15 Giugno 2025
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Addio a Giulio Drago, un uomo che non ha mai avuto paura di tuffarsi

18-04-2025 22:57 - Sport
Il calcio italiano piange Giulio Drago, scomparso il 18 aprile 2025 dopo una lunga malattia. Aveva 62 anni. La salma dalle 11 di sabato 19 sarà esposta nella sala del Commiato della Rsa Vincenzo Chiarugi.
Estremo difensore tenace e coraggioso, Drago è stato per molti il volto di un calcio genuino, fatto di sacrificio, passione e sogni coltivati lontano dai riflettori. Un nome indissolubilmente legato all'Empoli, con cui conquistò la Serie A e scrisse pagine indelebili nella storia del club toscano, diventandone uno dei simboli più amati.

Nato a Caltagirone il 25 giugno 1962, Drago era cresciuto in una famiglia semplice: il padre contadino, poi operaio Fiat a Orbassano, dove il giovane Giulio si trasferì con i genitori durante l'ondata migratoria interna che segnò l'Italia degli anni Settanta. Tra le strade del Piemonte cominciò a sognare il calcio, tra una parata sui campetti e le partite interminabili sotto casa.

A 14 anni fu notato da Franco Sattolo, ex portiere del Torino, che gli aprì la porta del mondo professionistico. Il primo provino con i granata però finì male, e quella delusione rischiò di spegnere per sempre la sua voglia di giocare. Ma Giulio, con il sostegno della famiglia, fece una promessa a sé stesso: “Un giorno giocherò negli stadi più belli d'Italia”.

Il destino volle che a credere in lui fosse proprio la Juventus, la squadra del cuore. Drago approdò nel vivaio bianconero e restò lì tre stagioni, ammirando da vicino il mito di Dino Zoff, ma senza riuscire a debuttare tra i professionisti. Il vero inizio della sua carriera arrivò nel 1983, quando la Cremonese gli affidò la porta in Serie B. Da lì, cominciò la scalata di un portiere determinato e caparbio.

Dopo un fugace passaggio all'Atalanta, nel 1984 Drago approdò all'Empoli. Fu lì che visse gli anni più belli, diventando una colonna della squadra e contribuendo alla storica promozione in Serie A del 1986. Il suo esordio nella massima serie arrivò il 14 settembre 1986, in un Empoli-Inter che vide i toscani sorprendere i nerazzurri di Trapattoni. Drago fu protagonista di una prestazione memorabile e, per un attimo, rivide davanti a sé il ragazzo di Orbassano che sognava la Serie A: ce l'aveva fatta.

Il suo coraggio tra i pali e la sicurezza trasmessa alla difesa furono determinanti per la salvezza degli azzurri, che chiusero il campionato al tredicesimo posto. Nel campionato successivo, pur segnato dalla penalizzazione inflitta alla squadra, Drago scrisse la pagina più gloriosa della sua carriera, stabilendo il record di imbattibilità dell'Empoli in Serie A con 491 minuti consecutivi senza subire gol. Un primato che resiste ancora oggi.

Tuttavia, il calcio sa essere spietato: nel 1989, dopo una doppia retrocessione, Drago lasciò l'Empoli tra le lacrime, sconfitto ai rigori nello spareggio salvezza contro il Brescia. L'immagine del portiere inginocchiato, il volto tra le mani, è rimasta impressa nella memoria dei tifosi azzurri.

Dopo l'Empoli, vestì le maglie di Bari, Triestina, e infine Pontedera, dove chiuse la carriera con orgoglio e dignità. Indimenticabile l'amichevole vinta nel 1994 contro la Nazionale di Arrigo Sacchi: fu la sua rivincita silenziosa, il sigillo su una carriera fatta di fatica e passione. Tornò poi a Empoli per un'ultima stagione (1994-95), prima di dire addio definitivo al calcio nel 1999, dopo altri anni con il Pontedera.

In carriera, Drago ha collezionato 402 presenze ufficiali, di cui 185 con l'Empoli, e una breve parentesi anche in azzurro: una presenza con l'Italia Under-20 e un bronzo agli Europei Under-21 del 1984.

Più di tutto, Giulio Drago è stato un esempio. Di dedizione, di resilienza, di amore per uno sport che gli ha dato tanto, ma che lui ha sempre onorato con umiltà. “Il coraggio è la prima dote di un portiere”, diceva. E lui ne ha avuto da vendere, in campo e nella vita.

Oggi Empoli, e tutto il calcio italiano, salutano un uomo che non ha mai avuto paura di tuffarsi. Neppure davanti alle sfide più dure.

Ciao Giulio. E grazie.
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