Anziana uccisa dal marito, si scatena la polemica sulle "parole" per definirlo.
11-06-2025 16:44 - Cronaca
In seguito al drammatico fatto di cronaca nera che si è verificato pochi giorni fa a Empoli (un anziano che ha soffocato la moglie e poi ha tentato di uccidersi), si è sviluppato un corposo dibattito sulle parole utilizzate, in questi casi dagli organi di informazione. Un primo intervento è arrivato dal Centro Donna Lilith di Empoli che ha posto l'accento su un uso di linguaggio inadeguato e giustificazioni errate nelle narrazioni di cronaca sui femminicidi, soprattutto quando si cercano motivazioni sanitarie o psicologiche per il gesto del carnefice. La Lilith sottolinea come spesso si rovesciano le responsabilità, mettendo in discussione la vittima (ad esempio, "era malata", "lo aveva respinto", "non aveva denunciato") e minimizzando la gravità dell'atto.
Lilith pone l'accento anche sui numeri: l'aumento della violenza, che colpisce donne di tutte le età, dalle adolescenti alle donne anziane, spesso in situazioni di abusi ripetuti. L'associazione della violenza di genere a una "normalità aberrante" è un altro tema centrale: la violenza non dovrebbe essere considerata un fatto isolato o un episodio casuale, ma un'emergenza sociale strutturale che deve essere affrontata a livello culturale e sociale.
A questo intervento s'è affiancato, sempre nei giorni scorsi, un post sulle pagine social del sindaco di Empoli Alessio Mantellassi e dell'assessora alle pari opportunità Valentina Torrini. Post che aveva generato molteplici commenti che si discostavano dal pensiero degli amministratori, puntando più l'attenzione sulle condizioni di salute della donna. Quel post, poco dopo è stato rimosso (un ripensamento, incapacità a sostenere le critiche, magari replicando e spiegando il proprio punto di vista?). Non se ne conoscono i motivi.
Che le istituzioni si mettano in discussione e decidano di investire in servizi sociosanitari e assistenziali, invece che in baracconate luminose. Che si facciano portavoce a livello nazionale perché mai più un soldo sia speso in armamenti, ma in servizi, welfare, scuola, casa".
Lilith pone l'accento anche sui numeri: l'aumento della violenza, che colpisce donne di tutte le età, dalle adolescenti alle donne anziane, spesso in situazioni di abusi ripetuti. L'associazione della violenza di genere a una "normalità aberrante" è un altro tema centrale: la violenza non dovrebbe essere considerata un fatto isolato o un episodio casuale, ma un'emergenza sociale strutturale che deve essere affrontata a livello culturale e sociale.
A questo intervento s'è affiancato, sempre nei giorni scorsi, un post sulle pagine social del sindaco di Empoli Alessio Mantellassi e dell'assessora alle pari opportunità Valentina Torrini. Post che aveva generato molteplici commenti che si discostavano dal pensiero degli amministratori, puntando più l'attenzione sulle condizioni di salute della donna. Quel post, poco dopo è stato rimosso (un ripensamento, incapacità a sostenere le critiche, magari replicando e spiegando il proprio punto di vista?). Non se ne conoscono i motivi.
A tal proposito, sempre sui social, interviene anche l'associazione "Non una di meno" di Empoli, con un comunicato che sottolinea lo stesso pensiero: "Lunedì ci siamo svegliate con una terribile notizia che proveniva dal nostro territorio: una donna uccisa dal marito che poi ha tentato il suicidio. Nelle immediate ore successive, mentre ci interrogavamo sull'accaduto, abbiamo letto post delle istituzioni che parlavano genericamente di femminicidio, asserendo di essere "dalla parte delle donne, contro la violenza di genere". Femminicidio è l'uccisione di una donna in quanto tale. In questo caso ci troviamo davanti ad un terribile avvenimento, che coinvolge molteplici fattori di fragilità, tra cui l'anzianità, la malattia, la disabilità. E ci troviamo davanti post istituzionali che invece non dicono una parola sull'evidente carenza, quando non totale mancanza, di servizi sociosanitari necessari a supportare chi si trova in una condizione di fragilità, e allə familiari che si trovano a dover gestire una persona cara non più autosufficiente. Guardiamo nelle nostre famiglie, alle famiglie del nostro quartiere: siamo abbandonatə a noi stessə. Se ne abbiamo la possibilità economica, possiamo provare a cercare di delegare una parte di questa cura a persone di solito migranti, che hanno lasciato lontani i loro affetti per curare i nostri, di solito donne: "le badanti".
Chi si prende cura di unə familiare è lasciato completamente solə davanti a burocrazia, servizi sociosanitari carenti, diritti esigibili ma inarrivabili. Sole col proprio dolore, la propria rabbia, anche il proprio senso di inadeguatezza e impotenza.Che le istituzioni si mettano in discussione e decidano di investire in servizi sociosanitari e assistenziali, invece che in baracconate luminose. Che si facciano portavoce a livello nazionale perché mai più un soldo sia speso in armamenti, ma in servizi, welfare, scuola, casa".