Giovani a rischio: un allarme sociale nel nostro territorio
24-01-2025 11:35 - Opinioni
di Franco Pescali
Nel nostro circondario, la gioventù si trova sempre più al centro di preoccupanti fenomeni che richiedono una riflessione collettiva. Le cronache locali riportano con crescente frequenza episodi di violenza tra minori, risse in cui l’utilizzo di coltelli diventa tristemente comune, e un aumento del consumo di alcol e sostanze stupefacenti. Di fronte a questa situazione, appare evidente che la repressione, da sola, non è una soluzione sufficiente. Per affrontare efficacemente il problema, dobbiamo chiederci: da dove nasce questo disagio?
Le radici del problema
Alcuni segnali di allarme sono sotto gli occhi di tutti. In primo luogo, la dispersione scolastica. Secondo i dati dell'Osservatorio Regionale Educazione e Istruzione, l’Empolese Valdelsa si trova, per ben tre volte nell’ultimo quinquennio, tra le aree con i peggiori valori relativi alla frequenza irregolare ai corsi di studio, alle bocciature scolastiche e ai bassi risultati in alcune materie chiave. Questi fattori spesso conducono ad un abbandono prematuro del percorso scolastico, privando i giovani di opportunità e prospettive.
Un altro aspetto critico riguarda i minori migranti non accompagnati. Nonostante il lodevole impegno di alcune ONG e istituzioni religiose, la gestione di questi ragazzi è spesso frammentata e limitata a un approccio burocratico. La mancanza di percorsi scolastici e formativi dedicati e di un’accoglienza mirata al loro inserimento sociale li spinge verso la marginalità e, in molti casi, verso la criminalità.
Infine, il disagio psicologico, amplificato dalla pandemia da Covid-19, rappresenta un altro campanello d’allarme. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani, dopo gli incidenti stradali. A questo si aggiungono segnali di malessere quali l’abuso di droghe, il consumo eccessivo di alcol e l’uso compulsivo dei social media.
Un cambio di passo necessario
È evidente che non possiamo limitarci a rispondere a questi problemi con misure repressive. Serve un approccio integrato e coordinato che coinvolga famiglie, scuole, istituzioni locali, associazioni e giovani stessi. Alcune possibili azioni includono:
1. Potenziare il sistema educativo: Investire in programmi di prevenzione della dispersione scolastica e offrire supporto personalizzato agli studenti in difficoltà.
2. Supportare i minori migranti: Creare percorsi formativi e di integrazione che li aiutino a costruire un futuro lontano dalla marginalità.
3. Promuovere il benessere psicologico: Incrementare i servizi di supporto psicologico per i giovani, nelle scuole e sul territorio. Questo servizio dovrebbe essere parte integrante anche per i giovani migranti che spesso hanno vissuto esperienze drammatiche durante detenzioni e i viaggi.
4. Sensibilizzare e coinvolgere: Organizzare campagne di sensibilizzazione sui rischi legati al consumo di alcol e droghe e promuovere attività che offrano ai ragazzi alternative positive e stimolanti.
Conclusione
La nostra comunità non può rimanere indifferente.
La situazione richiede un impegno corale per costruire un futuro migliore per i nostri giovani, offrendo loro opportunità, supporto e modelli positivi. Solo affrontando le cause profonde del disagio potremo prevenire ulteriori tragedie e restituire speranza alla nuova generazione.
“Non esiste un futuro per una società che abbandona i propri giovani”: facciamo in modo che questa frase non diventi la nostra realtà.