L'estate di San Martino, il bravo cavaliere che si tagliò il mantello

11-11-2025 09:14 -

di Gordon Baldacci

Ci sono alcune date sul calendario che riecheggiano con maggiore presenza in quello che è il nostro calendario climatico. Di solito si tratta di eventi che in ambito scientifico si definiscono “singolarità climatiche”. Tutti noi abbiamo in mente i giorni della Merla, la Candelora, il meteo del martedì grasso che farebbe previsione sulla futura Pasqua. L'estate di San Martino non fa eccezione, e seppur molto ridimensionata nella sua importanza sulla popolazione, resta una ricorrenza in cui il meteo si mischia alla fede, alla tradizione e perché no al folklore.


Tutti noi conosciamo la storia, San Martino di Tours era un soldato romano, originario della Pannonia, quella che oggi è una zona dell'Ungheria. Martinus (in latino) nacque a Sabaria Sicca. Il padre, era un tribuno militare, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra. Ancora bambino si trasferì coi genitori a Pavia, dove suo padre aveva ricevuto un podere in quanto ormai veterano, e in quella città trascorse l'infanzia. A dieci anni fuggì di casa per due giorni che trascorse in una chiesa (probabilmente a Pavia).


Nel 331 un editto imperiale obbligò tutti i figli di veterani ad arruolarsi nell'esercito romano. Fu reclutato nelle in quelle che si definivano “scholae” imperiali, un corpo scelto di 5 000 unità perfettamente equipaggiate: disponeva quindi di un cavallo e di uno schiavo. Fu inviato in Gallia, presso la città di Amines nei pressi del confine, e lì passò la maggior parte della sua vita da soldato. Faceva parte, all'interno di truppe non combattenti che garantivano l'ordine pubblico, la protezione della posta imperiale, il trasferimento dei prigionieri o la sicurezza di personaggi importanti. Forse oggi Martino sarebbe stato un poliziotto o una guardia del corpo.


Il suo compito era la ronda di notte e l'ispezione dei posti di guardia, nonché la sorveglianza notturna delle guarnigioni. Durante una di queste ronde avvenne l'episodio che gli cambiò la vita. In un mese dell'allora inverno del 335, Martino incontrò un mendicante seminudo. Vedendolo sofferente, tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. Dopo questo gesto, il cielo si schiarì improvvisamente e le temperature divennero più miti, dando luogo a un "estate" inaspettata. Da allora, questo breve periodo di tempo mite prende il nome di "Estate di San Martino".


La storia racconta che la notte seguente vide in sogno Gesù rivestito della metà del suo mantello militare. Udì Gesù dire ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Menovingi. Un episodio che turbò e sconvolse a tal punto la sua esistenza da convertirsi al Cristianesimo e ricevendo il battesimo nella Pasqua dell'anno successivo.


Successivamente attorno alla prima decade del mese di novembre si verifica quella che appunto conosciamo come l'Estate di San Martino è un periodo autunnale caratterizzato da giornate insolitamente miti e soleggiate. Dal punto di vista meteorologico, l'Estate di San Martino non è un fenomeno fisso, ma è spesso osservabile tra la fine di ottobre e la metà di novembre. In questo periodo, a causa di configurazioni atmosferiche particolari, si verifica un temporaneo aumento delle temperature e una riduzione delle precipitazioni, che porta a giornate più soleggiate e miti.

Quest'ultima è spesso causata da un anticiclone, ovvero una zona di alta pressione che si forma sull'Europa meridionale o sul Mediterraneo, bloccando l'ingresso di perturbazioni e portando stabilità atmosferica. Questo anticiclone allontana le masse d'aria fredda e permette a un'aria più mite di prevalere.


Gli anticicloni che si formano in questo periodo spesso trasportano aria più calda proveniente da regioni subtropicali. Questo aumento delle temperature è quindi legato alla circolazione di correnti più tiepide che attraversano l'Europa, interrompendo temporaneamente la progressione verso il clima freddo invernale. In alcune zone, durante l'Estate di San Martino, si possono anche verificare inversioni termiche, fenomeno in cui l'aria fredda rimane a bassa quota (ad esempio nelle valli), mentre l'aria più calda si accumula negli strati superiori dell'atmosfera, contribuendo a temperature superiori alla media stagionale nelle aree pianeggianti o collinari.


Quanto dura l'estate di San Martino? L'Estate di San Martino è un fenomeno meteorologico di transizione tra l'autunno e l'inverno che, oltre al suo significato religioso e culturale, è sostenuto da ragioni scientifiche legate a particolari condizioni atmosferiche. Un periodo che ci ricorda l'alternanza naturale delle stagioni e la bellezza dei fenomeni climatici transitori. Può durare da pochi giorni fino a una settimana, ma varia ogni anno a seconda delle condizioni meteorologiche specifiche. Non trattandosi di un fenomeno fisso, e in alcuni anni può non manifestarsi affatto, a seconda delle condizioni atmosferiche prevalenti in autunno.


E nella nostra Empoli l'Estate di San Martino quanto dura e soprattutto, in epoca di cambiamenti climatici, questo periodo si allunga?

Qui la scienza ci presenta un quadro davvero sorprendente. Ricercando negli annali della nostra città, tornando a ritrovo fino al 1952, scopriamo che non solo l'Estate di San Martino non ha quasi mai saltato l'appello, ma che per paradosso, si sono superati i 20 °C di massima praticamente nel 95% dei casi. La durata di questa fase stabile e mite nelle ore diurne ha da sempre travalicato i “tre giorni e un pochino” del detto, raggiungendo in media tranquillamente una settimana, di belle giornate “estive”. Inoltre paradossalmente l'Estate di San Martino, che in molti oggi ci vogliono presentare come estremamente calda e fuori controllo, si scontra almeno localmente con dati spesso simili negli ultimi settant'anni, con punte semmai anche più alte e per più giorni, nella prima metà degli anni sessanta e ottanta. Senza contare le singole serie con valori davvero estivi, tipo i 23.4 °C del 1954 oppure i 25.5 del 1965, fino ad arrivare ai 27 tondi del 1984.


Quest'anno ci siamo fermati ai 21,3, tutto sommato in “media” in quella che è la serie delle temperature massime di quelle che consideriamo le “estati di San Martino”. Quello che stavolta semmai pare delinearsi è un possibile mantenimento della durata dello scenario anticiclonico. Senza arrivare ai tredici giorni del 1965 che su Empoli sono ancora il record assoluto, non si esclude che alla fine ci si mantenga fra i nove e gli undici giorni come durata del periodo stabile. E poi? Qui si vedono i maggiori cambiamenti rispetto ai decenni passati. Se per settanta anni più o meno in questo periodo si è manifestato un contesto anticiclonico mite di durata settimanale o poco più; dall'inizio degli anni duemila, spesso l'estate di San Martino non è altro che una delle tante “estati fuori stagione”. Visto che nel 75% dei casi, contro il 27% ante Duemila, l'estate di San Martino, non è stata seguita da una parte del mese perturbata, anzi spesso, non siamo mai andati oltre una spiccata variabilità.


Ma aldilà delle considerazioni scientifiche non dimentichiamoci che:

Martino era un bravo cavaliere che svolgeva con coraggio il suo mestiere.

In battaglia non era mai feroce, alla spada preferiva la croce.
Aveva un bel cavallo e vestiti ricamati, ma non dimenticava i poveri affamati.

Quando si impegnava per qualcuno non riusciva a fermarlo nessuno. Un giorno un vento gelido alzava il suo mantello, pioveva e sulla strada lui vide un poverello.
L'uomo era pallido e tutto tremava, allora Martino il cavallo fermava. Tagliò il mantello con la sua spada, ne diede un pezzo a quell'uomo di strada.
“Prendi, amico, lo devi accettare, così ci possiamo entrambi scaldare.”

"Ma…cavaliere hai tagliato il mantello, adesso ti è corto e non è più bello!”
“Non ci badare, tu hai ripreso colore. Per me è più importante un atto d'amore.”