Paolo Peruzzi, il modello Gaia, l'acqua in borsa: "Mi pare un’ipotesi tramontata"
18-12-2025 17:48 - Le interviste di Clebs.it
di Marco Mainardi
E la società gallese?
Dŵr Cymru, il lingua gallese, e Welsh Water in lingua inglese è una delle dieci grandi imprese in U.K. che gestisce circa quattro milioni di utenti. Per una serie di circostanze, ad un certo punto decide di uscire dalla borsa e viene trasformata in società senza scopo di lucro che quindi non distribuisce utili. La legislazione inglese prevede la possibilità che imprese possano avere queste finalità, una cosa diversa dalle onlus italiane
E cosa fanno dell'utile?
Da ormai quattordici anni percorre ogni giorno la strada Empoli-Pietrasanta per dirigere Gaia, un'azienda 'in house' che gestisce il servizio idrico nel ‘dito' nord della Toscana, il territorio che confina con la Liguria. E' Paolo Peruzzi, marito della ex sindaca Luciana Cappelli, un manager che in questo settore è una vera e propria ‘istituzione' a livello nazionale. Una carriera iniziata al vertice di ASPM, poi Publiser nel lontano 1985, per passare poi alla direzione della Cispel Toscana, Crs-Proaqua (centro ricerche sui servizi pubblici) ora Utilitatis, l'Anea, la direzione dell'Ambito Territoriale 3 Medio Valdarno per arrivare poi, come detto, a Gaia come direttore generale. Sono 45 i comuni serviti dall'azienda in un territorio che comprende la provincia di Lucca (Garfagnana, Media Valle del Serchio, Versilia), una parte della val di Lima in provincia di Pistoia e i comuni della provincia di Massa (tranne Zeri) per un totale di 411 mila abitanti e circa 257.798 utenti. I soci sono, appunto, i comuni. La parolina magica è in house.
Se la giornata è lucchese, la colazione è empolese. Appuntamento ad inizio mattinata davanti ad un caffè per parlare, naturalmente, di acqua
Iniziamo dal modello di gestione industriale dei servizi idrici
Se la giornata è lucchese, la colazione è empolese. Appuntamento ad inizio mattinata davanti ad un caffè per parlare, naturalmente, di acqua
Iniziamo dal modello di gestione industriale dei servizi idrici
Tutto nasce dall'esperienza dell'Inghilterra e del Galles, ai tempi delle riforme di Margaret Thatcher del 1989, tra cui anche quella sull'acqua. Si dice spesso che non fosse una sua priorità, ma di fatto è lì che prende forma questo modello. L'idea di fondo era semplice: anche un monopolio naturale, se privatizzato, può funzionare meglio. Il proprietario privato, interessato ai dividendi, ha tutto l'interesse a tenere sotto controllo i costi e a far rendere l'azienda, guidando i manager in modo più “stringente”. La quotazione in borsa doveva poi servire a raccogliere i capitali necessari per finanziare gli investimenti. Insomma, dietro c'è una precisa visione politica ed economica del governo conservatore dell'epoca, una visione che col tempo si è diffusa e ha finito per influenzare anche le scelte fatte da noi.
E la società gallese?
Dŵr Cymru, il lingua gallese, e Welsh Water in lingua inglese è una delle dieci grandi imprese in U.K. che gestisce circa quattro milioni di utenti. Per una serie di circostanze, ad un certo punto decide di uscire dalla borsa e viene trasformata in società senza scopo di lucro che quindi non distribuisce utili. La legislazione inglese prevede la possibilità che imprese possano avere queste finalità, una cosa diversa dalle onlus italiane
E cosa fanno dell'utile?
Staccano un assegno di rimborso agli utenti in proporzione al consumo. Per fare un paragone con l'Italia è una sorta di ristorno che da noi viene dato ai soci delle cooperative. Questo lo hanno fatto per una quindicina di anni, poi l'utile lo hanno destinato a finanziare gli investimenti. Ma questo utile non finisce in tariffa
Torniamo a Gaia
Gli azionisti, ovvero i Comuni, dicono di non voler fare utili. Prima di arrivare all'utile ai sindaci viene proposto di stanziare un milione ogni anno per ridurre le bollette alle situazioni assistite dai servizi sociali. Poi, siccome gli utili crescevano, fu proposto di fare come i gallesi, ovvero stanziare prima dell'utile di bilancio 3 o 4 milioni da destinare a finanziare gli investimenti senza che questi vadano in tariffa. Questo lo facciamo da tempo
Quindi una scelta politica
Si
Ed il sistema funziona
Sì, ma è necessario mantenere l'equilibrio finanziario
Quando si inizia a parlare di Borsa nel settore dei servizi ed in particolare dell'acqua?
Negli anni '90 ci fu la quotazione in Borsa delle prime aziende del settore, quasi tutte in Comuni governati dal centro sinistra: AMGA (Genova), AEM ora A2A (Milano), ACEA (Roma) e altri. Tutti si spostarono su questa idea che regge ancora oggi
Perché il ‘pubblico' si spostò su queste posizioni?
Perché c'erano da fare nuovi investimenti e perché il dividendo non va solo all'azionista privato ma anche a quello pubblico. In un'epoca in cui si restringe la spesa pubblica e lo stato centrale riduce i trasferimenti, questo diventa importante. C'è però un'altra considerazione da fare
Ovvero?
Se si finanzia, ad esempio, un asilo con la fiscalità generale la fonte è l'imposta progressiva, ovvero si prende di più a chi ha di più e si contribuisce allo stato sociale. Ma se si finanziano i servizi col dividendo non si contribuisce più al mantenimento dello stato sociale, anzi lo si erode sempre un po' di più. La bolletta la paga chiunque indipendentemente dal reddito
Nel 2011 ecco il referendum per l'acqua pubblica
I cui esiti nessun governo di qualunque colore ha attuato. L'idea che si possa gestire i servizi con questo sistema ha retto e regge ancora oggi
Perché i privati sono così interessati all'acqua?
Iniziamo dicendo che, mentre nel mercato libero chi è più bravo offre la soluzione migliore (prezzo e qualità), qui no. È un sistema completamente regolato e quindi la concorrenza non c'è ed i rendimenti assicurati sono elevati e sicuri. Il rischio d'impresa è molto basso, quasi assente. Il rendimento dell'investimento è protetto e assicurato.
Perché protetto?
Perché quelli che sono i rischi che fanno parte del processo d'investimento non ci sono, o sono molto ridotti. Il regolatore fissa i costi di gestione e i costi d'investimento da riconoscere in tariffa. Quindi fissa i ricavi che devono coprire i costi, e arriva così a fissare la tariffa all'utente. In questo contesto i costi sono quasi tutti fissi. Se , per una ragione o un'altra, si consuma ad esempio meno acqua o c'è un volume di ricavi inferiore per qualche altro motivo, il gestore ha diritto a compensare, coprendo così i costi che sono stati autorizzati.
Cioè?
Se nei ricavi, ipotesi, c'è scritto 100 milioni e se ne fanno 95, quei 5 il gestore ha diritto a scriverli come ricavo e, anche se non li introita, chi fa la tariffa gli consente di recuperarli negli anni successivi. Questo succede anche col gas. Questo è il primo punto
Il secondo?
La morosità è dentro la tariffa. Noi tutti paghiamo anche quella che è la ragionevole valutazione di chi non pagherà. Il terzo punto è che il sistema tariffario copre anche i possibili maggiori costi degli investimenti ed anche questo è un altro aspetto molto importante. Quindi, tornando alla domanda iniziale, le grandi imprese guardano a questo settore per i volumi di rendimento che possono dare. La loro attenzione nasce dalle caratteristiche di questo sistema. Questo è un sistema di regolazione che ha grande diffusione e ha come principale obiettivo assicurare un basso rischio all'investimento e nello stesso tempo un rendimento che consenta alle imprese di trovare sul mercato i capitali necessari a finanziare gli investimenti.
Un sistema che prima era completamente pubblico?
Questo attuale, certificato e sicuro ha una data precisa di nascita, il 2012, l'anno in cui viene affidato all'ARERA, l'autorità di regolazione, il compito di definire le tariffe, la qualità delle infrastrutture e la qualità del servizio idrico.
Che idea si è fatto della vicenda empolese?
L'acqua in borsa mi pare che sia un'ipotesi tramontata, soprattutto dopo la decisione dell'AIT (l'Autorità Idrica Toscana) di scegliere quale forma di gestione per Publiacqua, l'in house, ovvero la società interamente pubblica. Mi pare che tutti siano d'accordo. Sul tema del disegno industriale la cosa è più complicata. C'è bisogno di grandi investimenti anche alla luce del cambiamento climatico che per il servizio idrico si presenta sotto forma di allungamento dei periodi di siccità con l'aumento dell'intensità di pioggia. Il tutto con un fabbisogno crescente di investimenti nelle infrastrutture. In questo contesto ci sarebbe bisogno di un presidio per realizzare gli investimenti trovando soldi a buon prezzo e contenendo così le tariffe. Se la strada è la Borsa, le tariffe non si possono contenere perché c'è da dare il dividendo. Forse c'è lo spazio per un disegno industriale di grandi dimensioni ma che, per contenere le tariffe, scelga di non andare in Borsa
C'è chi ha ragione e chi ha torto?
No, la questione è molto complicata. Poi ci sono le diverse sensibilità sulla questione borsa ed in ognuna delle due ci sono spunti interessanti
Ci sono altri esempi tipo Gaia in Italia?
Da qualche anno si va diffondendo la possibilità per le imprese di dichiararsi società benefit. C'è una norma che stabilisce che, per attribursi il nome di società benefit, queste società devono dichiarare nello statuto come distribuiscono il beneficio, ovvero il valore che si produce. Anche nel settore idrico ci sono già alcune società che hanno scelto questa possibilità. Ci sono anche aziende pubbliche nel nostro settore che hanno cambiato il loro statuto diventando benefit. Negli statuti di queste società il valore prodotto viene distribuito a beneficio dell'ambiente e della comunità locale oltre che ai soci con il dividendo. Anche questa è una possibilità
Ha votato al referendum dello scorso 9 novembre?
Sì, certo. A votare si va sempre
Un sorriso, una stretta di mano e si riparte per Pietrasanta
Torniamo a Gaia
Gli azionisti, ovvero i Comuni, dicono di non voler fare utili. Prima di arrivare all'utile ai sindaci viene proposto di stanziare un milione ogni anno per ridurre le bollette alle situazioni assistite dai servizi sociali. Poi, siccome gli utili crescevano, fu proposto di fare come i gallesi, ovvero stanziare prima dell'utile di bilancio 3 o 4 milioni da destinare a finanziare gli investimenti senza che questi vadano in tariffa. Questo lo facciamo da tempo
Quindi una scelta politica
Si
Ed il sistema funziona
Sì, ma è necessario mantenere l'equilibrio finanziario
Quando si inizia a parlare di Borsa nel settore dei servizi ed in particolare dell'acqua?
Negli anni '90 ci fu la quotazione in Borsa delle prime aziende del settore, quasi tutte in Comuni governati dal centro sinistra: AMGA (Genova), AEM ora A2A (Milano), ACEA (Roma) e altri. Tutti si spostarono su questa idea che regge ancora oggi
Perché il ‘pubblico' si spostò su queste posizioni?
Perché c'erano da fare nuovi investimenti e perché il dividendo non va solo all'azionista privato ma anche a quello pubblico. In un'epoca in cui si restringe la spesa pubblica e lo stato centrale riduce i trasferimenti, questo diventa importante. C'è però un'altra considerazione da fare
Ovvero?
Se si finanzia, ad esempio, un asilo con la fiscalità generale la fonte è l'imposta progressiva, ovvero si prende di più a chi ha di più e si contribuisce allo stato sociale. Ma se si finanziano i servizi col dividendo non si contribuisce più al mantenimento dello stato sociale, anzi lo si erode sempre un po' di più. La bolletta la paga chiunque indipendentemente dal reddito
Nel 2011 ecco il referendum per l'acqua pubblica
I cui esiti nessun governo di qualunque colore ha attuato. L'idea che si possa gestire i servizi con questo sistema ha retto e regge ancora oggi
Perché i privati sono così interessati all'acqua?
Iniziamo dicendo che, mentre nel mercato libero chi è più bravo offre la soluzione migliore (prezzo e qualità), qui no. È un sistema completamente regolato e quindi la concorrenza non c'è ed i rendimenti assicurati sono elevati e sicuri. Il rischio d'impresa è molto basso, quasi assente. Il rendimento dell'investimento è protetto e assicurato.
Perché protetto?
Perché quelli che sono i rischi che fanno parte del processo d'investimento non ci sono, o sono molto ridotti. Il regolatore fissa i costi di gestione e i costi d'investimento da riconoscere in tariffa. Quindi fissa i ricavi che devono coprire i costi, e arriva così a fissare la tariffa all'utente. In questo contesto i costi sono quasi tutti fissi. Se , per una ragione o un'altra, si consuma ad esempio meno acqua o c'è un volume di ricavi inferiore per qualche altro motivo, il gestore ha diritto a compensare, coprendo così i costi che sono stati autorizzati.
Cioè?
Se nei ricavi, ipotesi, c'è scritto 100 milioni e se ne fanno 95, quei 5 il gestore ha diritto a scriverli come ricavo e, anche se non li introita, chi fa la tariffa gli consente di recuperarli negli anni successivi. Questo succede anche col gas. Questo è il primo punto
Il secondo?
La morosità è dentro la tariffa. Noi tutti paghiamo anche quella che è la ragionevole valutazione di chi non pagherà. Il terzo punto è che il sistema tariffario copre anche i possibili maggiori costi degli investimenti ed anche questo è un altro aspetto molto importante. Quindi, tornando alla domanda iniziale, le grandi imprese guardano a questo settore per i volumi di rendimento che possono dare. La loro attenzione nasce dalle caratteristiche di questo sistema. Questo è un sistema di regolazione che ha grande diffusione e ha come principale obiettivo assicurare un basso rischio all'investimento e nello stesso tempo un rendimento che consenta alle imprese di trovare sul mercato i capitali necessari a finanziare gli investimenti.
Un sistema che prima era completamente pubblico?
Questo attuale, certificato e sicuro ha una data precisa di nascita, il 2012, l'anno in cui viene affidato all'ARERA, l'autorità di regolazione, il compito di definire le tariffe, la qualità delle infrastrutture e la qualità del servizio idrico.
Che idea si è fatto della vicenda empolese?
L'acqua in borsa mi pare che sia un'ipotesi tramontata, soprattutto dopo la decisione dell'AIT (l'Autorità Idrica Toscana) di scegliere quale forma di gestione per Publiacqua, l'in house, ovvero la società interamente pubblica. Mi pare che tutti siano d'accordo. Sul tema del disegno industriale la cosa è più complicata. C'è bisogno di grandi investimenti anche alla luce del cambiamento climatico che per il servizio idrico si presenta sotto forma di allungamento dei periodi di siccità con l'aumento dell'intensità di pioggia. Il tutto con un fabbisogno crescente di investimenti nelle infrastrutture. In questo contesto ci sarebbe bisogno di un presidio per realizzare gli investimenti trovando soldi a buon prezzo e contenendo così le tariffe. Se la strada è la Borsa, le tariffe non si possono contenere perché c'è da dare il dividendo. Forse c'è lo spazio per un disegno industriale di grandi dimensioni ma che, per contenere le tariffe, scelga di non andare in Borsa
C'è chi ha ragione e chi ha torto?
No, la questione è molto complicata. Poi ci sono le diverse sensibilità sulla questione borsa ed in ognuna delle due ci sono spunti interessanti
Ci sono altri esempi tipo Gaia in Italia?
Da qualche anno si va diffondendo la possibilità per le imprese di dichiararsi società benefit. C'è una norma che stabilisce che, per attribursi il nome di società benefit, queste società devono dichiarare nello statuto come distribuiscono il beneficio, ovvero il valore che si produce. Anche nel settore idrico ci sono già alcune società che hanno scelto questa possibilità. Ci sono anche aziende pubbliche nel nostro settore che hanno cambiato il loro statuto diventando benefit. Negli statuti di queste società il valore prodotto viene distribuito a beneficio dell'ambiente e della comunità locale oltre che ai soci con il dividendo. Anche questa è una possibilità
Ha votato al referendum dello scorso 9 novembre?
Sì, certo. A votare si va sempre
Un sorriso, una stretta di mano e si riparte per Pietrasanta






