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Occupato il liceo Pontormo, da oggi workshop e proteste per le condizioni della struttura

04-11-2025 19:43 - Cronaca
Dopo la discussa occupazione del liceo Virgilio, anche il liceo Pontormo di Empoli è stato occupato dagli studenti. La decisione è arrivata al termine di una lunga assemblea, svoltasi nella mattinata di oggi, a cui hanno partecipato rappresentanti di classe e di istituto. L’occupazione coinvolge tutti e tre i plessi – via Raffaello Sanzio, via Bonistallo e via Fratelli Rosselli – per un totale di oltre 1600 studenti.

Le motivazioni dell’iniziativa, definite in un manifesto consegnato alla dirigenza scolastica, si articolano su due fronti principali: le condizioni strutturali degli edifici e la richiesta di introdurre un’ora mensile di dibattito sui temi di attualità, condivisa tra docenti e studenti.

Al centro della protesta c’è la denuncia delle condizioni precarie di alcune sedi, in particolare quella di via Rosselli. “Da anni segnaliamo problemi gravi e riceviamo solo silenzio dalla Città Metropolitana”, spiega una delle rappresentanti degli studenti. “L’acqua che esce dai rubinetti è marrone, i bagni vengono chiusi di continuo, la scala antincendio non esiste perché risulterebbe su suolo pubblico. Chiediamo soltanto attenzione”.

Anche le altre sedi non sono esenti da criticità: infiltrazioni d’acqua, muffa e riscaldamenti malfunzionanti. Gli studenti sottolineano che la protesta non è contro la scuola o la dirigente, ma “un’occupazione pacifica per essere ascoltati”.

Dalla dirigenza arriva però una posizione ferma: “Abbiamo chiesto un confronto costruttivo per stabilire le priorità degli interventi. La piccola manutenzione spetta alla scuola, ma i problemi strutturali sono di competenza della Città Metropolitana. Occupare non è la strada per risolverli”.

Oltre alle questioni materiali, gli studenti chiedono anche un cambiamento culturale: più spazio all’attualità e al confronto. “I programmi di educazione civica non rispondono ai bisogni reali dei ragazzi”, afferma una rappresentante di istituto. “Proponiamo un’ora mensile di dibattito obbligatorio su temi scelti insieme agli studenti. La scuola deve essere neutrale, ma non a-politica. Vogliamo riportare la discussione e la partecipazione dentro le aule”.

Tra le motivazioni dell’occupazione c’è anche la polemica seguita alla manifestazione pro-Palestina del 25 settembre, quando fu registrata un’“assenza collettiva” a carico degli studenti. “Non contestiamo i professori, ma una norma poco chiara”, spiegano i ragazzi. “Il regolamento prevede che solo le manifestazioni autorizzate da organizzazioni studentesche non generino assenze, ma nessuno sa esattamente chi siano queste organizzazioni. Chiediamo che la regola venga rivista”.

Dalla scuola trapela preoccupazione per la gestione di un’occupazione in una struttura così grande. “L’occupazione non è legale – spiegano fonti interne – e lascia la responsabilità di un edificio di oltre 1500 metri quadrati, con 16 ingressi, a studenti minorenni e maggiorenni. In altre scuole, come a Firenze e Pisa, si sono verificati episodi di vandalismo da parte di esterni”.

Curioso il percorso che ha portato all’occupazione: i rappresentanti di istituto e della consulta provinciale erano inizialmente contrari, preferendo forme di protesta alternative. Tuttavia, di fronte alla volontà espressa dalla maggioranza degli studenti, hanno deciso di assumersi la responsabilità di rappresentarli.

“Non volevamo occupare, ma quando abbiamo visto che la maggioranza era determinata a farlo in modo serio e costruttivo, abbiamo scelto di accompagnare la decisione”, racconta una delle rappresentanti. “Un rappresentante deve mediare e proteggere le idee degli studenti. La nostra non è un’occupazione per fare confusione, ma un atto di partecipazione”.

Nelle prossime ore gli studenti stanno organizzando incontri, workshop e dibattiti su vari temi, con la partecipazione di ospiti esterni. L’obiettivo, spiegano, è dimostrare che “gli studenti sono parte viva e costituente della scuola, e quando non vengono ascoltati hanno il diritto di far sentire la propria voce”.