12 Giugno 2025
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Lilith: quelle parole inadeguate per raccontare un femminicidio

09-06-2025 19:15 - Cronaca
Dalla Lilith, Centro aiuto donna di Empoli riceviamo un comunicato che fa riferimento a come gli organi di informazioni, locali o nazionali, raccontano episodi di femminicidio, spesso utilizzando parole o frasi inopportune e inadeguate.
Ecco il testo integrale del comunicato:

"Abbiamo appreso con dolore la notizia del femminicidio di una donna di 83 anni, uccisa dal marito che poi ha tentato il suicidio. Alcune delle narrazioni di cronaca su questi fatti associano l’uccisione della vittima con motivazioni di carattere sanitario: “la donna era malata da tempo” … come se questo giustificasse e rendesse il gesto meno inaccettabile.
Di fronte a casi che ci toccano da vicino è naturale il bisogno di comprendere i motivi, che però vanno ricercati in aspetti di carattere sociale e culturale. Purtroppo nei casi di femminicidio così come nei reati connessi alla violenza di genere, spesso assistiamo al ribaltamento delle responsibilità, dall’autore alla vittima. “Lei lo aveva respinto”, “Lui la riempiva di regali”, “Perché non lo aveva denunciato?”, “Doveva essere disperato”, “Era malata da tempo…” e così via…
E quindi rimaniamo di fatto indifferenti nei confronti del dilagare incessante della violenza contro le donne. Nel mentre, verifichiamo che la forbice relativa all’età delle vittime si sta allargando. Viene uccisa la quattordicenne così come la ultraottantenne, talvolta con indicibile crudeltà nell’accanimento contro un corpo già inerte…
Ogni giorno una donna muore vittima di una relazione sbilanciata, magari dopo anni di abusi e sopraffazioni psicologiche e fisiche, non solo su se stessa ma anche, sempre più spesso, contro i propri figli.
Finché a livello collettivo non ci rendiamo conto che siamo di fronte ad una vera e propria emergenza sociale, finiremo sempre con il derubricare certi fatti riducendoli a manifestazioni di una aberrante “normalità”.
E siccome le ragioni antiche per cui questa strage si compie sono di tipo culturale, attengono alla cultura ancora dominante, condizionano tuttora il modello di relazioni uomo-donna che si intrecciano ad ogni età, dobbiamo una volta per tutte dirci che l’unica vera arma è la prevenzione. E una prevenzione davvero finalizzata a promuovere il rispetto reciproco e relazioni positive la possiamo intraprendere solo con una convinta, non occasionale ma sistematica, battaglia culturale.
Ad una tragedia di matrice sistemica e strutturale deve corrispondere una battaglia culturale altrettanto sistemica e strutturale. A partire dai luoghi deputati all’educazione dei futuri cittadini e cittadine: la famiglia e la scuola.
Senza ipocrisie, senza deformazioni ideologiche strumentalizzanti.
Si può fare. Se vogliamo davvero vincere la violenza di genere, questa è l’unica strada".
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