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“L’amore è un’altra cosa”: al San Giuseppe di Empoli l’Albero delle Parole dà voce a chi non può più tacere

25-11-2025 17:02 - Cronaca
All’ingresso del Centro Donna dell’ospedale San Giuseppe c’è un albero che non porta foglie, ma parole. Parole brevi, scritte in fretta, nate da ricordi, ferite, speranze. È attorno a quest’Albero delle Parole che oggi, 25 novembre, si è raccolta la comunità dell’ospedale di Empoli per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un momento semplice, ma denso di significato, in cui operatori, cittadini e utenti si sono fermati per ascoltare e capire.

A dare avvio all’incontro è stata la voce dell’attore Dario Spinelli, che ha letto un brano tratto dal libro “L’ho uccisa perché l’amavo” di Michela Murgia e Loredana Lipperini. Una lettura intensa, che non concede scappatoie linguistiche: parla del femminicidio per ciò che è, senza attenuarne la brutalità né legittimarne alcuna forma. La forza del testo ha aperto un momento di silenzio collettivo, riportando al centro la responsabilità culturale che riguarda l’intera comunità.

Subito dopo, l’attenzione si è spostata sui messaggi appesi all’albero: post-it colorati, scritti da giorni da uomini e donne, operatori sanitari, pazienti, visitatori. Ogni biglietto un pensiero, un ricordo o un monito, un piccolo “fiore-parola” lasciato per dire che la consapevolezza è un cammino comune.

Tra le testimonianze, quella di una donna che ha raccontato il coraggio della fuga: “sono scappata con pochi vestiti e i bambini”, ha scritto, ricordando il suo passato e la rinascita che l’ha portata a ritrovare sicurezza e un nuovo amore. Un'altra donna ha ricordato che la violenza non sempre lascia lividi visibili: può essere emotiva, economica, mentale, sociale. C’è chi ha denunciato la violenza verbale sul posto di lavoro, una delle forme più silenziose e frequenti di abuso.

Accanto ai racconti più dolorosi, tanti messaggi sono diventati carezze in forma di parole:
“Ti meriti la felicità”,
“L’amore non è violenza”,
“La luce delle donne rende il mondo migliore”.


Altri invece si fanno ammonimenti:
“La libertà è un diritto. Non devo imparare a difendermi dagli uomini: sono loro che devono imparare ad amare”,
“Il silenzio è violenza”,
“La violenza è anche negli sguardi”
.

E torna spesso una frase che è ormai un pilastro di ogni campagna di sensibilizzazione: “Non è amore se fa male, la violenza non è mai giustificabile”.

A leggere questi messaggi, in una sorta di coro collettivo, sono stati la direttrice del presidio ospedaliero Francesca Bellini, lo pneumologo Alessio Garcea, i dottori Matteo Bastiani e Giuseppe Carello della Direzione sanitaria, il professor Roberto Bernardini (Pediatria), il professor Roberto Tarquini (Medicina interna 1), il dottor Filippo Pelagatti (Farmacia ospedaliera), il dottor Massimo Calistri (Chirurgia generale), la dottoressa Giuditta Martelli (Psicologia ospedaliera) e lo pneumologo Marco De Martino.

La lettura collettiva ha chiuso simbolicamente la giornata, restituendo unità a tante voci diverse. È stato un gesto semplice, ma capace di dare spazio a esperienze, paure, desideri e responsabilità. Ogni parola appesa all’albero ricorda che la violenza di genere non è un fatto privato: riguarda tutti, senza eccezioni.

E tra i tanti biglietti rimasti appesi, uno spicca più degli altri. È breve, netto, inequivocabile.
“L’amore è un’altra cosa.”
Un monito e una promessa, insieme.