Il Pci critica lo zoo luminoso: "miope far pagare, il verde è un diritto"
23-05-2025 09:21 - Politica
Dal 17 maggio al 6 luglio nel Parco Mariambini di Empoli rimarrà installato lo "Zoo luminoso", con ingresso a pagamento.
In un’epoca in cui le città faticano a garantire benessere e vivibilità ai propri cittadini, scegliere di far pagare l’ingresso a un giardino pubblico è una decisione miope e profondamente sbagliata. I parchi e le aree verdi urbane sono beni comuni, spazi di respiro in cui si intrecciano socialità, benessere psico-fisico, educazione ambientale e diritto alla bellezza. Trasformarli in luoghi a pagamento significa colpire proprio questi valori fondamentali. Il verde è un diritto, non un privilegio.
Le aree verdi non sono attrazioni turistiche, ma parte integrante del tessuto urbano. Sono rifugi quotidiani per anziani, famiglie, bambini, studenti e lavoratori. Introdurre un biglietto d’ingresso significa escludere le fasce più deboli della popolazione, trasformando un diritto in un privilegio. Si crea una barriera economica, ingiustificabile per spazi nati per essere inclusivi e accessibili.
Far pagare l’ingresso a un giardino pubblico rappresenta un passo pericoloso verso la privatizzazione degli spazi comuni. Anche quando l’intenzione è quella di “valorizzare” o “manutenere” il bene, si rischia di snaturarne la funzione pubblica. I cittadini non devono essere trasformati in clienti per usufruire di ciò che, in teoria, già appartiene loro.
Esistono alternative: sponsorizzazioni etiche, bandi pubblici, crowdfunding civico, coinvolgimento delle associazioni locali. Anche eventi culturali possono essere organizzati senza compromettere l’accesso libero allo spazio nella sua quotidianità. Una città più giusta passa da spazi aperti e gratuiti.
Fonte: Ufficio stampa
In un’epoca in cui le città faticano a garantire benessere e vivibilità ai propri cittadini, scegliere di far pagare l’ingresso a un giardino pubblico è una decisione miope e profondamente sbagliata. I parchi e le aree verdi urbane sono beni comuni, spazi di respiro in cui si intrecciano socialità, benessere psico-fisico, educazione ambientale e diritto alla bellezza. Trasformarli in luoghi a pagamento significa colpire proprio questi valori fondamentali. Il verde è un diritto, non un privilegio.
Le aree verdi non sono attrazioni turistiche, ma parte integrante del tessuto urbano. Sono rifugi quotidiani per anziani, famiglie, bambini, studenti e lavoratori. Introdurre un biglietto d’ingresso significa escludere le fasce più deboli della popolazione, trasformando un diritto in un privilegio. Si crea una barriera economica, ingiustificabile per spazi nati per essere inclusivi e accessibili.
Far pagare l’ingresso a un giardino pubblico rappresenta un passo pericoloso verso la privatizzazione degli spazi comuni. Anche quando l’intenzione è quella di “valorizzare” o “manutenere” il bene, si rischia di snaturarne la funzione pubblica. I cittadini non devono essere trasformati in clienti per usufruire di ciò che, in teoria, già appartiene loro.
Esistono alternative: sponsorizzazioni etiche, bandi pubblici, crowdfunding civico, coinvolgimento delle associazioni locali. Anche eventi culturali possono essere organizzati senza compromettere l’accesso libero allo spazio nella sua quotidianità. Una città più giusta passa da spazi aperti e gratuiti.
PARTITO COMUNISTA ITALIANO
Sezione "Abdon Mori" Empolese Valdelsa
Fonte: Ufficio stampa