La lettera degli studenti di Gaza a Tajani letta da Daniela Morozzi sul palco del "Pane e le rose"
20-09-2025 01:06 - Circondiario
La cerimonia di premiazione del concorso letterario "Il pane e le rose", indetto dal MMAB di Montelupo Fiorentino, si è aperta con un momento di grande emozione, un istante che ha segnato indelebilmente il cuore di tutti i presenti. Sul palco, l'attrice fiorentina Daniela Morozzi ha letto la lettera che un gruppo di studenti di Gaza ha inviato, tramite il professor Tomaso Montanari, al Ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Un messaggio che ha travolto l'auditorio con la sua intensità, la sua disperazione e la sua speranza.
"Non ti scriviamo con inchiostro, ma con cuori tremanti e lacrime che macchiano ogni parola", ha letto Daniela Morozzi, dando vita a una delle lettere più potenti e toccanti che si possano immaginare. Le parole degli studenti palestinesi, giunte tramite una borsa di studio sono un grido di aiuto, una richiesta di speranza in un momento in cui ogni giorno sembra essere una lotta per la vita.
"La borsa di studio doveva essere una porta verso le aule in Italia, ma oggi è diventata niente altro che un biglietto d'attesa alle porte della morte", ha proseguito l'attrice, con la voce che non tradiva la determinazione di quel messaggio. Gli studenti raccontano di come ogni giorno si aggrappano alla speranza, ma le bombe si muovono più velocemente delle promesse, e la fame e la paura sono diventate parte della loro vita quotidiana.
"Di notte non ci addormentiamo sui nostri libri, ma sotto il suono delle esplosioni. La mattina, non ci prepariamo per le lezioni, ma continuiamo a contare i nomi di coloro che sono scomparsi", si legge nel testo. Un’immagine straziante di una generazione costretta a vivere sotto il peso di una guerra che sembra non finire mai.
La lettera chiede al Ministro Tajani di non dimenticare questi ragazzi, di non lasciare che le loro borse di studio diventino "epitaffi" e che il loro futuro venga sepolto sotto le macerie prima ancora di iniziare.
"Non chiediamo un miracolo, chiediamo semplicemente vita", scrivono, con una semplicità che colpisce nel profondo. Ogni parola, ogni frase è un appello disperato, ma anche un grido di speranza, un desiderio di essere ascoltati, di non essere invisibili. "Abbiamo visto le immagini di bambini malati evacuati in Italia, abbiamo visto le lacrime di sollievo nei loro occhi e in quelli dei loro genitori. In quei momenti, abbiamo creduto che l'Italia potesse essere un ponte di salvezza, non un muro di silenzio."
La lettura di questa lettera ha toccato l'anima dei presenti, riportando tutti alla realtà di una tragedia che non può essere ignorata. Una lezione di umanità, di solidarietà, che ha dato un nuovo significato a quel momento di premiazione, rendendolo non solo un’occasione per celebrare la letteratura, ma un richiamo alla responsabilità di tutti noi. La speranza che le parole degli studenti di Gaza, così piene di vita e di dolore, possano non cadere nel vuoto, ma diventare un faro che illumina la strada verso un futuro migliore.
"Non ti scriviamo con inchiostro, ma con cuori tremanti e lacrime che macchiano ogni parola", ha letto Daniela Morozzi, dando vita a una delle lettere più potenti e toccanti che si possano immaginare. Le parole degli studenti palestinesi, giunte tramite una borsa di studio sono un grido di aiuto, una richiesta di speranza in un momento in cui ogni giorno sembra essere una lotta per la vita.
"La borsa di studio doveva essere una porta verso le aule in Italia, ma oggi è diventata niente altro che un biglietto d'attesa alle porte della morte", ha proseguito l'attrice, con la voce che non tradiva la determinazione di quel messaggio. Gli studenti raccontano di come ogni giorno si aggrappano alla speranza, ma le bombe si muovono più velocemente delle promesse, e la fame e la paura sono diventate parte della loro vita quotidiana.
"Di notte non ci addormentiamo sui nostri libri, ma sotto il suono delle esplosioni. La mattina, non ci prepariamo per le lezioni, ma continuiamo a contare i nomi di coloro che sono scomparsi", si legge nel testo. Un’immagine straziante di una generazione costretta a vivere sotto il peso di una guerra che sembra non finire mai.
La lettera chiede al Ministro Tajani di non dimenticare questi ragazzi, di non lasciare che le loro borse di studio diventino "epitaffi" e che il loro futuro venga sepolto sotto le macerie prima ancora di iniziare.
"Non chiediamo un miracolo, chiediamo semplicemente vita", scrivono, con una semplicità che colpisce nel profondo. Ogni parola, ogni frase è un appello disperato, ma anche un grido di speranza, un desiderio di essere ascoltati, di non essere invisibili. "Abbiamo visto le immagini di bambini malati evacuati in Italia, abbiamo visto le lacrime di sollievo nei loro occhi e in quelli dei loro genitori. In quei momenti, abbiamo creduto che l'Italia potesse essere un ponte di salvezza, non un muro di silenzio."
La lettura di questa lettera ha toccato l'anima dei presenti, riportando tutti alla realtà di una tragedia che non può essere ignorata. Una lezione di umanità, di solidarietà, che ha dato un nuovo significato a quel momento di premiazione, rendendolo non solo un’occasione per celebrare la letteratura, ma un richiamo alla responsabilità di tutti noi. La speranza che le parole degli studenti di Gaza, così piene di vita e di dolore, possano non cadere nel vuoto, ma diventare un faro che illumina la strada verso un futuro migliore.
E così, alla fine, le ultime parole della lettera si fanno sentire come un eco di umanità che va ben oltre le guerre e le divisioni. "Dacci la possibilità di essere studenti. Non vittime. Dacci vita. Non un ricordo dimenticato. Non chiediamo un miracolo, chiediamo semplicemente… Vita."
Il testo integrale della lettera.
Caro Ministro Tajani,
Non ti scriviamo con inchiostro, ma con cuori tremanti e lacrime che macchiano ogni parola. Siamo studenti di Gaza, che hanno ottenuto la borsa di studio YouPlus. Una borsa che doveva essere una porta verso le aule in Italia, ma oggi è diventata nient'altro che un biglietto d'attesa alle porte della morte.
Ogni giorno ci aggrappiamo al fragile filo di speranza che il tuo ministero ci ha promesso, ma le bombe si muovono più velocemente delle promesse. E la fame? È più dura dei documenti ufficiali. Di notte non ci addormentiamo sui nostri libri, ma sotto il suono delle esplosioni. La mattina non ci prepariamo per le lezioni, ma continuiamo a contare i nomi di coloro che sono scomparsi. Alcuni dei nostri compagni di studio sono irraggiungibili da giorni. Non sappiamo se siederanno mai accanto a noi in un'aula o se i loro nomi saranno incisi sulle liste dei morti.
Siamo studenti di grave preoccupazione. Vogliamo tenere le nostre penne, non le bare dei nostri amici.
Ci conosci per nome, Ministro? I nostri volti sono già nelle file delle borse di studio sulla tua scrivania. Non siamo numeri in un rapporto delle Nazioni Unite, siamo giovani uomini e donne della stessa età dei tuoi figli e dei tuoi nipoti che portano sogni dolorosamente semplici: studiare, vivere, avere speranza.
Abbiamo visto le immagini di bambini malati evacuati in Italia, abbiamo visto le lacrime di sollievo negli occhi dei loro genitori. In quei momenti, abbiamo creduto che l'Italia potesse essere un ponte di salvezza, non un muro di silenzio.
E allora oggi? Ti chiediamo di fare in modo che la nostra storia faccia parte di quel medesimo lascito di umanità. Non lasciare che le nostre borse di studio diventino i nostri epitaffi. Non lasciare che il nostro futuro venga sepolto sotto le macerie prima ancora di iniziare.
Ogni ora di ritardo scrive una nuova riga in una tragedia di cui non vogliamo fare parte.
Dacci la possibilità di essere studenti, non vittime. Dacci vita, non un ricordo dimenticato. Non chiediamo un miracolo, chiediamo semplicemente… vita.
Non ti scriviamo con inchiostro, ma con cuori tremanti e lacrime che macchiano ogni parola. Siamo studenti di Gaza, che hanno ottenuto la borsa di studio YouPlus. Una borsa che doveva essere una porta verso le aule in Italia, ma oggi è diventata nient'altro che un biglietto d'attesa alle porte della morte.
Ogni giorno ci aggrappiamo al fragile filo di speranza che il tuo ministero ci ha promesso, ma le bombe si muovono più velocemente delle promesse. E la fame? È più dura dei documenti ufficiali. Di notte non ci addormentiamo sui nostri libri, ma sotto il suono delle esplosioni. La mattina non ci prepariamo per le lezioni, ma continuiamo a contare i nomi di coloro che sono scomparsi. Alcuni dei nostri compagni di studio sono irraggiungibili da giorni. Non sappiamo se siederanno mai accanto a noi in un'aula o se i loro nomi saranno incisi sulle liste dei morti.
Siamo studenti di grave preoccupazione. Vogliamo tenere le nostre penne, non le bare dei nostri amici.
Ci conosci per nome, Ministro? I nostri volti sono già nelle file delle borse di studio sulla tua scrivania. Non siamo numeri in un rapporto delle Nazioni Unite, siamo giovani uomini e donne della stessa età dei tuoi figli e dei tuoi nipoti che portano sogni dolorosamente semplici: studiare, vivere, avere speranza.
Abbiamo visto le immagini di bambini malati evacuati in Italia, abbiamo visto le lacrime di sollievo negli occhi dei loro genitori. In quei momenti, abbiamo creduto che l'Italia potesse essere un ponte di salvezza, non un muro di silenzio.
E allora oggi? Ti chiediamo di fare in modo che la nostra storia faccia parte di quel medesimo lascito di umanità. Non lasciare che le nostre borse di studio diventino i nostri epitaffi. Non lasciare che il nostro futuro venga sepolto sotto le macerie prima ancora di iniziare.
Ogni ora di ritardo scrive una nuova riga in una tragedia di cui non vogliamo fare parte.
Dacci la possibilità di essere studenti, non vittime. Dacci vita, non un ricordo dimenticato. Non chiediamo un miracolo, chiediamo semplicemente… vita.
video
La lettera degli studenti di Gaza al ministro Tajani
In avvio della serata di premiazione del concorso letterario "Il pane e le rose" a Montelupo Fiorentino, l'attrice fiorentina Daniela Morozzi ha letto la toccante lettera che un gruppo di studenti palestinesi ha indirizzato, attraverso il rettore dell'Università degli stranieri di Siena Tomaso Montanari, al ministro degli Esteri Antonio Tajani