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Beat e degrado: la stazione di Empoli cantata da Fabio Trenitalia e Zibbo Dry Bone

25-09-2025 22:35 - Cronaca
“Empoli. Stazione di Empoli.” Una voce automatica echeggia su un tappeto elettronico veloce, pulsante, ipnotico. Così si apre “Empoli”, il brano firmato da Fabio Trenitalia, artista outsider che ha fatto della rete ferroviaria italiana la sua ispirazione musicale.
“Empoli” non è una canzone in senso classico: non ha strofe, non ha ritornelli, eppure racconta molto. Su un beat elettronico a 190 bpm, prende forma un paesaggio sonoro fatto di treni, rumori meccanici e una voce robotica che ripete all'infinito il nome della nostra stazione. È un brano che oscilla tra poesia e inquietudine, tra routine e alienazione.
Non manca però un lato più critico: in alcuni passaggi, il brano "racconta" la stazione di Empoli come un luogo di spaccio e di consumo di droga, un luogo di operazioni di ordine pubblico, un'osservazione che – seppur stilizzata artisticamente – richiama una realtà che molti cittadini conoscono fin troppo bene. Il pezzo non si limita a celebrare: restituisce anche il volto più cupo e marginale della città, quello che spesso si preferisce non vedere.

Come in altri suoi lavori dedicati a città e fermate ferroviarie, Fabio Trenitalia usa la stazione non solo come spazio fisico ma come simbolo. Luogo di passaggio, di attesa, di abbandono. Ma anche luogo borderline, dove le storie si spezzano, si nascondono, si consumano. In questo senso, “Empoli” diventa una lente potente per guardare la doppia anima della città.

La collaborazione con Zibbo Dry Bone aggiunge ulteriore tensione al brano, che si muove tra elettronica minimalista e atmosfera da sound design cinematografico. Il risultato è un'esperienza sonora che non si ascolta: si attraversa, come un sottopassaggio alle prime luci dell'alba. È musica di confine, proprio come le stazioni. E anche se l'ascolto può lasciare un senso di disagio o spaesamento, è un disagio che rispecchia una parte concreta della nostra Empoli, spesso ignorata nel racconto pubblico.
Con “Empoli”, Fabio Trenitalia firma una dichiarazione artistica disturbante e affascinante insieme. Non idealizza, non abbellisce. Racconta una città vissuta, ambivalente. E ci sfida a vederla per quello che è: bella, viva, ma anche fragile. Dopo aver ascoltato il brano, sarà difficile camminare per la stazione senza sentire in sottofondo quella voce metallica. E forse ci chiederemo: cosa racconta davvero di noi questo luogo di transito?

Ascolta “Empoli” di Fabio Trenitalia feat. Zibbo Dry Bone

Dietro questo brano c'è però un lavoro più profondo di quanto possa sembrare. «Sono tutte notizie vere, prese da testate giornalistiche e da episodi raccontati direttamente da chi la stazione la vive ogni giorno» spiega Fabio Trenitalia. «A volte recupero pezzi dagli articoli e poi chi conosce la zona mi racconta fatti che solo i locali sanno. Il musicista con cui ho fatto il brano, Zibbo Dry Bone, è di quelle parti e proprio per questo abbiamo dovuto realizzare anche una versione estesa per farci stare tutte le “notizie” dentro. Poi cerco di metterle in rima ma la base resta sempre reale».

Anche la scelta della musica techno veloce non è casuale: «Volevo quel beat da rave– continua l'artista – perché la gente associa la techno e le stazioni dei treni al degrado. E molti giovani che vivono questa realtà ogni giorno sentono che la canzone parla davvero di loro».