“La Fabbrica delle Parole”: a Castelfiorentino uno spettacolo visionario tra musica, danza e teatro
29-11-2025 19:01 - Cronaca
Un viaggio onirico, poetico e rivoluzionario. È quello che il pubblico potrà vivere venerdì 5 dicembre 2025, alle ore 21, al Teatro del Popolo di Castelfiorentino, dove andrà in scena La fabbrica delle parole, spettacolo di musica, teatro e danza liberamente ispirato al celebre albo illustrato La grande fabbrica delle parole di Agnès de Lestrade e Valeria Docampo.
Una produzione del Teatro Popolare d’Arte, nata da un progetto di AnimaScenica Teatro, che porta sul palco un cast composto da Elisa Bartoli, Benedetta Rustici, Irene Paoletti e Pablo Torregiani, con la regia di Irene Paoletti e Gianfranco Pedullà, la drammaturgia firmata dalla stessa Paoletti, i costumi di Maddalena Marciano e le musiche originali di Francesco Giorgi.
Lo spettacolo costruisce un universo distopico e affascinante, un luogo in cui parlare è un lusso, le parole sono proibite e il loro uso dipende esclusivamente dalla volontà della Direttrice, figura autoritaria che controlla produzione e valore del linguaggio.
Nel grande ingranaggio della Fabbrica, gli operai vivono immersi in un ritmo serrato, tra gesti meccanici e silenzio obbligato: privati della possibilità di esprimersi, diventano strumenti di un sistema che disegna confini netti tra chi detiene il potere della parola e chi può solo produrla.
Ma proprio lì, nel cuore della macchina, si accende la ribellione: un operaio fragile e oppresso trova il coraggio di rompere gli schemi, scardinare il meccanismo e ridare voce a ciò che sembrava perduto. È un finale sorprendente, festoso e carico di una forza poetica che parla di libertà e riscatto.
La colonna sonora originale, composta da Francesco Giorgi, accompagna lo spettatore in un percorso emotivo che attraversa ombre e desideri, sogni e oppressioni. Fisarmonica, clarinetto, pianoforte, chitarra e contrabbasso non si limitano a creare atmosfera: diventano parte integrante dell’azione scenica, guidando la narrazione fino a un travolgente samba finale, simbolo della liberazione collettiva.
La forza visiva dello spettacolo richiama l’estetica sospesa e luminosa dell’albo originale: scene che si aprono come pagine di un libro, corpi che oscillano tra leggerezza e fatica, ingranaggi che diventano elementi di danza, momenti di sospensione che sfidano la gravità.
Un immaginario che conquista tanto i bambini (lo spettacolo è adatto dai 4 anni in su) quanto gli adulti, grazie a una drammaturgia che unisce immediatezza e profondità.
La fabbrica delle parole offre uno spunto potente e attualissimo: le parole sono un diritto, un patrimonio personale, uno strumento di crescita. Riappropriarsene significa immaginare, resistere, diventare. Lo spettacolo invita a superare i propri limiti attraverso visione, sogno e poesia, ricordando come la lettura resti un gesto fondamentale per aprire nuovi spazi di libertà.
Una produzione del Teatro Popolare d’Arte, nata da un progetto di AnimaScenica Teatro, che porta sul palco un cast composto da Elisa Bartoli, Benedetta Rustici, Irene Paoletti e Pablo Torregiani, con la regia di Irene Paoletti e Gianfranco Pedullà, la drammaturgia firmata dalla stessa Paoletti, i costumi di Maddalena Marciano e le musiche originali di Francesco Giorgi.
Lo spettacolo costruisce un universo distopico e affascinante, un luogo in cui parlare è un lusso, le parole sono proibite e il loro uso dipende esclusivamente dalla volontà della Direttrice, figura autoritaria che controlla produzione e valore del linguaggio.
Nel grande ingranaggio della Fabbrica, gli operai vivono immersi in un ritmo serrato, tra gesti meccanici e silenzio obbligato: privati della possibilità di esprimersi, diventano strumenti di un sistema che disegna confini netti tra chi detiene il potere della parola e chi può solo produrla.
Ma proprio lì, nel cuore della macchina, si accende la ribellione: un operaio fragile e oppresso trova il coraggio di rompere gli schemi, scardinare il meccanismo e ridare voce a ciò che sembrava perduto. È un finale sorprendente, festoso e carico di una forza poetica che parla di libertà e riscatto.
La colonna sonora originale, composta da Francesco Giorgi, accompagna lo spettatore in un percorso emotivo che attraversa ombre e desideri, sogni e oppressioni. Fisarmonica, clarinetto, pianoforte, chitarra e contrabbasso non si limitano a creare atmosfera: diventano parte integrante dell’azione scenica, guidando la narrazione fino a un travolgente samba finale, simbolo della liberazione collettiva.
La forza visiva dello spettacolo richiama l’estetica sospesa e luminosa dell’albo originale: scene che si aprono come pagine di un libro, corpi che oscillano tra leggerezza e fatica, ingranaggi che diventano elementi di danza, momenti di sospensione che sfidano la gravità.
Un immaginario che conquista tanto i bambini (lo spettacolo è adatto dai 4 anni in su) quanto gli adulti, grazie a una drammaturgia che unisce immediatezza e profondità.
La fabbrica delle parole offre uno spunto potente e attualissimo: le parole sono un diritto, un patrimonio personale, uno strumento di crescita. Riappropriarsene significa immaginare, resistere, diventare. Lo spettacolo invita a superare i propri limiti attraverso visione, sogno e poesia, ricordando come la lettura resti un gesto fondamentale per aprire nuovi spazi di libertà.






