Cittadinanza simbolica ai bambini stranieri: Empoli apre un varco e Barnini porta il caso in Regione
24-11-2025 18:37 -
Sono saliti sul palco uno dopo l'altro, con passi timidi e sorrisi che illuminavano la sala del Palazzo delle Esposizioni. Erano un centinaio, ma rappresentavano tutti i 340 bambini e bambine convocati. Ognuno ha stretto tra le mani quella pergamena simbolica consegnata dal sindaco, mentre in platea i loro familiari li guardavano con gli occhi lucidi, orgogliosi, commossi, quasi a voler trattenere ogni istante di quel momento speciale Quella di lunedì pomeriggio è stata una cerimonia nuova per Empoli, un gesto semplice ma potentissimo nel suo valore simbolico e civile: per la prima volta il Comune ha consegnato la cittadinanza onoraria ai bambini e alle bambine nati o cresciuti qui, che hanno frequentato le scuole della città, ma che la legge dello Stato non riconosce ancora come cittadini italiani.
Davanti a una sala gremita di famiglie, l'emozione è forte. “È la prima volta che facciamo un appuntamento di questo tipo — ha esordito il sindaco Alessio Mantellassi — il conferimento della cittadinanza onoraria del Comune di Empoli a coloro che vivono, sono nati e hanno studiato nella nostra città, ma che per la legge dello Stato non sono cittadini italiani”.
Mantellassi ha dedicato gran parte del suo intervento a spiegare il senso profondo dell'iniziativa: una risposta pubblica alla distanza tra ciò che avviene nella quotidianità e quanto riconosciuto dalle norme. “Quando tu nasci in Italia, vivi in Italia, frequenti le scuole in Italia, fai sport in Italia, parli benissimo l'italiano perché sei sempre vissuto qui… sei nei fatti italiano”, ha ribadito. “Però la legge dello Stato ancora non lo riconosce, e questa è una contraddizione evidente”. Una contraddizione che i Comuni, ha ricordato, stanno mettendo in luce con decisione: “Quando andiamo nelle scuole non vediamo alcuna differenza tra chi ha la cittadinanza italiana e chi no. Nei fatti non esiste. E allora bisognerebbe che la legge dello Stato riconoscesse questa realtà”.
Il discorso si è poi aperto a una riflessione più ampia sulla convivenza: “Una comunità unita non è quella che mette qualcuno ai margini, ma quella che riconosce che siamo tutti parte della stessa comunità”. E ancora: “La diversità non va negata: va apprezzata, capita. È bello confrontarsi, conoscersi, imparare qualcosa l'uno dall'altro”.
Mantellassi ha parlato del ruolo decisivo di scuola e sport: “Stare tutti i giorni seduti nello stesso banco, studiare insieme, giocare nella stessa squadra: lì non interessa dove è nato tuo padre o tua madre. Si vince e si perde insieme”.
Il sindaco ha anche rivendicato la scelta politica della cerimonia: “Ben venga che ci sia dibattito. Perché altrimenti le vostre storie sono dimenticate nel dibattito nazionale. Questa contraddizione — vivere qui ma non essere formalmente cittadini — deve essere letta in tutta la sua gravità”. E ha concluso con un messaggio diretto ai ragazzi: “Per noi siete già cittadini della città di Empoli. Viva tutti coloro che oggi diventano, anche solo simbolicamente, cittadini della nostra città”.
Sul palco per un saluto è intervenuta anche la ex sindaca di Empoli, oggi consigliera regionale, Brenda Barnini alla quale va il merito di aver introdotto, alcuni anni fa, la consegna della Costituzione ai giovani stranieri diventati cittadini italiani ogni 2 giugno. Una tradizione che oggi si amplia e trova nuova forma.
Barnini ha ricordato le radici di quella scelta: “Già allora — era il 2015 — c'era la volontà di alzare il livello di attenzione nel dibattito pubblico sui requisiti per ottenere la cittadinanza italiana”. Ha parlato con chiarezza della difficoltà del Paese nell'affrontare il tema: “L'Italia fa ancora molta fatica a fare i conti con la sua realtà. Abbiamo una legge sull'immigrazione e sulla cittadinanza profondamente disallineate rispetto alle esigenze reali del Paese”.
E non ha ignorato il clima nazionale: “In Italia, più che in altri paesi, su questi temi si consuma da anni uno scontro politico molto acceso”. La consigliera ha riconosciuto l'importanza dell'iniziativa del Comune di Empoli: “È vero, si tratta di un atto simbolico. Ma in una Repubblica come la nostra i simboli hanno un'importanza strategica: indicano la direzione in cui vogliamo andare. “Le amministrazioni comunali conoscono meglio di chiunque altro la realtà in cui si vive. Possono essere un campanello d'allarme per le istituzioni legislative”.
Poi l'annuncio, accolto con un applauso dalla platea: “Mi porto via da questo pomeriggio un impegno: fare in modo che il Consiglio regionale affronti rapidamente questa discussione e diventi esso stesso promotore di un dibattito a livello nazionale”.
Un messaggio conclusivo che si unisce a quello del sindaco: “La cittadinanza riguarda il futuro del nostro Paese. Queste storie devono emergere, devono stare sotto i riflettori. E la Regione Toscana farà la sua parte”.
Gli onori di casa li ha fatti l'assessora Maria Grazia Pasqualetti che ha ricordato che «la delega più importante che ho è quella ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze della città». Visitando le scuole insieme al sindaco, ha constatato che «molti bambini nati a Empoli parlano perfettamente italiano, ma non hanno la cittadinanza», una situazione che definisce «profondamente ingiusta».
Da qui l'impegno dell'amministrazione sulla cittadinanza onoraria, un progetto sostenuto anche dall'assessora Valentina Torrini e reso possibile grazie al lavoro della dottoressa Luisa Carretti – «i meriti sono suoi» – e al supporto della professoressa Claudia Trivieri. Pasqualetti ha concluso con un auspicio: «Spero davvero che questi bambini possano ottenere al più presto la cittadinanza italiana che meritano».