Tpe: "Finalmente il sindaco ha detto in house"

11-11-2025 12:09 -

Degno di nota e apprezzabile il fatto che a seguito del referendum finalmente, in una dichiarazione ufficiale del sindaco di Empoli, appaia la parola “in house” accanto a “società pubblica”. Prima d'ora né il sindaco né il PD empolese avevano mai espresso chiaramente una posizione favorevole alle gestioni in house, limitandosi a dichiararsi favorevoli a società composte solo da soci pubblici.


Alle nostre domande dirette — anche durante l'incontro di settembre 2025 — sulla gestione in house (che la normativa riconosce come unica forma realmente pubblica), non avevano mai fornito una risposta chiara e affermativa. Questo cambiamento fa piacere, ma non sorprende: poche settimane fa è stata la sindaca di Firenze, Sara Funaro, a pronunciare timidamente il termine “in house”, lasciando intendere che la linea di Empoli segua ancora quella di Firenze. È comunque una novità positiva, seppur tardiva e prudente, che segna un primo, atteso passo di apertura verso la gestione pubblica in house.

Per quanto riguarda invece la narrazione che il sindaco e il PD empolese hanno dato del referendum, va fatta chiarezza. Quando il sindaco afferma: "Il fallimento del referendum riguarda solo quella delibera approvata nel 2022, non vengono meno le posizioni mantenute finora. Non è che siccome il referendum è fallito, non si fa l'acqua pubblica. Il referendum non parlava di quello, per cui l'acqua pubblica si fa." si propone una lettura semplicistica e fuorviante, opposta alla realtà, che merita di essere chiarita con i documenti ufficiali.

Nella relazione illustrativa che accompagnava il quesito referendario, presentata nel 2023 e approvata dal Comitato dei Garanti istituito dal Comune di Empoli per la sua ammissibilità, si chiariva esplicitamente che l'abrogazione della delibera era condizione necessaria per rendere possibile una vera gestione pubblica in house dei servizi di acqua e rifiuti. Questi che riportiamo sono due passaggi della relazione accompagnatoria che rendono inequivocabili il tema e l'obiettivo del referendum: "Non escludiamo che l'integrazione tra servizi operanti in territori e settori diversi e più ampi possa consentire talvolta maggiore efficienza, ma riteniamo che la rilevante presenza di capitale azionario privato, per giunta quotato in borsa, la cui unica finalità è il profitto che deve restare agli elevati e mutevoli livelli medi del mercato finanziario, di fatto sposti le logiche imprenditoriali sul prevalente interesse di valorizzazione del capitale e di profitto in favore degli azionisti ed anche della speculazione finanziaria, mettendo in secondo piano gli interessi dei cittadini utenti, dell'ambiente e della salute pubblica."

"Chiediamo viceversa che si segua una operazione opposta, quella indicata dal Referendum del 2011 con gestioni in house, con controllo analogo, delle dimensioni e con le integrazioni orizzontali che si ritiene tecnicamente e socialmente più idonee, non eccessivamente lontane tuttavia dalla effettiva portata e capacità del controllo delle comunità locali e delle Amministrazioni comunali titolari di questi servizi, senza alcuna finalità di profitto privato e di valorizzazione di capitale e senza necessità di andare in gara periodicamente." Questi passaggi mostrano chiaramente che il referendum era centrato sull'obiettivo politico e amministrativo di permettere realmente gestioni pubbliche in house, non su un atto formale come la sola abrogazione della delibera del 2022. La forma di gestione realmente pubblica in house è infatti incompatibile con lo statuto attuale di Alia Multiutility, anche se oggi la società è composta solo da soci pubblici, come dichiarato ufficialmente dall'Autorità Idrica Toscana con Deliberazione n. 13/2023 del 24 luglio 2023 per la scelta della modalità di gestione per l'affidamento del servizio idrico integrato con modalità mista pubblico privato nel territorio della Conferenza territoriale n. 3 Medio Valdarno (Firenze e Prato) - votata favorevolmente dall'allora sindaca di Empoli Brenda Barnini - con il seguente e inequivocabile giudizio dell'Ente: "la cd. Operazione Multiutility non è compatibile con una gestione del servizio idrico integrato tramite società in house".

La questione, oggi, è se il Comune di Empoli intenda ancora seguire i tempi e la linea dettati da Firenze, oppure se avrà il coraggio e l'indipendenza di unirsi al fronte più ampio dei sindaci toscani e partiti politici che negli ultimi mesi hanno preso posizione — da sinistra a destra — a favore delle gestioni pubbliche in house a seguito delle importanti mobilitazioni degli abitanti della regione. Un fronte ormai consolidato, che non divide ma unisce amministratori e cittadini attorno all'interesse comune per l'acqua e i rifiuti gestiti realmente come beni pubblici. Questo fronte esiste già, attende solo che anche Empoli e Firenze, ancora esitanti, vi confluiscano con una decisione chiara e netta, perché, al di là del peso delle loro quote azionarie, non rappresentano più la linea maggioritaria quando si parla di futuro dei servizi pubblici locali. La politica può avere i suoi tempi per riposizionarsi, ma il tempo è quasi scaduto: ora serve la volontà e il coraggio di rompere gli indugi e aderire con convinzione alla discussione più ampia ed equa che si è aperta grazie alla spinta civica degli abitanti di tutta la Toscana — cittadini traditi dal referendum del 2011, ma mai rassegnati, sempre più consapevoli e determinati nel rivendicare gestioni davvero pubbliche e democratiche.


comitato referendario
Trasparenza per Empoli


Fonte: Ufficio stampa