preso le distanze. Nei giorni precedenti al voto si sono espressi per il Sì il Movimento 5 Stelle, Buongiorno Empoli, Europa Verde, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, il PCI e varie associazioni del territorio. Anche a livello regionale si è registrato il sostegno di consiglieri di Alleanza Verdi e Sinistra, e la sinistra italiana empolese ha infine deciso di aderire. Si è ricostituito un fronte ampio, trasversale e consapevole».
Il ruolo delle associazioni è stato altrettanto rilevante: «L'Arci dell'Empolese Valdelsa è stata al nostro fianco fin dall'inizio, così come diversi esponenti della CGIL. È un segnale che la società civile è viva e attenta, anche se la politica istituzionale stenta ancora a mettersi davvero in sintonia».

Il prossimo obiettivo: “Difendere la gestione pubblica di Publiacqua”
Per Cardone, la battaglia non finisce qui. Anzi, da oggi inizia una nuova fase.
«Il percorso continua a livello regionale. La partita decisiva sarà quella della gestione di Publiacqua, che è in scadenza e rappresenta il primo banco di prova per definire il modello futuro. Dobbiamo scongiurare in tutti i modi la quotazione in Borsa e ottenere un affidamento in house, pubblico e trasparente. È il primo passo per proteggere i servizi essenziali da una logica di mercato che non appartiene alla nostra idea di bene comune».

Empoli come laboratorio civico per la Toscana
Nonostante la delusione per l'affluenza, il Comitato per il Sì rivendica di aver rimesso al centro del dibattito cittadino un tema cruciale: la gestione dei servizi pubblici locali, dall'acqua ai rifiuti, dall'energia ai trasporti.
«Empoli diventa oggi un punto di riferimento per tutti i comitati regionali che si battono per la trasparenza e la gestione pubblica. I contatti con le reti toscane e nazionali si sono intensificati, e continueremo a far sentire la voce dei cittadini nelle sedi politiche dove si decide davvero», afferma Cardone.

“Un risultato che non si cancella”
Il quorum mancato chiude formalmente la vicenda referendaria, ma apre un percorso politico e civico più ampio.
«Non ci fermiamo — conclude Cardone —. Il risultato ci dà forza: la volontà popolare è chiara, anche se non tutti hanno potuto esprimerla. Continueremo a lavorare perché le istanze dei cittadini trovino ascolto nelle istituzioni. E perché la gestione dei beni comuni resti pubblica, trasparente e partecipata».

Un voto difficile, tra disguidi e riflessioni politiche
Dagli interventi successivi è emerso un quadro articolato, fatto di contraddizioni normative, disorganizzazione logistica e, insieme, di una riflessione politica più ampia sul significato del voto e della partecipazione.
Molti hanno segnalato le criticità organizzative riscontrate durante le operazioni di voto: dalla esclusione dei diciottenni (che hanno matrato la maggiore età dopo la data di indizione del referendum, come prevede il regolamento), alle difficoltà d'accesso in alcune sedi, spesso male illuminate, prive di segnaletica e di riscaldamento. In più punti, i presidenti di seggio si sono trovati a operare in condizioni di incertezza, tra comunicazioni contraddittorie e indicazioni sbagliate sugli ingressi.

In alcune sezioni, come quella dell'ospedale, si sono verificati episodi ancora più gravi: persone fragili o non autosufficienti non sono riuscite a votare per mancanza di coordinamento tra il personale e i seggi. Una disorganizzazione che, pur non incidendo sul quorum, è stata definita da più parti come un caso esemplare di “incapacità gestionale dell'evento elettorale”.

Sul piano politico, il dibattito si è spostato oltre la contingenza del voto, affrontando il nodo del rapporto tra Comune e cittadini e, soprattutto, il significato del referendum stesso. È stato ricordato come l'iniziativa sia nata nel 2022, dopo l'approvazione di una delibera che aveva suscitato forti perplessità, e come fin dall'inizio il gruppo promotore avesse indicato un obiettivo preciso: riportare la gestione del servizio idrico a una forma in house, pubblica e trasparente.

Il referendum — ha sottolineato Tiberio Tanzini, portavoce del Comitato — non è stato solo un atto abrogativo, ma una tappa di un percorso politico iniziato tre anni fa, che mira a contrastare la logica delle multiutility e delle quotazioni in borsa. In questo senso, Empoli, pur rappresentando “l'anello debole” del sistema, è riuscita a rallentare un processo che sembrava già deciso, restituendo centralità alla cittadinanza attiva.

Il referendum — ha detto — anche quando si perde, serve a chiarire le posizioni. E a ricordare ciò che nel 2011 era stato vinto e poi disatteso.” La memoria del referendum nazionale sull'acqua pubblica è tornata così al centro del discorso: vinto ma mai applicato, tradito nei fatti. Quello empolese, pur non formalmente vincente, è stato letto come una riaffermazione di quei principi, una richiesta esplicita di coerenza e trasparenza nelle scelte pubbliche.

Da qui l'appello finale, rivolto all'amministrazione comunale: aprire un dialogo vero, riconoscere la volontà espressa dalla cittadinanza e adottare forme di comunicazione più corrette e inclusive. Perché — come ha sintetizzato Tanzini — “la cittadinanza ha parlato chiaramente: ora tocca alla politica ascoltare e agire di conseguenza.”

Dopo il dibattito generale, sono intervenuti alcuni rappresentanti del Comitato per il Sì, che hanno offerto letture differenti ma convergenti sull'esito del referendum e sul suo significato politico più ampio.
Leonardo Masi, di Buongiorno Empoli, ha rivendicato il valore politico del risultato: “Sarebbe irrispettoso nei confronti dei cittadini e delle cittadine che hanno votato attribuire i 12.000 voti espressi a un generico sostegno della coalizione che mi ha appoggiato. Piuttosto, riteniamo che quel risultato rappresenti il riconoscimento della forza e della coerenza delle nostre posizioni politiche, che in questo referendum si sono dimostrate chiaramente maggioritarie.”
Masi ha ricordato come fin dalle prime discussioni sulla Multiutility i gruppi consiliari di opposizione si siano opposti “con fermezza” alla creazione di una società di natura privatistica per la gestione dei servizi pubblici, sostenendo invece la necessità di una società interamente pubblica, in house, capace di garantire un effettivo controllo da parte dei cittadini.
“Il voto espresso domenica dagli empolesi conferma la correttezza e la lungimiranza della nostra posizione. Ora l'Amministrazione prenda atto della volontà della maggioranza e agisca di conseguenza, rispettando l'esito democratico espresso dai cittadini.”

Mauro Valiani, del Comitato per il Sì, ha allargato l'orizzonte del discorso, inserendo il referendum empolese in una prospettiva storica più ampia:
“Questo referendum di una ‘piccola' città attiene a un'evoluzione storica più grande: fermare la privatizzazione dei servizi fondamentali della persona. Un altro grande settore, in questo senso, è la Sanità, dove la privatizzazione avanza con altre forme.”
Valiani ha richiamato l'attenzione sulla necessità di un impegno lungo e collettivo, che coinvolga forze sociali e partiti, per invertire la tendenza alla mercificazione dei servizi pubblici.
Ogni grande cambiamento – ha aggiunto – ha sempre bisogno di ‘ritornare' al passato, per qualche aspetto.”
Ha poi citato due episodi simbolici: la dichiarazione di voto di Vannino Chiti, già presidente della Regione Toscana, e la partecipazione al voto empolese di Turiddo Campaini, fondatore di Coop Firenze. Due figure, ha sottolineato, “che rappresentano in modi diversi la memoria viva di una stagione in cui il pubblico era sinonimo di progresso e giustizia sociale”.
Infine Sandro Scardigli, del Partito Comunista, ha richiamato l'attenzione su un altro tema: la mancanza di informazione verso i residenti stranieri.
“Il sindaco Mantellassi – ha osservato – si fa fotografare quando residenti stranieri ottengono la cittadinanza. Però gli stessi residenti stranieri a Empoli non hanno ricevuto dal Comune uno straccio di informazione sul loro diritto di votare in questo referendum.”
Un rilievo che tocca il tema più generale della partecipazione democratica e dell'inclusione civica, rimasto in ombra - per i promotori della consultazione di domenica 9 - durante la campagna referendaria, ma centrale per una città che vuole dirsi davvero aperta e partecipata.