Popov, 18 anni: la guerra nei suoi occhi, i gol nei suoi piedi
24-08-2025 16:11 - Sport
Sotto il sole infuocato di un tardo agosto toscano, mentre il Castellani si carica d'ansia per l'inizio del campionato, Bogdan Popov varca la linea bianca con passo timido ma deciso. Diciotto anni, alto quasi due metri, occhi grandi che raccontano storie di guerra e sogni spezzati. È il minuto ventotto: Shpendi esce per infortunio, il destino chiama, lui risponde. Dodici minuti dopo, la partita implode: un primo gol che nasce da un caos in area, un tocco sicuro, la rete. Nella ripresa, l'altro gol: il tifo azzurro esplode.
Doppietta per accumulare speranza, non gloria. La sua carriera, iniziata nella leggendaria Dinamo Kiev e presso le giovanili polacche del Górnik Zabrze.
Era in Polonia nel febbraio del 2022 qualdo la Russia invase il suo Paese. La famiglia, anche per via del lavoro strategico sul fronte del conflitto della madre resta in Ucraina. Lui trova rifugio in una famiglia nella provincia di Massa Carrara, a Serravezza. E' qui che il calcio diventa salvezza: lo nota un procuratore, lo sottopone ad alcuni provini. Lo scoprono presto gli scout dell'Empoli, strappandolo alle mire della Fiorentina: in lui avevano visto una punta tecnica. Alto 193 cm, capace di interpretare gli spazi.
In azzurro gioca per due stagioni, tra la Primavera e l'Under 18: dieci reti, tanto sudore, pochi proclami. E poi arriva la chiamata della prima squadra. Il neo tecnico Pagliuca lo porta in ritiro, lo lancia in Coppa Italia, e nell'anticipo della prima giornata di serie B - Empoli–Padova - lascia andare Popov: risultato, un gol in meno di quindici minuti. Poi, all'inizio del secondo tempo, ecco il gol finale, quello che mette il sigillo sulla partita e sulla sua vita nuova. Nei suoi occhi c'è la guerra e c'è la speranza; nei suoi passi la leggerezza del sudore e la gravità di un passato che non scorderà.
È un artista della semplicità, un guerriero silenzioso. Un atleta maturo, a dispetto della sua giovane età. Il calcio non gli ha restituito solo un'opportunità, ma una ragione: perché sognare può diventare vissuto, e campi di provincia possono diventare teatri di rinascita. A diciotto anni, un debutto memorabile, una doppietta che più che reti sono frecce lanciate al futuro. E chissà forse Popov scriverà una delle pagine più vere del calcio moderno.