Dispiace per i tifosi, epilogo scontato dopo il calciomercato
26-05-2025 08:25 - Sport
di Gabriele Guastella
Il dispiacere più grande è per i tifosi e gli sportivi, soprattutto per quelli che ci sono sempre stati, e quelli che a prescindere dalla categoria ci sono sempre. Per quelli che applaudono, e anche per quelli che qualche volta manifestano un po' di disapprovazione, perché anche manifestare un po' di disapprovazione è testimonianza di amore e di affetto. Così dopo il triplice fischio finale la copertina spetta di diritto alla maratona, che in parte applaude ed in parte fischia.
Applausi e qualche fischio, delusione e amarezza, poi amore infinito per i colori azzurri. Ricorderemo questo 25 maggio 2025 come una pagina amara in un libro denso di cose belle. Ma stasera di cose belle non ce ne sono, si scende dalla carrozza nobile della Serie A, per tornare in quella cadetteria che avevamo salutato da trionfatori in quel 2021 in cui gli stadi eran mezzi vuoti, ci dovevamo guardare a distanza con i "bavagli" davanti alla bocca, mentre l'abbraccio trionfante tra squadra e tifosi con la coppa tra le mani fu quasi "simbolico".
Quattro anni, quattro lunghissime stagioni, quattro campionati di Serie A, esaltanti i primi due, difficilissimi e complicatissimi gli ultimi due: soprattutto quest'ultima stagione davvero travagliatissima, con l'epilogo finale che fa male, ma che ad un certo punto della stagione, soprattutto dopo la chiusura del calciomercato, è diventato quasi scontato, almeno per il sottoscritto.
Non mi convinsero le parole del Direttore Sportivo nel giorno della conferenza stampa alla chiusura del mercato di riparazione: "abbiamo fatto il mercato che volevamo". No, non è vero, avrebbero voluto fare tutt'altro, avessero potuto... solo che in quel momento non era possibile far molto, visto che qualcuno si è messo a "giocare" con le disgrazie dell'Empoli. Le "disgrazie" si chiamano infortuni a ripetizione, tanto che anche Fabrizio Corsi è uscito allo scoperto dichiarando di non aver mai visto una roba del genere in quasi quarant'anni di calcio. L'Empoli retrocede nella stagione più "bastarda" di tutte, al pari di quello che avevo scritto tre mesi fa: siamo arrivati alla Semifinale di Coppa Italia nell'anno sbagliato. Invece Roberto D'Aversa, a mio avviso, era l'unico allenatore che poteva reggere la "panchina" fino all'ultima giornata: il miglior allenatore che potevamo avere noi in questa stagionaccia. Il tecnico nativo di Stoccarda quest'anno ha accumulato un credito con la fortuna che quasi mi vien voglia di scrivere che forse per il prossimo campionato di Serie B ci converrebbe ripartire proprio da lui, sia mai che la dea bendata ci tornasse indietro con gli interessi; no, non credo, non ripartiremo da lui.
Il dispiacere più grande è per i tifosi e gli sportivi, soprattutto per quelli che ci sono sempre stati, e quelli che a prescindere dalla categoria ci sono sempre. Per quelli che applaudono, e anche per quelli che qualche volta manifestano un po' di disapprovazione, perché anche manifestare un po' di disapprovazione è testimonianza di amore e di affetto. Così dopo il triplice fischio finale la copertina spetta di diritto alla maratona, che in parte applaude ed in parte fischia.
Applausi e qualche fischio, delusione e amarezza, poi amore infinito per i colori azzurri. Ricorderemo questo 25 maggio 2025 come una pagina amara in un libro denso di cose belle. Ma stasera di cose belle non ce ne sono, si scende dalla carrozza nobile della Serie A, per tornare in quella cadetteria che avevamo salutato da trionfatori in quel 2021 in cui gli stadi eran mezzi vuoti, ci dovevamo guardare a distanza con i "bavagli" davanti alla bocca, mentre l'abbraccio trionfante tra squadra e tifosi con la coppa tra le mani fu quasi "simbolico".
Quattro anni, quattro lunghissime stagioni, quattro campionati di Serie A, esaltanti i primi due, difficilissimi e complicatissimi gli ultimi due: soprattutto quest'ultima stagione davvero travagliatissima, con l'epilogo finale che fa male, ma che ad un certo punto della stagione, soprattutto dopo la chiusura del calciomercato, è diventato quasi scontato, almeno per il sottoscritto.
Non mi convinsero le parole del Direttore Sportivo nel giorno della conferenza stampa alla chiusura del mercato di riparazione: "abbiamo fatto il mercato che volevamo". No, non è vero, avrebbero voluto fare tutt'altro, avessero potuto... solo che in quel momento non era possibile far molto, visto che qualcuno si è messo a "giocare" con le disgrazie dell'Empoli. Le "disgrazie" si chiamano infortuni a ripetizione, tanto che anche Fabrizio Corsi è uscito allo scoperto dichiarando di non aver mai visto una roba del genere in quasi quarant'anni di calcio. L'Empoli retrocede nella stagione più "bastarda" di tutte, al pari di quello che avevo scritto tre mesi fa: siamo arrivati alla Semifinale di Coppa Italia nell'anno sbagliato. Invece Roberto D'Aversa, a mio avviso, era l'unico allenatore che poteva reggere la "panchina" fino all'ultima giornata: il miglior allenatore che potevamo avere noi in questa stagionaccia. Il tecnico nativo di Stoccarda quest'anno ha accumulato un credito con la fortuna che quasi mi vien voglia di scrivere che forse per il prossimo campionato di Serie B ci converrebbe ripartire proprio da lui, sia mai che la dea bendata ci tornasse indietro con gli interessi; no, non credo, non ripartiremo da lui.
C'è da rifondare tutto, voltare pagina e pensare ad un nuovo progetto sportivo, un nuovo corso. Al tecnico è stato chiesto quale fosse stato il suo momento più alto e quello più basso. Sul più basso pochi dubbi: stasera, anzi stanotte, che è quella che ci vede precipitare in B. Sul momento più bello, beh, anche lì non ha avuto dubbi: "quando ho avuto tutta la rosa a disposizione...". Ecco praticamente la stagionaccia è iniziata subito. Perché Roberto D'Aversa ha avuto tutta la rosa a disposizione solo per tre giorni: dalla notte del 31 agosto, giorno di chiusura del mercato estivo, al pomeriggio del 3 settembre, quello in cui in allenamento è saltato il legamento di Sazonov. L'ex del Torino doveva essere l'erede di Walukiewicz al centro della difesa, mentre l'altro ex del Torino Pellegri con i suoi gol doveva condurre l'Empoli alla salvezza, e ci stava riuscendo, visto che i suoi tre gol avevano fruttato per l'Empoli qualcosa come sette punti in tre partite.
Il problema è che nel momento migliore anche a Pellegri è saltato il legamento crociato, e ironia della sorte proprio nella gara d'andata contro l'Hellas Verona, ultima vittoria prima di un lungo digiuno interrotto solo quindici giorni fa, e punto più alto in classifica, dove l'Empoli era riuscito ad issarsi al decimo posto e a +9 proprio nei confronti degli scaligeri. Tra il legamento crociato di Sazonov e quello di Pellegri, c'è un altro legamento crociato che salta: è quello di Haas, ancora in allenamento e praticamente quasi ad equa distanza tra i due eventi. Nel frattempo era iniziata la danza degli infortuni muscolari: con Fazzini, Esposito, Grassi e Anjorin, spesso a mezzo servizio. Presagi brutti, di settimane complicate all'orizzonte, di vacche magre e giorni "balordi", con la squadra che si perde in errori dei singoli, soprattutto con le incertezze tra i pali, e che poi si arresta quasi del tutto, quando tra calciomercato (Fazzini e Goglichidze per esempio, ndr) e nuova ondata di infortuni muscolari il tecnico D'Aversa è costretto ad inventarsi sempre qualcosa per andare avanti, come uno chef a cui chiedono piatti prelibati pur avendo una credenza sguarnita che serve in tavola sempre qualcosa di "sorprendente".
A poche ore dal gong del mercato, con l'affare Fazzini che salta (o viene fatto saltare da qualcuno?, ndr) l'Empoli non può fare mercato in entrata, e nel frattempo perde pure Solbakken (operato alla spalla), Ismajli (reduce da un'operazione alla mano e fermato da un infortunio muscolare) e Anjorin, di nuovo l'inglese, nel breve volgere di pochi minuti nella sfida esterna in casa della Juventus. Il destino beffardo si accanisce quando tra i pali fa l'esordio Silvestri al posto di un incerto e troppo emotivo Vasquez, che già ci era costato dei punti pesanti (Torino, Genoa, Venezia, ci metto anche il gol subito nella gara di campionato con il Bologna in casa, ndr), accompagnandosi il pallone in porta praticamente da solo, negando all'Empoli una vittoria sacrosanta, in una partita in cui i liguri non calciano una sola volta in porta, perché anche quello dell'1-1 di Badelj non è da considerarsi una conclusione in porta. Ecco in quella domenica il presagio che fosse "davvero troppo" per farla franca si è fatto incalzante.
Nell'emergenza piena D'Aversa ed i suoi ragazzi si giocano un Quarto di Finale di Coppa Italia con esito a dir poco clamoroso. In casa della Juventus gli azzurri scendono in campo con tre primavera, passano in vantaggio, sfiorano il 2-0, vengono ripresi e poi eliminano i bianconeri ai rigori, guadagnandosi l'accesso ad una storica semifinale. Quel passaggio del turno, colto con oltre dieci calciatori fuori uso, è stato come un narcotizzante per tutto l'ambiente. Ha dato forza, probabilmente sì, ma ha anche mascherato i limiti di una rosa troppo, troppo indebolita dagli infortuni e dalla mancanza di un vero mercato di riparazione. L'impossibilità di poter schierare una formazione competitiva nella semifinale, con l'imminenza di gare troppo importanti in campionato, ha rischiato anche di creare qualche crepa nell'ambiente che, per fortuna, è rimasto piuttosto compatto; qui scattano i meriti di una piazza che ha permesso al club di gestire bene una situazione che altrove sarebbe degenerata, dopo cinque mesi di astinenza da vittorie. Ma che la stagione sia "bastarda" si intuisce dal quarto crociato della serie: questa volta salta il ginocchio di Kouame. Arriva nel suo momento migliore, dopo un periodo di ambientamento e dopo il gol di Como, con le prestazioni dell'ex viola in crescendo e con D'Aversa che sembra aver trovato finalmente la chiave giusta per rendere un po' più incisivo l'attacco.
Le brutte notizie, spesso, viaggiano in coppia e a volte sono in "tre": ed infatti non c'è solo Kouame a finire sotto i ferri, perfino Zurkowski e Maleh devono ricorrere a due interventi chirurgici. Anjorin e Fazzini, recuperati, confezionano il pari con il Venezia (in extremis grazie al gol dell'inglese, ndr), poi i due si ripetono in coppia nel successo di vitale importanza con il Parma, con l'Empoli che torna a vincere dopo oltre cinque mesi, ed infine la vittoria di Monza di una settimana fa allunga la vita all'Empoli. Qualcuno qualche settimana fa aveva scritto che con 7 punti nelle ultime tre partite ci saremmo salvati, non ero proprio convinto; infatti con nove punti, cioè bottino pieno nelle ultime tre partite, ci saremmo garantiti "solo" il doppio spareggio proprio contro gli scaligeri (visto il sorprendente successo del Lecce in casa della Lazio, ndr), semplicemente allungando l'agonia di una stagione da cui forse è meglio sbarazzarci il prima possibile.
Come avrete intuito della partita di questa sera preferisco non scrivere niente, anche perché assume le sembianze di estrema sintesi dell'intera stagione vissuta: Ebuehi e Marianucci in panchina solo per allungare il "brodo", con i due ragazzi che si acciaccano in settimana durante gli allenamenti; approccio imbarazzante e gol subito dopo quattro minuti; due tiri e due gol degli avversari; reazione d'orgoglio e di carattere che dura il tempo necessario all'Empoli per tornare in partita; secondo tempo con un solo tiro in porta; tanti errori, Sambia che calcia una punizione indegna, condannati alla Serie B da Bradaric. Due giorni e scopriremo se anche la Primavera scenderà di categoria: martedì lo spareggio per evitare la retrocessione al Dall'Ara in casa del Bologna. Poi titoli di coda, e voltare pagina il prima possibile con anche un altro desiderio: spero di non veder mai più consumare vino e pasti a bordo campo. Assistere a tali scene a pochi metri dai calciatori, mentre ti giochi la vita o la morte, sportivamente parlando, è squalificante e trasmette un messaggio completamente opposto a quello che dovremmo trasmettere all'interno del rettangolo verde di gioco, specialmente in partite come queste. Forse è il caso di tornare ad essere l'Empoli che ci riesce meglio: giovane, pimpante, bello, divertente, che appassiona, semplice, umile, con meno apparenze e più concretezza.
IL TABELLINO
A poche ore dal gong del mercato, con l'affare Fazzini che salta (o viene fatto saltare da qualcuno?, ndr) l'Empoli non può fare mercato in entrata, e nel frattempo perde pure Solbakken (operato alla spalla), Ismajli (reduce da un'operazione alla mano e fermato da un infortunio muscolare) e Anjorin, di nuovo l'inglese, nel breve volgere di pochi minuti nella sfida esterna in casa della Juventus. Il destino beffardo si accanisce quando tra i pali fa l'esordio Silvestri al posto di un incerto e troppo emotivo Vasquez, che già ci era costato dei punti pesanti (Torino, Genoa, Venezia, ci metto anche il gol subito nella gara di campionato con il Bologna in casa, ndr), accompagnandosi il pallone in porta praticamente da solo, negando all'Empoli una vittoria sacrosanta, in una partita in cui i liguri non calciano una sola volta in porta, perché anche quello dell'1-1 di Badelj non è da considerarsi una conclusione in porta. Ecco in quella domenica il presagio che fosse "davvero troppo" per farla franca si è fatto incalzante.
Nell'emergenza piena D'Aversa ed i suoi ragazzi si giocano un Quarto di Finale di Coppa Italia con esito a dir poco clamoroso. In casa della Juventus gli azzurri scendono in campo con tre primavera, passano in vantaggio, sfiorano il 2-0, vengono ripresi e poi eliminano i bianconeri ai rigori, guadagnandosi l'accesso ad una storica semifinale. Quel passaggio del turno, colto con oltre dieci calciatori fuori uso, è stato come un narcotizzante per tutto l'ambiente. Ha dato forza, probabilmente sì, ma ha anche mascherato i limiti di una rosa troppo, troppo indebolita dagli infortuni e dalla mancanza di un vero mercato di riparazione. L'impossibilità di poter schierare una formazione competitiva nella semifinale, con l'imminenza di gare troppo importanti in campionato, ha rischiato anche di creare qualche crepa nell'ambiente che, per fortuna, è rimasto piuttosto compatto; qui scattano i meriti di una piazza che ha permesso al club di gestire bene una situazione che altrove sarebbe degenerata, dopo cinque mesi di astinenza da vittorie. Ma che la stagione sia "bastarda" si intuisce dal quarto crociato della serie: questa volta salta il ginocchio di Kouame. Arriva nel suo momento migliore, dopo un periodo di ambientamento e dopo il gol di Como, con le prestazioni dell'ex viola in crescendo e con D'Aversa che sembra aver trovato finalmente la chiave giusta per rendere un po' più incisivo l'attacco.
Le brutte notizie, spesso, viaggiano in coppia e a volte sono in "tre": ed infatti non c'è solo Kouame a finire sotto i ferri, perfino Zurkowski e Maleh devono ricorrere a due interventi chirurgici. Anjorin e Fazzini, recuperati, confezionano il pari con il Venezia (in extremis grazie al gol dell'inglese, ndr), poi i due si ripetono in coppia nel successo di vitale importanza con il Parma, con l'Empoli che torna a vincere dopo oltre cinque mesi, ed infine la vittoria di Monza di una settimana fa allunga la vita all'Empoli. Qualcuno qualche settimana fa aveva scritto che con 7 punti nelle ultime tre partite ci saremmo salvati, non ero proprio convinto; infatti con nove punti, cioè bottino pieno nelle ultime tre partite, ci saremmo garantiti "solo" il doppio spareggio proprio contro gli scaligeri (visto il sorprendente successo del Lecce in casa della Lazio, ndr), semplicemente allungando l'agonia di una stagione da cui forse è meglio sbarazzarci il prima possibile.
Come avrete intuito della partita di questa sera preferisco non scrivere niente, anche perché assume le sembianze di estrema sintesi dell'intera stagione vissuta: Ebuehi e Marianucci in panchina solo per allungare il "brodo", con i due ragazzi che si acciaccano in settimana durante gli allenamenti; approccio imbarazzante e gol subito dopo quattro minuti; due tiri e due gol degli avversari; reazione d'orgoglio e di carattere che dura il tempo necessario all'Empoli per tornare in partita; secondo tempo con un solo tiro in porta; tanti errori, Sambia che calcia una punizione indegna, condannati alla Serie B da Bradaric. Due giorni e scopriremo se anche la Primavera scenderà di categoria: martedì lo spareggio per evitare la retrocessione al Dall'Ara in casa del Bologna. Poi titoli di coda, e voltare pagina il prima possibile con anche un altro desiderio: spero di non veder mai più consumare vino e pasti a bordo campo. Assistere a tali scene a pochi metri dai calciatori, mentre ti giochi la vita o la morte, sportivamente parlando, è squalificante e trasmette un messaggio completamente opposto a quello che dovremmo trasmettere all'interno del rettangolo verde di gioco, specialmente in partite come queste. Forse è il caso di tornare ad essere l'Empoli che ci riesce meglio: giovane, pimpante, bello, divertente, che appassiona, semplice, umile, con meno apparenze e più concretezza.
IL TABELLINO
1-2
EMPOLI (3-4-2-1) - 23 Vasquez; 2 Goglichidze (dal 37' st 7 Sambia), 34 Ismajli, 21 Viti; 11 Gyasi (dal 29' st 17 Solbakken), 6 Henderson (dal 15' st 8 Anjorin), 5 Grassi, 3 Pezzella; 10 Fazzini, 13 Cacace (dal 15' st 29 Colombo); 99 Esposito (dal 37' st 90 Konate). A disp. 1 Silvestri, 12 Seghetti, 89 Brancolini; 22 De Sciglio, 24 Ebuehi, 31 Tosto, 35 Marianucci; 20 Kovalenko, 36 Bacci. All. Roberto D'Aversa
HELLAS VERONA (3-5-1-1) - 34 Perilli; 87 Ghilardi, 42 Coppola, 6 Valentini; 38 Tchatchoua, 27 Dawidowicz, 33 Duda, 25 Serdar (dal 36' 24 Bernede), 12 Bradaric (dal 37' st 3 Frese); 31 Suslov (dal 15' st 14 Livramento); 9 Sarr (dal 15' st 35 Mosquera). A disp. 22 Berardi, 98 Magro; 4 Daniliuc, 5 Faraoni, 8 Lazovic, 10 Niasse, 11 Tengstedt, 19 Slotsager, 20 Kastanos, 72 Ajayi, 80 Cisse. All. Paolo Zanetti
Arbitro: Sig. Daniele Doveri di Roma 1 (Alassio-Baccini - IV Uff.le Feliciani | VAR Marini-Ghersini)
Marcatori: al 4' 25 Serdar (HV), al 43' 10 Fazzini (E); al 24' st 12 Bradaric (HV).
Note: Angoli Empoli 13 Hellas Verona 1. Ammoniti: al 19' 34 Ismajli (E), al 35' all. D'Aversa (E), al 37' 6 Valentini (HV), al 47' st 35 Mosquera (HV), al 52' st 17 Solbakken (E). Espulsi: nessuno. Recupero: 3' pt - 7' st. Spettatori: 14.500.
EMPOLI (3-4-2-1) - 23 Vasquez; 2 Goglichidze (dal 37' st 7 Sambia), 34 Ismajli, 21 Viti; 11 Gyasi (dal 29' st 17 Solbakken), 6 Henderson (dal 15' st 8 Anjorin), 5 Grassi, 3 Pezzella; 10 Fazzini, 13 Cacace (dal 15' st 29 Colombo); 99 Esposito (dal 37' st 90 Konate). A disp. 1 Silvestri, 12 Seghetti, 89 Brancolini; 22 De Sciglio, 24 Ebuehi, 31 Tosto, 35 Marianucci; 20 Kovalenko, 36 Bacci. All. Roberto D'Aversa
HELLAS VERONA (3-5-1-1) - 34 Perilli; 87 Ghilardi, 42 Coppola, 6 Valentini; 38 Tchatchoua, 27 Dawidowicz, 33 Duda, 25 Serdar (dal 36' 24 Bernede), 12 Bradaric (dal 37' st 3 Frese); 31 Suslov (dal 15' st 14 Livramento); 9 Sarr (dal 15' st 35 Mosquera). A disp. 22 Berardi, 98 Magro; 4 Daniliuc, 5 Faraoni, 8 Lazovic, 10 Niasse, 11 Tengstedt, 19 Slotsager, 20 Kastanos, 72 Ajayi, 80 Cisse. All. Paolo Zanetti
Arbitro: Sig. Daniele Doveri di Roma 1 (Alassio-Baccini - IV Uff.le Feliciani | VAR Marini-Ghersini)
Marcatori: al 4' 25 Serdar (HV), al 43' 10 Fazzini (E); al 24' st 12 Bradaric (HV).
Note: Angoli Empoli 13 Hellas Verona 1. Ammoniti: al 19' 34 Ismajli (E), al 35' all. D'Aversa (E), al 37' 6 Valentini (HV), al 47' st 35 Mosquera (HV), al 52' st 17 Solbakken (E). Espulsi: nessuno. Recupero: 3' pt - 7' st. Spettatori: 14.500.