La memoria che si trasmette, s'inaugura il monumento dedicato a Oreste Ristori
26-09-2025 19:24 - Cronaca
In via delle Fiascaie, nel cuore operoso della città, dove sorgevano i forni e ciminieri della vetreria Taddei, teatro di lotte sindacali ma anche di deportazioni da parte dei tedeschi, gli anarchici empolesi inaugurano un monumento a Oreste Ristori, figura centrale della storia del movimento libertario italiano e internazionale, nel giorno in cui la sua memoria continua a vivere tra i vicoli, le piazze e le coscienze più attente. Un'iniziativa voluta e portata avanti dalla Federazione Anarchica Empolese e della Valdelsa, che da mesi lavora per mantenere viva una figura spesso dimenticata, ma che ha attraversato i momenti cruciali del Novecento con una determinazione granitica, fatta di lotta, coerenza e ribellione. Da quando è stato avviato il percorso, sono state realizzate iniziative, sottoscrizioni, è stato addirittura realizzato, settimana dopo settimana, il manufatto che ospiterà il marmo in onore di Oreste Ristori: una barca con le vele al vento. Una memoria scolpita nel marmo A guidare l'iniziativa, come da tradizione, Paolo Becherini, anima della Federazione Anarchica Empolese e autore de La Fiaccola dell'Anarchia, che per mesimesi – instancabile – ha presenziato tra i banchi del mercato settimanale, in sella alla sua bici, distribuendo libri, volantini, idee, facendo conoscere la figura di Oreste Ristori e raccogliendo firme e soldi perché quel sogno diventasse realtà, com'era stato anni addietro per Pietro Gori.
“Abbiamo scelto il marmo, abbiamo uno spazio che l'amministrazione comunale ci ha messo a disposizione – spiega Becherini – ora manca solo la parte burocratica”. Diceva sempre Paolo ogni volta che si chiedeva informazioni sul percorso avviato. Aveva formato un comitato promotore ampio e plurale, con il coinvolgimento di FAI Empolese-Valdelsa, Centro Studi Libertari Pietro Gori, Archivio Storico Oreste Ristori, ARCI Atea Empoli, Biblioteca Franco Serantini, Centro Filippo Buonarroti Toscana, oltre a La Lega dei Cavatori, Maurizio Brotini (CGIL Toscana) e Franco Bertolucci, con lo slogan “Per mantenere viva la memoria e trasmettere l'antifascismo, la giustizia, la libertà”.
E adesso è arrivato quel fatidico momento: sabato 27 settembre, alle 16,30, il monumeto (che in quetsi ultimi giorni era nascosto da una rudimentale impalcatura, sarà svelato alla cittadinanza. QUalche settimana in anticipo, con l'anniversario della morte di Ristori, avvenuta il 2 dicembre 1943 quando venne fucilato al campo di tiro delle Cascine, a Firenze, per rappresaglia.
Chi era Oreste Ristori? Oreste Ristori, nato nel 1874 a San Miniato, è stato molto più che un militante. Figlio di braccianti poveri, cresciuto nella miseria più dura tra le colline toscane, fu presto attratto dall'ideale anarchico, che conobbe nei mercati e nelle cantine degli ambulanti di Empoli. Arrestato per la prima volta a 18 anni, a causa di una manifestazione a San Miniato, finì in carcere decine di volte, bollato dalle autorità come “un anarchico esaltato, capace di qualsiasi crimine”.
In realtà, Ristori era un intellettuale autodidatta, un giornalista, un oratore carismatico, un instancabile organizzatore. Subì il domicilio coatto a Porto Ercole, Tremiti, Pantelleria, Favignana, Ponza, Ustica, Gavi, Ventotene. Fuggì più volte, anche rocambolescamente, scrisse articoli per giornali anarchici in Italia, Francia, Svizzera e Argentina.
Dal 1902 visse gran parte della sua vita in Sudamerica, tra Buenos Aires, Montevideo, Rio de Janeiro e San Paolo, dove fu protagonista di battaglie sindacali, anticlericali e contro l'emigrazione forzata. Divenne un simbolo dell'anarchismo internazionale, ma anche un uomo perseguitato, tradito, incarcerato, espulso, braccato.
Nel 1936, lasciò la sua compagna Mercedes Gomes in Brasile e rientrò in Europa per partecipare alla Rivoluzione Spagnola. Poi la fuga in Francia, l'internamento nei campi, l'estradizione in Italia, la sorveglianza a Empoli. Infine, la fucilazione alle Cascine nel dicembre del 1943, insieme ad altri quattro partigiani, per rappresaglia contro l'uccisione del comandante fascista Gino Gobbi.
Ristori morì da anarchico. Secondo alcuni testimoni, chiese di poter fumare la pipa e intonò l'Internazionale prima di essere colpito dal plotone.
L'eredità di una vita ribelle Oreste Ristori è il simbolo di una coerenza politica rara, vissuta fino all'estremo sacrificio. Un uomo che non ha mai rinunciato alle sue idee, che ha pagato sulla propria pelle il prezzo della libertà. E che ora trova finalmente un riconoscimento pubblico nella sua città.
Il monumento in via delle Fiascaie non sarà solo un omaggio a un uomo, ma un messaggio chiaro: la memoria non si archivia, si costruisce, si protegge, si trasmette. In tempi di revisionismi e rimozioni, il gesto di scolpire nella pietra il nome di Oreste Ristori è un atto di coraggio civile. Non sarà una statua celebrativa, ma una presenza che invita a riflettere, a porsi domande, a guardare alla storia con occhi aperti e spirito critico.
Come avrebbe fatto lui.
“Abbiamo scelto il marmo, abbiamo uno spazio che l'amministrazione comunale ci ha messo a disposizione – spiega Becherini – ora manca solo la parte burocratica”. Diceva sempre Paolo ogni volta che si chiedeva informazioni sul percorso avviato. Aveva formato un comitato promotore ampio e plurale, con il coinvolgimento di FAI Empolese-Valdelsa, Centro Studi Libertari Pietro Gori, Archivio Storico Oreste Ristori, ARCI Atea Empoli, Biblioteca Franco Serantini, Centro Filippo Buonarroti Toscana, oltre a La Lega dei Cavatori, Maurizio Brotini (CGIL Toscana) e Franco Bertolucci, con lo slogan “Per mantenere viva la memoria e trasmettere l'antifascismo, la giustizia, la libertà”.
E adesso è arrivato quel fatidico momento: sabato 27 settembre, alle 16,30, il monumeto (che in quetsi ultimi giorni era nascosto da una rudimentale impalcatura, sarà svelato alla cittadinanza. QUalche settimana in anticipo, con l'anniversario della morte di Ristori, avvenuta il 2 dicembre 1943 quando venne fucilato al campo di tiro delle Cascine, a Firenze, per rappresaglia.
Chi era Oreste Ristori? Oreste Ristori, nato nel 1874 a San Miniato, è stato molto più che un militante. Figlio di braccianti poveri, cresciuto nella miseria più dura tra le colline toscane, fu presto attratto dall'ideale anarchico, che conobbe nei mercati e nelle cantine degli ambulanti di Empoli. Arrestato per la prima volta a 18 anni, a causa di una manifestazione a San Miniato, finì in carcere decine di volte, bollato dalle autorità come “un anarchico esaltato, capace di qualsiasi crimine”.
In realtà, Ristori era un intellettuale autodidatta, un giornalista, un oratore carismatico, un instancabile organizzatore. Subì il domicilio coatto a Porto Ercole, Tremiti, Pantelleria, Favignana, Ponza, Ustica, Gavi, Ventotene. Fuggì più volte, anche rocambolescamente, scrisse articoli per giornali anarchici in Italia, Francia, Svizzera e Argentina.
Dal 1902 visse gran parte della sua vita in Sudamerica, tra Buenos Aires, Montevideo, Rio de Janeiro e San Paolo, dove fu protagonista di battaglie sindacali, anticlericali e contro l'emigrazione forzata. Divenne un simbolo dell'anarchismo internazionale, ma anche un uomo perseguitato, tradito, incarcerato, espulso, braccato.
Nel 1936, lasciò la sua compagna Mercedes Gomes in Brasile e rientrò in Europa per partecipare alla Rivoluzione Spagnola. Poi la fuga in Francia, l'internamento nei campi, l'estradizione in Italia, la sorveglianza a Empoli. Infine, la fucilazione alle Cascine nel dicembre del 1943, insieme ad altri quattro partigiani, per rappresaglia contro l'uccisione del comandante fascista Gino Gobbi.
Ristori morì da anarchico. Secondo alcuni testimoni, chiese di poter fumare la pipa e intonò l'Internazionale prima di essere colpito dal plotone.
L'eredità di una vita ribelle Oreste Ristori è il simbolo di una coerenza politica rara, vissuta fino all'estremo sacrificio. Un uomo che non ha mai rinunciato alle sue idee, che ha pagato sulla propria pelle il prezzo della libertà. E che ora trova finalmente un riconoscimento pubblico nella sua città.
Il monumento in via delle Fiascaie non sarà solo un omaggio a un uomo, ma un messaggio chiaro: la memoria non si archivia, si costruisce, si protegge, si trasmette. In tempi di revisionismi e rimozioni, il gesto di scolpire nella pietra il nome di Oreste Ristori è un atto di coraggio civile. Non sarà una statua celebrativa, ma una presenza che invita a riflettere, a porsi domande, a guardare alla storia con occhi aperti e spirito critico.
Come avrebbe fatto lui.