15 Giugno 2025
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Csa Intifada: «Ddl sicurezza, ora un’opposizione sociale per fermare la deriva autoritaria»

12-06-2025 18:39 - Cronaca
A distanza di quasi un anno dall’avvio del percorso nella rete nazionale “No Ddl Sicurezza – A Pieno Regime”, il Csa Intifada – Comunità in Resistenza di Empoli torna a farsi sentire, tracciando un bilancio dell’impegno portato avanti anche a livello territoriale contro il cosiddetto decreto sicurezza, oggi divenuto legge.

«Il cammino iniziato l’estate scorsa ci ha resi protagonisti anche nel nostro territorio – si legge in una nota – permettendoci di maturare la consapevolezza che solo costruendo un’opposizione sociale larga e radicata, capace di andare oltre il singolo provvedimento, si può fermare un progetto politico pericoloso per la democrazia». Nella visione del collettivo, il governo Meloni – descritto come vicino a “regimi sovranisti e autoritari” – sarebbe impegnato da tre anni in un’azione che mira a trasformare le istituzioni democratiche italiane in un sistema autoritario, colpendo i diritti delle minoranze, dei lavoratori, delle donne e dei giovani.

Tra le critiche più dure, quella rivolta proprio all’approvazione definitiva del decreto sicurezza, definito come un segnale «del chiaro progetto regressivo in atto». Anche altri provvedimenti, come la legge sui rave, sono citati come esempio di un clima sempre più repressivo.

Il comunicato richiama le iniziative organizzate negli ultimi mesi a Empoli e dintorni, dal corteo del 14 dicembre 2024 alla partecipazione alla manifestazione nazionale dello scorso 31 maggio, passando per le mobilitazioni locali del 26 maggio contro il voto finale del decreto. Secondo gli attivisti, questi momenti hanno dimostrato come in Italia esista ancora spazio per costruire un’opposizione sociale al governo.

Non mancano però considerazioni critiche e autocritiche. Il primo elemento negativo, scrivono, è l’entrata in vigore della legge; il secondo è il mancato raggiungimento del quorum ai cinque referendum promossi da Cgil e altre realtà della società civile. Due fatti che pongono interrogativi sul futuro della rete nazionale, che nella forma attuale si considera conclusa, ma che – precisano – lascia in campo «una rete eterogenea che dovrà darsi nuovi percorsi di crescita e sedimentazione».

Il Csa Intifada lancia così un appello alla costruzione di percorsi territoriali «inclusivi e radicali», capaci di andare oltre le differenze politiche e culturali. Non si tratta, secondo il collettivo, solo di contrastare l’esecutivo in carica, ma di «dare vita a un movimento che conquisti diritti e fermi la deriva autoritaria». L’auspicio è quello di un cammino condiviso, dove «le diversità siano considerate una ricchezza» e dove l’opposizione al governo Meloni si traduca in pratiche quotidiane di alternativa concreta.

Il comunicato si chiude con una dichiarazione netta: «Solo così possiamo costruire, nella pratica, l’alternativa a questi fascisti e alle loro pericolose idee».
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