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Il Vernacoliere diventa empolese? C'è già una cordata, ma spuntano anche imprenditori... pisani

17-10-2025 10:03 - Primo piano
Sembrava finita a tarallucci e... ruggine, invece l'addio (o meglio, la pausa) del Vernacoliere ha acceso i bollori in tutta la Toscana. Dopo l'annuncio dello storico direttore Mario Cardinali sulla sospensione della pubblicazione dopo il numero di novembre – tra calo delle vendite, costi alti e un pizzico di “abbiamo anche una certa età” – ecco che arrivano i salvatori. O gli sciacalli, dipende da che parte della costa si guarda.

In quello che già viene ribattezzato il primo “satira-mercato” toscano, una cordata di imprenditori empolesi ha espresso interesse concreto per rilevare lo storico giornale labronico. Ma a sorpresa (ma nemmeno tanto) una contro-cordata pisana sarebbe pronta a rilanciare. L'obiettivo? Comprare il Vernacoliere. Tutto. Dalla redazione alle parolacce.
La guerra del giornalaccio: “Chi ride meglio compra per primo”
Dopo oltre 40 anni di locandine sboccate, testi intrisi di vernacolo, umorismo a manate e rutti editoriali, il Vernacoliere è diventato l'oggetto del desiderio di chi – pur non essendo di Livorno – ne ha sempre goduto le uscite, magari nascondendole sotto Il Sole 24 Ore per non farsi beccare dalla suocera.
Ora però non si tratta più di comprare una copia, ma l'intero giornale.

Gli empolesi: “Lo salviamo noi, se no lo rovinano i pisani”
La cordata empolese – formata da ristoratori, imprenditori, un parrucchiere satirico e un ex venditore di magliette di Gino Soccio – si dice pronta a garantire “continuità livornese, spirito irriverente e almeno tre bestemmie a numero”. L'operazione avrebbe anche il nome in codice: “Topa e Riscatto”.
«Il Vernacoliere è un patrimonio toscano!», dice uno dei promotori. «Non possiamo permettere che finisca nelle mani di quei là... i pisani. Sarebbe come far recitare Dante in milanese!»

I pisani: “Finalmente possiamo riscriverlo noi!”
Sull'altro fronte, una misteriosa cordata pisana – pare guidata da un gruppo di imprenditori, un professore universitario e un ex attore di teatro dialettale – sta preparando una controfferta “seriamente satirica”.
«È da decenni che ci pigliano per il culo. Ora basta. Se lo compriamo noi, il primo titolo sarà: Livorno, la città col buco dell'umorismo.»

Satira al rialzo, vendetta e affari
La situazione si fa calda: pare che i due gruppi si siano già “incrociati” all'uscita di una tipografia livornese, e siano volate occhiate, citazioni da vecchi numeri del giornale, e anche una copia del numero del 1986 con titolo: “Pisa, i' culo d'Italia”.
Livorno per ora tace. Mario Cardinali, raggiunto per finta dalla nostra redazione, avrebbe detto:
«Mi volete comprare? Ma c'ho ancora le mutande mie, eh!»

E i lettori? Divisi e confusi (come sempre)
Tra i lettori storici c'è chi spera nella salvezza della testata e chi teme uno snaturamento.
«Se lo prende Pisa, è la fine. Ci mettono le locandine in latino e addio bestemmie!»
«Empoli? Ma che c'entra Empoli? Ma fate piuttosto un numero speciale a Montevarchi!»
«Io lo voglio in PDF, ma solo se bestemmia anche su iPad.»

Ipotesi sul futuro del giornale

Secondo voci non confermate ma rigorosamente inventate:
Se lo prende Empoli: sede a metà tra Livorno e Empoli, prima pagina dedicata a “Lo stadio si rifà... il trucco!”
Se lo prende Pisa: subito cambio nome in “Vernacoliero”, con accento spostato e parolacce certificate ISO 9001.
Se non lo prende nessuno: Cardinali fonda il “SuperVernacoliere” solo su WhatsApp, dove ogni mattina manda una bestemmia vocale agli abbonati.

Conclusione: chi la fa... se la ride

In un'epoca in cui chiudono giornali veri e aprono testate improbabili, vedere due città litigare per accaparrarsi un giornale che ha sempre riso di tutti e tutto, è una meravigliosa vendetta della satira.
E mentre Pisa ed Empoli si fanno la guerra per comprare il Vernacoliere, Livorno già pensa al prossimo titolo:
“Compràti... sì, ma dalla bischeraggine!”

Prossima puntata: il Vernacoliere diventa una serie Netflix. Titolo provvisorio:
“Livorno, bestemmie e vin santo – la vera storia della satira che mandò in crisi le città medicee"