Empoli, referendum senza quorum: e ora chiediamoci quanto valgono politicamente questi numeri
09-11-2025 23:47 - Opinioni
Niente quorum. Il primo referendum comunale della storia di Empoli si è chiuso senza raggiungere il traguardo minimo del 50 per cento più uno degli aventi diritto. Servivano almeno 21.579 votanti su 43.156 iscritti, una platea più ampia del solito perché, in questa occasione, erano chiamati alle urne anche i cittadini stranieri residenti in città, calcolati intorno ai settemila
Alle urne si sono presentati in 12.292, pari al 28,48% del corpo elettorale. Troppo pochi, dunque, per rendere valida la consultazione che chiedeva ai cittadini se abrogare o meno la delibera con cui il Comune di Empoli, nell'ottobre 2022, aveva aderito al progetto Multiutility Toscana, la società che riunisce acqua, rifiuti e gas, destinata — nelle intenzioni dei promotori — alla quotazione in borsa per reperire risorse e finanziare gli investimenti futuri.
Alle urne si sono presentati in 12.292, pari al 28,48% del corpo elettorale. Troppo pochi, dunque, per rendere valida la consultazione che chiedeva ai cittadini se abrogare o meno la delibera con cui il Comune di Empoli, nell'ottobre 2022, aveva aderito al progetto Multiutility Toscana, la società che riunisce acqua, rifiuti e gas, destinata — nelle intenzioni dei promotori — alla quotazione in borsa per reperire risorse e finanziare gli investimenti futuri.
Il referendum, indetto lo scorso settembre con decreto del sindaco dopo una raccolta di oltre 4mila firme, chiedeva ai cittadini se abrogare la delibera del 2022 con cui il Comune aveva conferito le proprie quote nei servizi idrici e dei rifiuti alla nuova Multiutility, partecipata da Alia e destinata — nelle intenzioni dei promotori — anche alla quotazione in borsa.
Come prevedibile, tra chi ha votato, il consenso per il Sì è stato quasi unanime: 96,61% (11.875 voti), contro un 3,02% di No (371 voti), con 21 schede bianche e 25 nulle. L'astensione ha rappresentato, di fatto, un “No silenzioso”, o meglio una forma di opposizione implicita che ha evitato di validare la consultazione e far pesare l'abrogazione.
Formalmente, il referendum è nullo. Politicamente, però, non si può dire irrilevante.
Perché quasi un empolese su tre ha sentito il bisogno di esprimersi su un tema complesso, tecnico e tutt'altro che popolare, in un contesto di generale disaffezione alla politica.
È un dato che, in rapporto ai livelli di partecipazione registrati negli ultimi anni, merita una riflessione più ampia.
Alle regionali del 12 e 13 ottobre scorsi l'affluenza a Empoli si era attestata al 51,09% (18.013 votanti), con il presidente Giani che aveva raccolto 10.713 voti.
Alle amministrative dell'8 e 9 giugno 2024, si era arrivati al 66,11% al primo turno (23.912 votanti) e al 46,06% al ballottaggio (16.643 votanti), con il sindaco Mantellassi rieletto con 9.589 voti al secondo turno.
Numeri più alti, certo, ma su un totale di 36.136 aventi diritto, molto inferiore rispetto ai 43.156 di oggi. In proporzione, dunque, il dato referendario non è poi così marginale.
È anche vero che la giunta ha scelto la via del silenzio, non dando indicazioni ai propri elettori su come comportarsi, e che la campagna per il Sì — promossa da comitati civici e forze di opposizione — si è svolta con mezzi limitati e un tema difficile da comunicare. Ma il risultato, per quanto insufficiente a produrre effetti giuridici, segna una partecipazione reale e motivata, che ha trovato la sua eco in migliaia di cittadini.
Osservando i dati sezione per sezione, emergono alcune differenze interessanti.
Le percentuali di affluenza più alte si sono registrate alla sezione 26 (ex scuola di Monterappoli) con il 41,62%, alla sezione 33 (scuola primaria Don Bosco di Pontorme) con il 40,16%, e alla sezione 7 (asilo nido Cortenuova) con il 37,98%.
All'estremo opposto, la partecipazione più bassa è stata nella sezione 8 (Palazzo delle Esposizioni) con appena 14,83%, seguita dalla sezione 1 (19,77%) e dalla 18 (ex scuola di Pontorme, 21,46%).
Quanto al voto, in sei sezioni (12, 15, 20, 23, 26 e 33) il Sì ha superato il 98%, con punte massime nella sezione 15 (Palazzo Comunale, 99,05%), nella 20 (scuola media Busoni, 99%) e nella 23 (ex scuola Casenuove, 98,6%). Le percentuali più basse si sono comunque mantenute sopra il 93%.
Il miglior risultato del No è arrivato nella sezione 19, con 24 voti .
Al di là dei numeri, resta la questione politica.
Chi sosteneva l'abrogazione può rivendicare di aver portato al voto tre volte il numero dei firmatari della petizione iniziale: un segnale di partecipazione civica tutt'altro che scontato.
Chi invece ha scelto l'astensione può leggere il mancato quorum come una conferma della solidità del progetto Multiutility, un “via libera” implicito a proseguire lungo la strada della realizzazione del progetto. Anche se, ad onor del vero, dobbiamo segnalare il fatto che, sulla rupubblicizzazione dell'acqua, si sta discutendo a ogni livello politico: da Giani in Regione a Funaro, sindaca di Firenze (il Comune che, insieme a Prato ha il peso specifico più importante all'interno dell'assemblea della Multiutility). E anche a Empoli un atto politico, in questa direzione, è stato compiuto in uno degli ultimi consigli comunali, con un ordine del giorno presentato da Sinistra Italiana che impegna questa giunta a non percorrere la strada della quotazione i Borsa per l'azienda dei servizi.
Empoli ha sperimentato per la prima volta l'istituto del referendum comunale e lo ha fatto su un tema cruciale, quello della gestione dei beni comuni, che tocca sensibilità diverse e richiama un'idea di democrazia partecipata ancora in costruzione.
E il risultato non chiude la discussione, ma la sposta sul terreno politico: quanto vale, oggi, la voce di 12mila cittadini?
E quanto pesa, invece, il silenzio di chi ha scelto di non pronunciarsi?
Perché, al di là delle percentuali, il messaggio resta chiaro: Empoli ha provato a riaccendere la partecipazione, e se il quorum non è stato raggiunto, la domanda di ascolto e di confronto è tutt'altro che spenta.
Il referendum, lo abbiamo detto: è nullo. Ma non per questo irrilevante. Perché ora la domanda è un'altra: quale significato politico attribuire a questi numeri?
Chi sosteneva l'abrogazione può rivendicare di aver portato al voto tre volte il numero dei firmatari della petizione iniziale: un segnale di partecipazione civica tutt'altro che scontato.
Chi invece ha scelto l'astensione può leggere il mancato quorum come una conferma della solidità del progetto Multiutility, un “via libera” implicito a proseguire lungo la strada della realizzazione del progetto. Anche se, ad onor del vero, dobbiamo segnalare il fatto che, sulla rupubblicizzazione dell'acqua, si sta discutendo a ogni livello politico: da Giani in Regione a Funaro, sindaca di Firenze (il Comune che, insieme a Prato ha il peso specifico più importante all'interno dell'assemblea della Multiutility). E anche a Empoli un atto politico, in questa direzione, è stato compiuto in uno degli ultimi consigli comunali, con un ordine del giorno presentato da Sinistra Italiana che impegna questa giunta a non percorrere la strada della quotazione i Borsa per l'azienda dei servizi.
Empoli ha sperimentato per la prima volta l'istituto del referendum comunale e lo ha fatto su un tema cruciale, quello della gestione dei beni comuni, che tocca sensibilità diverse e richiama un'idea di democrazia partecipata ancora in costruzione.
E il risultato non chiude la discussione, ma la sposta sul terreno politico: quanto vale, oggi, la voce di 12mila cittadini?
E quanto pesa, invece, il silenzio di chi ha scelto di non pronunciarsi?
Perché, al di là delle percentuali, il messaggio resta chiaro: Empoli ha provato a riaccendere la partecipazione, e se il quorum non è stato raggiunto, la domanda di ascolto e di confronto è tutt'altro che spenta.
Il referendum, lo abbiamo detto: è nullo. Ma non per questo irrilevante. Perché ora la domanda è un'altra: quale significato politico attribuire a questi numeri?







