Il mistero del proiettile nella statua della Vittoria Alata
22-06-2025 10:57 - Cronaca
Un proiettile conficcato nel fianco destro. Per metà è dentro il corpo, per il resto emerge dal busto bronzeo della statua della Vittoria Alata di piazza della Vittoria. Un proiettile al quale è legato un mistero: da dove proviene? E' eredità della seconda guerra mondiale? E' un colpo esploso chssà quando e chissà da chi, verso la statua? Oppure è un monito indirizzato ai posteri, voluto dagli autori dell'opera?
A scoprilo – o meglio a individuarlo – è stato il fotografo Nilo Capretti che ha avuto la possibilità di documentare, con il suo obiettivo fotografico e i suoi occhi, le fasi del restauro di questa imponente signora che se ne sta lì, da cento anni.
E' stata, infatti, collocata e inaugurata in quella che, fino a quel momento si chiamava piazza Vittorio Emanuele (e ancor prima piazza del bestiame o Campaccio), nel 1925. Un secolo esatti il 21 giugno. E da quel giorno, ogni empolese indicava quel luogo come piazza della Vittoria, riferendosi alla statua, al punto che nel 1943, fu ufficialmente nominata così. Come vollero i cittadini.
Queste e tante altre storie e aneddoti legati alla Vittoria Alata sono racchiuse nel volume “Cento anni sulle ali della Vittoria” che Rossana Ragionieri, giornalista e scrittrice, oltre che presidente dell'Associazione turistica Pro Empoli e Nilo Capretti, fotografo, hanno dato alle stampe e che è stato presentato nella sala Tassinari della Biblioteca comunale Renato Fucini.
Alla prsentazione del volume ( ricco di immagini, documenti e scritti che riguardano la stuatua, il concorso indetto per realizzarla ed altre curiosità) erano presenti il sindaco di Empoli Alessio Mantellassi e l'assessore alla cultura Matteo Bensi che hanno offerto, nei loro interventi spunti sul valore simbolico, storico e identitario di questo monumento.
«Il libro celebra la statua non solo come opera d'arte, ma come vero e proprio “luogo vivente” della città» hanno detto, parlando di una inattualità
apparente della Vittoria alata (monumento dedicato alla glorificazione della vittoria nel primo conflitto mondiale), «Un simbolo nato da un contesto retorico e ideologico lontano, quello del primo Novecento e dell'epoca fascista, eppure ancora capace di parlare alla comunità empolese, di raccoglierla attorno a valori universali come la pace, la memoria, l'unità e il rifiuto della guerra».
«È un luogo di incontro, manifestazione, scambio, partecipazione. E da tutti è riconosciuta come un simbolo di Empoli. – hanno spiegato i due rappresentanti dell'amministrazione comunale - Una statua che ha saputo farsi piazza. Non è un caso che, ancor prima della sua intitolazione ufficiale nel 1943, l'allora piazza Vittorio Emanuele fosse già chiamata dagli empolesi “Piazza della Vittoria” fin dalla collocazione del monumento nel 1925. Un dato che, emerso dalle ultime ricerche, restituisce anche la forza dell'immaginario popolare nel costruire l'identità urbana».
Ma ciò che rende questa statua «davvero unica – ha ricordato Bensi – è la sua materialità parlante: la Vittoria Alata è infatti realizzata fondendo armamenti e artiglieria pesante degli eserciti austro-ungarici, rendendola così una memoria tangibile della guerra, della sua brutalità e del prezzo umano che ha comportato. È come se avesse una sorta di radioattività simbolica una vibrazione che ancora oggi trasmette il senso della paura, della disfatta e, al contempo, della speranza di vittoria e di unità».
Un ruolo, quello della Vittoria, che si arricchisce anche grazie alla vicenda compositiva che la precedette: il concorso pubblico, i 17 bozzetti esposti nella sala maggiore della biblioteca comunale, l'interesse e la partecipazione della cittadinanza. Tra quei bozzetti, anche quello di Marino Marini, «che non vinse – ha sottolineato l'assessore alla cultura - ma segnò comunque un passaggio importante nella storia artistica della città».
Purtroppo si è persa traccia delle immagini di quei bozzetti, probabilmente restituiti ai legittimi proprietari all'epoca. Ma rimane una ricca eredità di nomi s di stili che sono anche preziosi strumenti didattici e spunti di riflessione sulla storia locale, sulle sue ombre e sulle sue luci.
«I nomi dati ai bozzetti – ha sottolineato Bensi – raccontano da soli la retorica bellica dell'epoca. Sono veri documenti storici, che potrebbero aiutare a far riflettere le nuove generazioni sul clima culturale e politico di quegli anni.»
Da qui l'idea, lanciata dal sindaco Alessio Mantellassi di costruire un itinerario ideale e reale, a partire dalle tracce lasciate dall'autore della statua, Manetti, Enon solo a Empoli ma anche nel territorio circostante. Un percorso che potrebbe restituire senso e continuità alla memoria artistica e civica della città, in un dialogo costante tra passato e presente.
Il lavoro svolto da Rossana Ragionieri e Nilo Capretti, al quale va aggiunta la collaborazione di Silvano Salvadori, è un punto di partenza prezioso per ulteriori ricerche, studi e approfondimenti.

E' stata, infatti, collocata e inaugurata in quella che, fino a quel momento si chiamava piazza Vittorio Emanuele (e ancor prima piazza del bestiame o Campaccio), nel 1925. Un secolo esatti il 21 giugno. E da quel giorno, ogni empolese indicava quel luogo come piazza della Vittoria, riferendosi alla statua, al punto che nel 1943, fu ufficialmente nominata così. Come vollero i cittadini.
Queste e tante altre storie e aneddoti legati alla Vittoria Alata sono racchiuse nel volume “Cento anni sulle ali della Vittoria” che Rossana Ragionieri, giornalista e scrittrice, oltre che presidente dell'Associazione turistica Pro Empoli e Nilo Capretti, fotografo, hanno dato alle stampe e che è stato presentato nella sala Tassinari della Biblioteca comunale Renato Fucini.
Alla prsentazione del volume ( ricco di immagini, documenti e scritti che riguardano la stuatua, il concorso indetto per realizzarla ed altre curiosità) erano presenti il sindaco di Empoli Alessio Mantellassi e l'assessore alla cultura Matteo Bensi che hanno offerto, nei loro interventi spunti sul valore simbolico, storico e identitario di questo monumento.
«Il libro celebra la statua non solo come opera d'arte, ma come vero e proprio “luogo vivente” della città» hanno detto, parlando di una inattualità

«È un luogo di incontro, manifestazione, scambio, partecipazione. E da tutti è riconosciuta come un simbolo di Empoli. – hanno spiegato i due rappresentanti dell'amministrazione comunale - Una statua che ha saputo farsi piazza. Non è un caso che, ancor prima della sua intitolazione ufficiale nel 1943, l'allora piazza Vittorio Emanuele fosse già chiamata dagli empolesi “Piazza della Vittoria” fin dalla collocazione del monumento nel 1925. Un dato che, emerso dalle ultime ricerche, restituisce anche la forza dell'immaginario popolare nel costruire l'identità urbana».

Un ruolo, quello della Vittoria, che si arricchisce anche grazie alla vicenda compositiva che la precedette: il concorso pubblico, i 17 bozzetti esposti nella sala maggiore della biblioteca comunale, l'interesse e la partecipazione della cittadinanza. Tra quei bozzetti, anche quello di Marino Marini, «che non vinse – ha sottolineato l'assessore alla cultura - ma segnò comunque un passaggio importante nella storia artistica della città».
Purtroppo si è persa traccia delle immagini di quei bozzetti, probabilmente restituiti ai legittimi proprietari all'epoca. Ma rimane una ricca eredità di nomi s di stili che sono anche preziosi strumenti didattici e spunti di riflessione sulla storia locale, sulle sue ombre e sulle sue luci.
«I nomi dati ai bozzetti – ha sottolineato Bensi – raccontano da soli la retorica bellica dell'epoca. Sono veri documenti storici, che potrebbero aiutare a far riflettere le nuove generazioni sul clima culturale e politico di quegli anni.»
Da qui l'idea, lanciata dal sindaco Alessio Mantellassi di costruire un itinerario ideale e reale, a partire dalle tracce lasciate dall'autore della statua, Manetti, Enon solo a Empoli ma anche nel territorio circostante. Un percorso che potrebbe restituire senso e continuità alla memoria artistica e civica della città, in un dialogo costante tra passato e presente.
Il lavoro svolto da Rossana Ragionieri e Nilo Capretti, al quale va aggiunta la collaborazione di Silvano Salvadori, è un punto di partenza prezioso per ulteriori ricerche, studi e approfondimenti.