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L'adeguamento delle aliquote Irpef "accende" il consiglio comunale

28-12-2024 07:37 - Cronaca
Lo chiama “realismo politico” che adotta per fuggire dal facile populismo. Alessio Mantellassi, nella sua esposizione al consiglio comunale del bilancio del Comune per l'anno che sta per cominciare, spiega così gli adeguamenti delle aliquote per l'addizionale comunale Irpef e per l'Imu che ha dovuto apportare per far quadrare i conti. «Per reggere – spiega il sindaco - ai tagli che ci impone il governo Meloni, senza ridurre i servizi e senza aumentarne le tariffe».

La premessa. Parte dai tagli imposti dal governo: duecentomila euro, i soldi in meno per il 2025. Altrettanti lo erano per l'anno passato e lo saranno per quelli a seguire. «Ai quali va aggiunto anche l'ulteriore contributo alla finanza pubblica che, per Empoli significa, complessivamente, fare a meno di 350mila euro l'anno, per i prossimi tre anni – spiega Mantellassi - E poi c'è da mettere in conto l'aumento dei costi dei servizi dovuti al rinnovo del contratto dei lavoratori delle cooperative sociali. Tutti gli appalti del Comune devono considerare questi aumenti per i quali ci siamo fatti carico già nella manovra del luglio scorso».

Questa la situazione di partenza. Poi ci sono le scelte politiche. «Questa non era una scelta obbligata – spiega il sindaco – si può non far pesare sul bilancio pubblico l'aumento che deriva dal rinnovo contrattuale: si possono intraprendere altre strade. Non avendo sul bilancio questo peso e mantenendo il costo delle tariffe, ovviamente calano i servizi. Per farlo avremmo dovuto azzerare il trasporto scolastico per le scuole medie, ridurre quello per le scuole elementari, ridurre la mensa ed eliminare un nido. E aumentare le tariffe. Ho pensato che fosse grave scaricare questo peso sui lavoratori, riducendo i servizi, ore e personale, smantellando il virtuoso e qualificato sistema dei servizi».

Anche la volontà di mantenere inalterate le tariffe di questi servizi ha un fondamento politico. «Ritengo – sottolinea Mantellassi – che il costo di questi servizi non debba pesare solo su chi ne usufruisce, ma su tutta la comunità, sul bilancio del Comune. D'altra parte il costo complessivo dei servizi a domanda individuale pesa per il 67% sulle casse comunale e viene coperto solo per il 33 per cento dalle entrate delle tariffe. E penso che sia corretto così».

LA MANOVRA. E' tutta tributaria. Viene rimodulata l'addizionale comunale Irpef, vengono ritoccate alcune aliquote per l'Imu. Dall'Irpef arriveranno nelle casse un milione 900mila euro.
Vengono rimodulati gli scaglioni, rispetto a quel che era previsto fino a quest'anno, allargando la fascia degli esenti e introducendo - «come hanno già adottato tanti altri Comuni, di opposto segno politico» sottolinea il sindaco – l'aliquota unica.
Fino a un reddito di 12mila euro annui, non si paga. Prima questo scaglione era fino a novemila. Ne trarranno beneficio 12mila empolesi, un terzo dei contribuenti.
Da 12mila euro di reddito in poi, l'aliquota sarà la stessa, per qualsiasi importo: lo 0,8%. «Che per la fascia da dodicimila euro fino a quindicimila si traduce in un aumento di 4 euro al mese, per gli altri scaglioni, si arriva fino a 6 euro al mese di aumento», spiega il primo cittadino.

Su questo argomento si è accesa, in consiglio comunale la discussione, con le opposizioni che hanno sottolineato alcune “storture” di questa manovra.

Andrea Poggianti (Centrodestra per Empoli) punta il dito sull'Irpef «Mai come quest'anno la giunta empolese di sinistra mette le mani nelle tasche dei cittadini con questa importanza – dice Poggianti – e crea un divario sociale non di poco conto. Proprio sull'Irpef: la sua applicazione da 12mila euro di reddito in poi è punitivo per il ceto medio. Colpiamo il ceto produttivo della città: prima pagava lo 0,39% o lo 0,52% negli scaglioni che c'erano prima, oggi paga lo 0,8. Chi guadagna da 12mila a 15 mila euro pagherà più del doppio di addizionale Irpef. E nella fascia più ampia di contribuenti empolesi, l'aumento va dallo 0,52 allo 0,80 per cento. Il ceto alto, da 28mila euro passa da 0,78 a 0,80. E per la prima volta il Comune vara la soglia massima. Non c'era alternativa? No, esiste la terza via: tagliare le spese improduttive di questo ente, evitare di costruire cattedrali nel deserto, investire di più sulla spesa corrente e avviare un percorso di spendig review che porterebbe meno a pesare sulle tasche dei cittadini».

Gli fa eco Leonardo Masi (Buongiorno Empoli): «Concordo con Poggianti, anche se abbiamo una lettura diversa di come avremmo speso e da dove avremmo preso i soldi. Questa manovra non è di sinistra. Non è progressiva, io sono legato ai 10 scaglioni secondo cui uno più ha più contribuisce. Invece qui si applica quella flat tax così contrastata dal Pd a livello nazionale».
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