Casa Matilda diventa... casa: 2 nuovi immobili per l'autonomia di donne e bambini
17-12-2025 08:06 -
C'è un momento, nel percorso di uscita dalla violenza, in cui l'emergenza è finita ma il futuro appare ancora fragile. È il tempo del “dopo”, quello in cui tornano le domande più difficili: dove andrò a vivere, come manterrò i miei figli, riuscirò davvero a essere libera? A Empoli, da oggi, a quelle domande c'è una risposta in più. Si chiama Casa Matilda ed è, per la prima volta, una casa di proprietà.
Un passaggio storico per il progetto nato undici anni fa grazie alla solidarietà di imprenditori, associazioni e cittadini del territorio, e oggi gestito dal Centro Aiuto Donna Lilith. L'annuncio dell'acquisto della prima struttura di proprietà è arrivato nel corso dell'undicesima cena di raccolta fondi dedicata a Casa Matilda, un appuntamento che ha riunito circa 250 persone tra volontari, sostenitori e rappresentanti delle istituzioni, trasformandosi quest'anno in un vero e proprio momento di svolta.
La nuova Casa Matilda è composta da due appartamenti all'interno di un unico immobile, progettati e organizzati pensando concretamente alle esigenze delle donne e dei bambini accolti. Non una sistemazione temporanea, ma uno spazio in cui ricostruire autonomia, sicurezza e quotidianità. Un luogo che non protegge soltanto, ma accompagna verso una nuova indipendenza.
«Avere una struttura di proprietà significa garantire continuità al progetto e al suo futuro», ha spiegato Eleonora Gallerini, presidente delle Pubbliche Assistenze Riunite di Empoli e Castelfiorentino e del Centro Aiuto Donna Lilith. «È una conquista che dobbiamo a chi, in questi anni, ha creduto in noi e ci ha sostenuto. Casa Matilda nasce proprio per rispondere a quella paura che le donne esprimono quando iniziano il loro percorso di uscita dalla violenza: la paura di ciò che verrà dopo. Qui possono ripartire davvero».
Casa Matilda opera infatti nella fase più delicata, quella successiva all'allontanamento dalla situazione di pericolo. Non si limita a offrire un tetto, ma costruisce insieme alle donne un progetto individuale di autonomia: formazione, inserimento lavorativo, ricerca di una casa, supporto psicologico e giuridico. Un lavoro paziente e complesso, che punta a restituire libertà, dignità e serenità, anche ai figli e alle figlie che accompagnano le madri in questo percorso.
La serata di raccolta fondi, dal titolo “Una luce per il futuro”, ha rappresentato anche il riconoscimento pubblico di un'esperienza che negli anni è diventata un punto di riferimento per l'Empolese Valdelsa e non solo. Presenti numerose autorità istituzionali, a testimonianza di un impegno che coinvolge l'intera comunità.
Il sindaco di Empoli Alessio Mantellassi ha sottolineato come Casa Matilda e il Centro Lilith rappresentino un patrimonio sociale per il territorio: «Qui non si parla solo di accoglienza, ma di ricostruzione della vita dopo la violenza. È un lavoro di grande qualità, portato avanti grazie a professionalità competenti e a una rete forte con il territorio, che permette di offrire strumenti concreti per immaginare il futuro».
Sulla stessa linea il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che ha evidenziato il valore del progetto anche a livello più ampio: «Il contrasto alla violenza contro le donne non è solo una questione di sicurezza, ma di cultura e di diritti. Casa Matilda è un esempio di come supporto psicologico, aiuto operativo e tutela giuridica possano intrecciarsi in un modello umano e concreto, capace di diventare riferimento anche oltre i confini regionali».
A rendere ancora più significativa la serata, la conduzione affidata a Benedetta Giuntini, attrice e autrice impegnata da tempo sui temi dei diritti e della parità, a conferma di come Casa Matilda sia anche un luogo simbolico, che parla alla coscienza collettiva.
L'acquisto della prima casa non rappresenta un traguardo finale, ma un nuovo inizio. «Ci auguriamo che questa sia solo la prima di molte altre strutture», ha ribadito Gallerini. Perché la libertà non è un concetto astratto: passa da una chiave in mano, da una porta che si apre, da uno spazio sicuro in cui tornare a immaginare il domani.