Empoli e la poesia della visione: “Boule de neige” trasforma la città in un museo diffuso
11-11-2025 16:10 - Lifestyle
Domenica Empoli ha inaugurato Boule de neige, un progetto d'arte contemporanea diffusa che coinvolge sei artisti e altrettante installazioni site-specific, disseminate tra il centro storico e alcuni spazi della città. Un itinerario che invita a guardare lentamente, a fermarsi, a lasciarsi sorprendere. Come accade quando si agita una boule de neige, l'opera-oggetto che dà il titolo al progetto: la neve si solleva, fluttua, si posa di nuovo. È in quel tempo sospeso — tra il gesto e la visione — che nasce la meraviglia.
L'iniziativa, curata nell'ottica di una rigenerazione poetica dello spazio urbano, intreccia linguaggi, materiali e poetiche differenti, restituendo alla città un nuovo respiro, fatto di arte, luce e partecipazione.
Marco Bagnoli – “L'albero rovesciato (Della Luce innata)” Chiostro del Museo della Collegiata di Sant'Andrea
Nel Chiostro di Sant'Andrea, il maestro empolese Marco Bagnoli presenta una delle sue emblematiche mongolfiere: L'albero rovesciato (Della Luce innata). L'opera, sospesa tra terra e cielo, rappresenta un viaggio spirituale più che fisico.
Bagnoli, che dagli anni Settanta indaga i confini tra scienza, estetica e mistica, concepisce le sue mongolfiere come soglie di passaggio. Il titolo stesso suggerisce un ribaltamento percettivo: lo sguardo non più rivolto verso l'alto, ma verso la terra — luogo di un'altra luce, quella interiore.
Curiosità: la prima mongolfiera dell'artista, L'anello mancante alla catena che non c'è (1989), fu presentata alla Fortezza da Basso di Firenze. Da allora, queste forme eteree accompagnano la sua intera ricerca come simbolo del “corpo spirituale” che cerca la distanza dal peso della materia.
David Reimondo – “Nuovi Linguaggi Determinano la Nascita di Nuovi Mondi” Piazzetta Madonna della Quiete
Sulla facciata della Piazzetta Madonna della Quiete, David Reimondo illumina la notte con segni e parole. Il suo intervento proietta un testo tratto dal Canto X dell'Inferno di Dante, accanto a grafemi del suo alfabeto inventato.
L'opera, come un poema luminoso, invita a rallentare, a “sostare” nel linguaggio per riscoprirne il mistero. Reimondo indaga da anni le radici della parola, creando un codice segnico alternativo — l'Etimografia — che mette in discussione la nostra percezione del comunicare.
Curiosità: Reimondo non crea solo nuovi segni, ma anche nuovi suoni. La sua Cromofonetica associa fonemi ai colori, proponendo un modo sinestetico e sensoriale di “parlare per immagini”.
Francesca Banchelli – “Dust to Dust” Via Spartaco Lavagnini, civico 26
All'interno della prima vetrina oscurata di Via Lavagnini, Francesca Banchelli costruisce un piccolo universo intimo. Attraverso minuscoli fori, si scorge una figura in cera e argilla, seduta, con una luce che pulsa dal petto come un respiro. La luce attraversa il vetro e illumina la strada, in un dialogo simbolico tra l'io e la collettività.
Attorno, centinaia di gocce di cristallo – Lacrime – amplificano il bagliore, moltiplicando riflessi dentro e fuori la vetrina. L'opera diventa una meditazione sull'empatia, sulla connessione tra l'interiorità umana e lo spazio pubblico.
Curiosità: l'artista ha utilizzato oltre 500 cristalli, ciascuno tagliato a mano, per costruire una costellazione di luce che “respira” con i movimenti dei passanti.
Chiara Bettazzi – “Ventagli e meraviglie” Via Spartaco Lavagnini, civico 29
La seconda tappa del percorso ci porta nel mondo di Chiara Bettazzi, che costruisce una camera delle meraviglie contemporanea. Dentro la vetrina, frammenti di oggetti, tessuti e nature morte evocano la pittura fiamminga e le antiche wunderkammer.
All'esterno, un tappeto di ventagli bianchi ondeggia dolcemente nel vento. Il ventaglio, simbolo di eleganza e mistero, diventa qui emblema di leggerezza, di desiderio e di identità mutevole.
Curiosità: il colore bianco dei ventagli è un omaggio al concetto di “pagina bianca” e al potenziale creativo che si apre ogni volta che un artista — o uno spettatore — si dispone ad accogliere il nuovo.
Marcela Castañeda Florian – “Noi Siamo” Via della Noce, civico 36
Nel suo intervento poetico e sociale, Marcela Castañeda Florian trasforma la vetrina in un altare di consapevolezza. “Com'è dentro, è fuori” recita la scritta visibile attraverso il buio. Sull'asfalto, un'altra frase, “Noi siamo”, afferma con forza l'identità collettiva dell'umanità.
L'opera prosegue in alto, tra le luci e i fili che attraversano la via: teli e frasi del Manifesto Noi Siamo, sonagli di bambù che risuonano al vento, e un'atmosfera sospesa che invita alla riflessione sulla connessione tra individuo, natura e comunità.
Curiosità: i piccoli sonagli in bambù (Arundo donax) sono realizzati a mano e producono suoni diversi in base all'intensità del vento — una sinfonia naturale che accompagna il passaggio dei visitatori.
Giovane Ceruti – “Cittadini dell'Universo” Via Spartaco Lavagnini, civico 55
L'ultimo intervento, firmato dal giovanissimo artista fiorentino Giovane Ceruti, chiude il percorso con una visione cosmica. La sua vetrina, nera e specchiante, porta una frase che ci invita a riconoscere il legame tra il nostro corpo e l'universo.
Fuori, figure colorate in poliuretano — eroi mitologici, personaggi fantastici, creature nate dall'immaginario collettivo — popolano lo spazio urbano. È un mondo di sogno e memoria che restituisce leggerezza e ironia, unendo quotidiano e infinito.
Curiosità: Ceruti ama lavorare con materiali “poveri” e sintetici, come il poliuretano espanso, che modella a mano per creare figure sospese tra gioco e visione.
Un progetto che restituisce alla città il tempo dello sguardo Boule de neige è un progetto che trasforma Empoli in un luogo di meraviglia e ascolto. Le vetrine oscurate diventano strumenti di visione: costringono a rallentare, a guardare attraverso un piccolo foro, a riabituare lo sguardo alla curiosità e al dubbio.
In un'epoca di ipercomunicazione e velocità, Boule de neige restituisce il valore del tempo lento dell'arte, del dettaglio, dell'incontro. Empoli, città della luce e della manifattura, si fa così laboratorio di poesia contemporanea, dove ogni vetrina è una finestra sull'invisibile e ogni artista una voce che ci invita — come in una boule de neige — a far cadere piano la neve e a riscoprire la meraviglia del mondo.
L'iniziativa, curata nell'ottica di una rigenerazione poetica dello spazio urbano, intreccia linguaggi, materiali e poetiche differenti, restituendo alla città un nuovo respiro, fatto di arte, luce e partecipazione.
Marco Bagnoli – “L'albero rovesciato (Della Luce innata)” Chiostro del Museo della Collegiata di Sant'Andrea
Nel Chiostro di Sant'Andrea, il maestro empolese Marco Bagnoli presenta una delle sue emblematiche mongolfiere: L'albero rovesciato (Della Luce innata). L'opera, sospesa tra terra e cielo, rappresenta un viaggio spirituale più che fisico.
Bagnoli, che dagli anni Settanta indaga i confini tra scienza, estetica e mistica, concepisce le sue mongolfiere come soglie di passaggio. Il titolo stesso suggerisce un ribaltamento percettivo: lo sguardo non più rivolto verso l'alto, ma verso la terra — luogo di un'altra luce, quella interiore.
Curiosità: la prima mongolfiera dell'artista, L'anello mancante alla catena che non c'è (1989), fu presentata alla Fortezza da Basso di Firenze. Da allora, queste forme eteree accompagnano la sua intera ricerca come simbolo del “corpo spirituale” che cerca la distanza dal peso della materia.
David Reimondo – “Nuovi Linguaggi Determinano la Nascita di Nuovi Mondi” Piazzetta Madonna della Quiete
Sulla facciata della Piazzetta Madonna della Quiete, David Reimondo illumina la notte con segni e parole. Il suo intervento proietta un testo tratto dal Canto X dell'Inferno di Dante, accanto a grafemi del suo alfabeto inventato.
L'opera, come un poema luminoso, invita a rallentare, a “sostare” nel linguaggio per riscoprirne il mistero. Reimondo indaga da anni le radici della parola, creando un codice segnico alternativo — l'Etimografia — che mette in discussione la nostra percezione del comunicare.
Curiosità: Reimondo non crea solo nuovi segni, ma anche nuovi suoni. La sua Cromofonetica associa fonemi ai colori, proponendo un modo sinestetico e sensoriale di “parlare per immagini”.
Francesca Banchelli – “Dust to Dust” Via Spartaco Lavagnini, civico 26
All'interno della prima vetrina oscurata di Via Lavagnini, Francesca Banchelli costruisce un piccolo universo intimo. Attraverso minuscoli fori, si scorge una figura in cera e argilla, seduta, con una luce che pulsa dal petto come un respiro. La luce attraversa il vetro e illumina la strada, in un dialogo simbolico tra l'io e la collettività.
Attorno, centinaia di gocce di cristallo – Lacrime – amplificano il bagliore, moltiplicando riflessi dentro e fuori la vetrina. L'opera diventa una meditazione sull'empatia, sulla connessione tra l'interiorità umana e lo spazio pubblico.
Curiosità: l'artista ha utilizzato oltre 500 cristalli, ciascuno tagliato a mano, per costruire una costellazione di luce che “respira” con i movimenti dei passanti.
Chiara Bettazzi – “Ventagli e meraviglie” Via Spartaco Lavagnini, civico 29
La seconda tappa del percorso ci porta nel mondo di Chiara Bettazzi, che costruisce una camera delle meraviglie contemporanea. Dentro la vetrina, frammenti di oggetti, tessuti e nature morte evocano la pittura fiamminga e le antiche wunderkammer.
All'esterno, un tappeto di ventagli bianchi ondeggia dolcemente nel vento. Il ventaglio, simbolo di eleganza e mistero, diventa qui emblema di leggerezza, di desiderio e di identità mutevole.
Curiosità: il colore bianco dei ventagli è un omaggio al concetto di “pagina bianca” e al potenziale creativo che si apre ogni volta che un artista — o uno spettatore — si dispone ad accogliere il nuovo.
Marcela Castañeda Florian – “Noi Siamo” Via della Noce, civico 36
Nel suo intervento poetico e sociale, Marcela Castañeda Florian trasforma la vetrina in un altare di consapevolezza. “Com'è dentro, è fuori” recita la scritta visibile attraverso il buio. Sull'asfalto, un'altra frase, “Noi siamo”, afferma con forza l'identità collettiva dell'umanità.
L'opera prosegue in alto, tra le luci e i fili che attraversano la via: teli e frasi del Manifesto Noi Siamo, sonagli di bambù che risuonano al vento, e un'atmosfera sospesa che invita alla riflessione sulla connessione tra individuo, natura e comunità.
Curiosità: i piccoli sonagli in bambù (Arundo donax) sono realizzati a mano e producono suoni diversi in base all'intensità del vento — una sinfonia naturale che accompagna il passaggio dei visitatori.
Giovane Ceruti – “Cittadini dell'Universo” Via Spartaco Lavagnini, civico 55
L'ultimo intervento, firmato dal giovanissimo artista fiorentino Giovane Ceruti, chiude il percorso con una visione cosmica. La sua vetrina, nera e specchiante, porta una frase che ci invita a riconoscere il legame tra il nostro corpo e l'universo.
Fuori, figure colorate in poliuretano — eroi mitologici, personaggi fantastici, creature nate dall'immaginario collettivo — popolano lo spazio urbano. È un mondo di sogno e memoria che restituisce leggerezza e ironia, unendo quotidiano e infinito.
Curiosità: Ceruti ama lavorare con materiali “poveri” e sintetici, come il poliuretano espanso, che modella a mano per creare figure sospese tra gioco e visione.
Un progetto che restituisce alla città il tempo dello sguardo Boule de neige è un progetto che trasforma Empoli in un luogo di meraviglia e ascolto. Le vetrine oscurate diventano strumenti di visione: costringono a rallentare, a guardare attraverso un piccolo foro, a riabituare lo sguardo alla curiosità e al dubbio.
In un'epoca di ipercomunicazione e velocità, Boule de neige restituisce il valore del tempo lento dell'arte, del dettaglio, dell'incontro. Empoli, città della luce e della manifattura, si fa così laboratorio di poesia contemporanea, dove ogni vetrina è una finestra sull'invisibile e ogni artista una voce che ci invita — come in una boule de neige — a far cadere piano la neve e a riscoprire la meraviglia del mondo.






