"Dopo la nomina della giunta sono cinque gli eletti e le elette in Consiglio regionale del gruppo PD, con meno voti di me. Resto orgoglioso di aver preso parte a un bel percorso unitario, fondato sul rispetto reciproco e sull'amore per il territorio, senza contrasti né rivendicazioni personali. Purtroppo, in questo PD, troppo spesso i contrasti e i litigi vengono premiati e troppo spesso consenso e rappresentanza territoriale sono secondari rispetto ad altre dinamiche della politica". Con questo post Giacomo Cucini, ex sindaco di Certaldo, ha esternato tutta la sua amarezza per essere rimasto fuori dal consiglio regionale vedendo entrare compagni di partito che avevano preso più voti di lui.
La scoperta dell'acqua calda, verrebbe da dire. Così come verrebbe da porgli una domanda: se fosse stato eletto direttamente o fosse entrato in via indiretta nel caso che la Barnini fosse stata nominata assessora avrebbe scritto lo stesso andando magari a guardare se chi ha preso più voti era rimasto fuori? Avrebbe posto questa questione di principio? Così è, caro Cucini. E lei come tutti lo sapeva e lo sa benissimo.
Al di là dell'umana e comprensibile amarezza, i casi sono due: o, se all'interno del vostro partito che comanda la Regione da sempre lo ritenete ingiusto, vi impegnate a cambiare la legge elettorale premiando chi ottiene più voti (a proposito, ha notato che quattro assessori su otto della nuova giunta Giani non sono passati dal voto dei cittadini?), altrimenti l'alternativa è incassare in silenzio, cosa che in politica capita di dover fare in alcuni momenti. In attesa di tempi migliori nei quali tante questioni di principio non ci si pongono.