Giacomo Cucini (Pd): "La politica come servizio, non come professione"
20-09-2025 16:50 - ELEZIONI REGIONALI 2025 - TACCUINO ELETTORALE
di Emilio Chiorazzo
La sua passione – per l'Empolese-Valdelsa e per la gente che la abita emerge in ogni risposta, come se ogni decisione presa, ogni passo compiuto, fosse un atto di ascolto e di cura. In questa intervista, Cucini ci racconta la sua storia, le sfide affrontate in questi anni di amministrazione e la visione per il futuro della Valdelsa e della Toscana. Offre spunti di riflessione su un mondo che cambia, sulle difficoltà quotidiane e su come la politica possa rispondere concretamente alle sfide del nostro tempo.
Con le esperienze maturate fin qui e uno sguardo rivolto al futuro, Giacomo Cucini continua a scommettere sul cambiamento, sul rinnovamento, ma con la consapevolezza che ogni passo avanti deve essere fatto con intelligenza e rispetto per il passato. La sua è una politica che non ha paura di confrontarsi con le difficoltà, ma che crede profondamente nella forza delle comunità e nell'importanza di dare risposte concrete alle preoccupazioni quotidiane delle persone.
Giacomo, partiamo dall'inizio: cosa l'ha spinto ad entrare in politica?
La passione politica l'ho sempre avuta, più o meno da quando ero ragazzo. La nascita del Partito Democratico è avvenuta quando avevo 24-25 anni e in quel momento c'era un forte bisogno di rinnovamento, di forze giovani. Mi chiesero quasi come una scommessa di entrare in lista per il consiglio comunale: accettai e risultai il secondo degli eletti. Andrea Campinoti, il sindaco di allora, mi scelse come assessore. Poiho fatto le primarie da sindaco e ho avuto la fortuna e l'onore di ricoprire il ruolo di primo cittadino di Certaldo per dieci anni, sempre con grande passione e capacità di ascolto.
Dopo due mandati da sindaco, cos'è che le dà la forza di impegnarsi ancora?
Mi sono trovato in un momento in cui tante persone, a Certaldo e non solo, mi chiedevano di continuare a dare un contributo al territorio. Nel frattempo avevo strutturato anche la mia vita personale e professionale: credo che la politica non debba essere una professione, ma un servizio. Riflettendo su questo, ho trovato un forte senso di unità nel ragionamento che il Partito Democratico della Valdelsa ha fatto, un percorso condiviso con Brenda Barnini che punta sugli obiettivi e le priorità del territorio. Mi è stato chiesto di far parte di questo progetto e non potevo dire di no.
Parla di rinnovamento nella politica: è davvero avvenuto?
Sì, credo di sì. Quando mi candidai eravamo tanti ragazzi e ragazze: io stesso sono diventato assessore a 25 anni e sindaco a 29, uno dei più giovani
per Certaldo. Ma il rinnovamento va fatto con intelligenza, non con la “rottamazione” a tutti i costi. Ho sempre creduto nel ricambio, mantenendo però l'equilibrio tra giovani e persone con esperienza. Se il rinnovamento si fa con razionalità, ci credo molto: nell'Empolese Valdelsa dimostriamo di poterlo e saperlo fare anche alla disponibilità di chi ha già dato un contributo. E in questo Enrico Sostegni (nella foto a sinistra, al centro tra Cucini e Barnini) va citato, rispetto a tanti altri che hanno fatto scelte diverse lui ha contribuito a far sì che questa Federazione potesse scommettere anche su questo rinnovamento
Qual è il valore che pensa di portare in questo nuovo percorso accanto a Brenda Barnini?
Porto innanzitutto un'esperienza amministrativa solida. Io e Brenda siamo forti di questa esperienza. Fare il sindaco ti dà un bagaglio importante per affrontare una realtà complessa come quella regionale, fatta di programmazione e leggi che incidono sulla vita quotidiana. Inoltre porto una sensibilità politica che nasce da un territorio unito ma anche ricco di differenze: io e Brenda veniamo da percorsi e sensibilità diverse, provenienti da aree geografiche unite e compatte ma anche differenti nelle peculiarità. E siamo la voce di questi territori. E questo è un valore aggiunto.
Su quali temi intende concentrare il suo impegno?
Ci sono tre grandi priorità: welfare, casa e lavoro. Sul welfare dobbiamo adeguare i servizi alla società che cambia, con una popolazione sempre più anziana. La Toscana sta affrontando sfide significative, come l'invecchiamento della popolazione. Servono più posti per la non autosufficienza, RSA accessibili, con liste di attesa meno lunghe e un'offerta tariffaria uniforme sul territorio. Per quel che riguarda la casa, oggi non c'è solo chi non ha reddito, ma anche una fascia “grigia” di persone in povertà relativa che non rientra nelle tutele dei servizi sociali e fatica ad avere un ruolo sul mercato privato.
E su questa questione, l'abitare, quali sono i progetti politici sui quali impegnarsi?
L'abitare è un tema fondamentale. Abbiamo una fascia crescente di persone che non riescono ad accedere né al mercato immobiliare né ai servizi sociali e che prima, invece, riusciva, seppure a fatica, ad avere la possibilità di acquistare o affittare una casa. Serve un piano casa rinnovato che aiuti questa nuova fascia di disagio sociale che si è formata e che pensi ai nuovi bisogni e anche alla connessione con i servizi pubblici che abbiamo. Se si fa un affitto calmierato va fatto vicino al trasporto pubblico, a servizi importanti, altrimenti le difficoltà poi si travasano in altri settori. Ma anche il tema dei giovani, che rappresentano un'altra delle novità sociali: i giovani toscani fino a poco tempo fa non partivano in massa. Pensavamo a questo come un fenomeno solo del nostro Sud, invece, anche i nostri ragazzi se ne vanno altrove, fuori regione, fuori Paese. Dobbiamo intervenire, a partire da quelli che studiano, con alloggi accessibili nel loro costo: il piano casa deve rispondere anche a questo, a dare ai giovani la possibnilità di una autonomia, di crearsi un futuro.
Giacomo Cucini ha dedicato più della metà degli anni della sua vita alla politica, sempre con la stessa passione e determinazione. Ex sindaco di Certaldo, ha guidato la sua comunità per due mandati, dal 2014 al 2024, un'esperienza che gli ha permesso di entrare in contatto diretto con le persone e i loro bisogni. "La politica non è una professione, è un servizio", dice con convinzione, e proprio con questo spirito si è nuovamente messo in gioco, spinto proprio dal territorio, candidandosi alle elezioni regionali toscane del 12 e 13 ottobre, insieme a Brenda Barnini.
La sua passione – per l'Empolese-Valdelsa e per la gente che la abita emerge in ogni risposta, come se ogni decisione presa, ogni passo compiuto, fosse un atto di ascolto e di cura. In questa intervista, Cucini ci racconta la sua storia, le sfide affrontate in questi anni di amministrazione e la visione per il futuro della Valdelsa e della Toscana. Offre spunti di riflessione su un mondo che cambia, sulle difficoltà quotidiane e su come la politica possa rispondere concretamente alle sfide del nostro tempo.
Con le esperienze maturate fin qui e uno sguardo rivolto al futuro, Giacomo Cucini continua a scommettere sul cambiamento, sul rinnovamento, ma con la consapevolezza che ogni passo avanti deve essere fatto con intelligenza e rispetto per il passato. La sua è una politica che non ha paura di confrontarsi con le difficoltà, ma che crede profondamente nella forza delle comunità e nell'importanza di dare risposte concrete alle preoccupazioni quotidiane delle persone.
Giacomo, partiamo dall'inizio: cosa l'ha spinto ad entrare in politica?
La passione politica l'ho sempre avuta, più o meno da quando ero ragazzo. La nascita del Partito Democratico è avvenuta quando avevo 24-25 anni e in quel momento c'era un forte bisogno di rinnovamento, di forze giovani. Mi chiesero quasi come una scommessa di entrare in lista per il consiglio comunale: accettai e risultai il secondo degli eletti. Andrea Campinoti, il sindaco di allora, mi scelse come assessore. Poiho fatto le primarie da sindaco e ho avuto la fortuna e l'onore di ricoprire il ruolo di primo cittadino di Certaldo per dieci anni, sempre con grande passione e capacità di ascolto.
Dopo due mandati da sindaco, cos'è che le dà la forza di impegnarsi ancora?
Mi sono trovato in un momento in cui tante persone, a Certaldo e non solo, mi chiedevano di continuare a dare un contributo al territorio. Nel frattempo avevo strutturato anche la mia vita personale e professionale: credo che la politica non debba essere una professione, ma un servizio. Riflettendo su questo, ho trovato un forte senso di unità nel ragionamento che il Partito Democratico della Valdelsa ha fatto, un percorso condiviso con Brenda Barnini che punta sugli obiettivi e le priorità del territorio. Mi è stato chiesto di far parte di questo progetto e non potevo dire di no.
Parla di rinnovamento nella politica: è davvero avvenuto?
Sì, credo di sì. Quando mi candidai eravamo tanti ragazzi e ragazze: io stesso sono diventato assessore a 25 anni e sindaco a 29, uno dei più giovani

Qual è il valore che pensa di portare in questo nuovo percorso accanto a Brenda Barnini?
Porto innanzitutto un'esperienza amministrativa solida. Io e Brenda siamo forti di questa esperienza. Fare il sindaco ti dà un bagaglio importante per affrontare una realtà complessa come quella regionale, fatta di programmazione e leggi che incidono sulla vita quotidiana. Inoltre porto una sensibilità politica che nasce da un territorio unito ma anche ricco di differenze: io e Brenda veniamo da percorsi e sensibilità diverse, provenienti da aree geografiche unite e compatte ma anche differenti nelle peculiarità. E siamo la voce di questi territori. E questo è un valore aggiunto.
Su quali temi intende concentrare il suo impegno?
Ci sono tre grandi priorità: welfare, casa e lavoro. Sul welfare dobbiamo adeguare i servizi alla società che cambia, con una popolazione sempre più anziana. La Toscana sta affrontando sfide significative, come l'invecchiamento della popolazione. Servono più posti per la non autosufficienza, RSA accessibili, con liste di attesa meno lunghe e un'offerta tariffaria uniforme sul territorio. Per quel che riguarda la casa, oggi non c'è solo chi non ha reddito, ma anche una fascia “grigia” di persone in povertà relativa che non rientra nelle tutele dei servizi sociali e fatica ad avere un ruolo sul mercato privato.
E su questa questione, l'abitare, quali sono i progetti politici sui quali impegnarsi?
L'abitare è un tema fondamentale. Abbiamo una fascia crescente di persone che non riescono ad accedere né al mercato immobiliare né ai servizi sociali e che prima, invece, riusciva, seppure a fatica, ad avere la possibilità di acquistare o affittare una casa. Serve un piano casa rinnovato che aiuti questa nuova fascia di disagio sociale che si è formata e che pensi ai nuovi bisogni e anche alla connessione con i servizi pubblici che abbiamo. Se si fa un affitto calmierato va fatto vicino al trasporto pubblico, a servizi importanti, altrimenti le difficoltà poi si travasano in altri settori. Ma anche il tema dei giovani, che rappresentano un'altra delle novità sociali: i giovani toscani fino a poco tempo fa non partivano in massa. Pensavamo a questo come un fenomeno solo del nostro Sud, invece, anche i nostri ragazzi se ne vanno altrove, fuori regione, fuori Paese. Dobbiamo intervenire, a partire da quelli che studiano, con alloggi accessibili nel loro costo: il piano casa deve rispondere anche a questo, a dare ai giovani la possibnilità di una autonomia, di crearsi un futuro.
E poi c'è il lavoro:una delle questioni più urgenti.
La Valdelsa, e più in generale la Toscana, ha bisogno di un piano per la reindustrializzazione, ma non possiamo pensare di farlo senza tenere conto delle vocazioni specifiche dei territori. Dobbiamo capire le nuove vocazioni produttive legate a sfide ambientali e tecnologiche. Non possiamo offrire solo lavoro nei servizi, che spesso è precario e povero. Per questo servono infrastrutture, come il potenziamento della 429 e della 436, un trasporto pubblico più efficiente, una rete ferroviaria migliore. È assolutamente fondamentale. Per creare nuove opportunità di lavoro e per rendere la Toscana più competitiva, dobbiamo prima di tutto migliorare le infrastrutture. La Valdelsa, ad esempio, è un territorio che ha bisogno di una migliore connessione ferroviaria e stradale. È inaccettabile che ci siano aree dove le persone non riescono ad arrivare al lavoro o a fare una visita specialistica per mancanza di trasporti. L'efficienza del trasporto pubblico è una priorità per facilitare la vita quotidiana dei cittadini, e dobbiamo investire in questo settore. E poi serve una battaglia per un salario minimo, almeno negli appalti pubblici.
E la sanità, che pesa per l'80% del bilancio regionale?
È il tema più urgente. La sanità toscana resta di grande qualità, ma i tempi di attesa sono troppo lunghi e le distanze da percorrere per accedere ai servizi spesso eccessive, soprattutto nelle aree interne. Bisogna potenziare la sanità territoriale, ridurre le liste d'attesa e garantire servizi di base anche nei piccoli comuni. Un passo importante è la sperimentazione dello psicologo di base e della guardia medica pediatrica.
Con Brenda Barnini avete fatto una campagna di ascolto pre-elettorale, per capire le necessità delle persone, le esigenze e le urgenze che avrebbero dovuto far parte del programma del Partito Democratico. Cosa emerge di più ascoltando i cittadini?
La parola chiave è preoccupazione. Preoccupazione dei genitori per il futuro dei figli, soprattutto se con disabilità. Preoccupazione dei giovani che vorrebbero costruirsi un futuro ma non sanno da che parte cominciare. Preoccupazione per la mancanza di sicurezza, di lavoro stabile, di servizi vicini. E anche un crescente disagio sociale: penso ai ragazzi che si chiudono nelle loro stanze con la tecnologia. E i temi che ho citato sui quali porre la nostra attenzione di politici, nascono da qui: dare risposte concrete a queste ansie.
Guardando al quadro più ampio, che Toscana vede e come la immagina nel futuro più immediato?
La Toscana è un pezzo d'Italia e d'Europa, vive i grandi cambiamenti globali e non può isolarsi. Ma può dare l'esempio, come ha fatto sul fine vita o sul salario minimo e su alcune regole per contrastare l'over tourism. Credo che la politica regionale debba avere il coraggio di andare “contro corrente”, in un momento in cui guerre e conflitti rischiano di essere normalizzati nel linguaggio e nelle scelte quotidiane. Servono scelte che mettano al centro le persone, i diritti e la pace.
In una frase, cos'è per lei la politica?
La politica è un servizio. Non una carriera, non un mestiere, ma la possibilità di dare qualcosa al proprio territorio e alle persone che lo abitano. La politica ha un enorme impatto sulla vita delle persone, e penso che dobbiamo essere al servizio della comunità. Quando ho deciso di candidarmi alle regionali, lo avevo già fatto in passato con la stessa motivazione: rispondere alle richieste delle persone. L'impegno che ci metto è sempre quello di migliorare la vita della mia comunità e dare delle risposte concrete, soprattutto in momenti di grande cambiamento sociale e economico.
La Valdelsa, e più in generale la Toscana, ha bisogno di un piano per la reindustrializzazione, ma non possiamo pensare di farlo senza tenere conto delle vocazioni specifiche dei territori. Dobbiamo capire le nuove vocazioni produttive legate a sfide ambientali e tecnologiche. Non possiamo offrire solo lavoro nei servizi, che spesso è precario e povero. Per questo servono infrastrutture, come il potenziamento della 429 e della 436, un trasporto pubblico più efficiente, una rete ferroviaria migliore. È assolutamente fondamentale. Per creare nuove opportunità di lavoro e per rendere la Toscana più competitiva, dobbiamo prima di tutto migliorare le infrastrutture. La Valdelsa, ad esempio, è un territorio che ha bisogno di una migliore connessione ferroviaria e stradale. È inaccettabile che ci siano aree dove le persone non riescono ad arrivare al lavoro o a fare una visita specialistica per mancanza di trasporti. L'efficienza del trasporto pubblico è una priorità per facilitare la vita quotidiana dei cittadini, e dobbiamo investire in questo settore. E poi serve una battaglia per un salario minimo, almeno negli appalti pubblici.
E la sanità, che pesa per l'80% del bilancio regionale?
È il tema più urgente. La sanità toscana resta di grande qualità, ma i tempi di attesa sono troppo lunghi e le distanze da percorrere per accedere ai servizi spesso eccessive, soprattutto nelle aree interne. Bisogna potenziare la sanità territoriale, ridurre le liste d'attesa e garantire servizi di base anche nei piccoli comuni. Un passo importante è la sperimentazione dello psicologo di base e della guardia medica pediatrica.
Con Brenda Barnini avete fatto una campagna di ascolto pre-elettorale, per capire le necessità delle persone, le esigenze e le urgenze che avrebbero dovuto far parte del programma del Partito Democratico. Cosa emerge di più ascoltando i cittadini?
La parola chiave è preoccupazione. Preoccupazione dei genitori per il futuro dei figli, soprattutto se con disabilità. Preoccupazione dei giovani che vorrebbero costruirsi un futuro ma non sanno da che parte cominciare. Preoccupazione per la mancanza di sicurezza, di lavoro stabile, di servizi vicini. E anche un crescente disagio sociale: penso ai ragazzi che si chiudono nelle loro stanze con la tecnologia. E i temi che ho citato sui quali porre la nostra attenzione di politici, nascono da qui: dare risposte concrete a queste ansie.
Guardando al quadro più ampio, che Toscana vede e come la immagina nel futuro più immediato?
La Toscana è un pezzo d'Italia e d'Europa, vive i grandi cambiamenti globali e non può isolarsi. Ma può dare l'esempio, come ha fatto sul fine vita o sul salario minimo e su alcune regole per contrastare l'over tourism. Credo che la politica regionale debba avere il coraggio di andare “contro corrente”, in un momento in cui guerre e conflitti rischiano di essere normalizzati nel linguaggio e nelle scelte quotidiane. Servono scelte che mettano al centro le persone, i diritti e la pace.
In una frase, cos'è per lei la politica?
La politica è un servizio. Non una carriera, non un mestiere, ma la possibilità di dare qualcosa al proprio territorio e alle persone che lo abitano. La politica ha un enorme impatto sulla vita delle persone, e penso che dobbiamo essere al servizio della comunità. Quando ho deciso di candidarmi alle regionali, lo avevo già fatto in passato con la stessa motivazione: rispondere alle richieste delle persone. L'impegno che ci metto è sempre quello di migliorare la vita della mia comunità e dare delle risposte concrete, soprattutto in momenti di grande cambiamento sociale e economico.