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Premio Pozzale, tra radici e riflessioni: i premiati dell'edizione numero 72

06-12-2025 20:24 - Primo piano
La definizione più bella dell'edizione del premio letterario Pozzale l'ha data Marzio G. Mian, uno dei tre premiati, che ha descritto il "Pozzale" come un evento "appartato ma di grande qualità". Un concetto che, seppur semplice, racchiude il cuore di questa manifestazione, che da settantadue edizioni celebra la letteratura di valore in un contesto che rimane intimo, ma sempre capace di suscitare grandi riflessioni.
Per comprendere appieno questa qualità, basta dare uno sguardo alla mostra fotografica allestita in biblioteca, dal titolo Il Pozzale al Pozzale, che racconta i primi anni del Premio, nati nella frazione empolese che ha dato il nome alla manifestazione. Un'ulteriore dimostrazione della solidità delle radici culturali del Premio è stato il "ritorno a casa" simbolico che ha caratterizzato la serata di gala, celebrato con la cena con gli autori nella storica Casa del Popolo di Pozzale, un’occasione per chiudere il cerchio e riportare il Premio nel luogo delle sue origini. La serata è stata ulteriormente arricchita dalla proiezione di un cartone animato, realizzato dai curatori di Ludicomix, che ha aperto l’evento con la leggera e allegorica storia del coccodrillo, un personaggio capace di stimolare riflessioni sul valore della narrazione e sul potere della fantasia. Offrendo uno spunto filosofico, colto dal conduttore, il giornalista Rai Andrea Marotta. Il coccodrillo, dapprima visto come una creatura temibile e lontana, si ritrova in situazioni in cui la sua figura genera sorpresa e stupore, ma anche il riconoscimento che, in fondo, è come tutte le altre creature, capace di suscitare emozioni e riflessioni.

Sostiene, Marotta, dal palco della sala grande della Biblioteca comunale Renato Fucini che "il coccodrillo diventa una metafora dell'incredibile, della sospensione della realtà e della magia che può scaturire da un racconto. Così come un coccodrillo potrebbe sembrare fuori posto in un contesto quotidiano, le storie che ci raccontano gli autori possono spesso sembrare lontane dalla nostra esperienza diretta, ma in realtà sono in grado di parlare profondamente alle emozioni e alle riflessioni di ognuno di noi".

Raccontando com'è nata la burla del coccodrillo Marotta sottolinea che questa "sospensione dell’incredulità" è alla base di quel fascino che il Premio riesce a trasmettere, mettendo in luce, riferendosi ai tre libri premiati, come la narrazione riesca a ribaltare pregiudizi e a farci scoprire storie sorprendenti, come quella di un agricoltore montanaro, un personaggio che, sotto la superficie, nasconde un’anima complessa e amichevole, o come quella di un giornalista che si aggira tra i territori più remoti della Russia, portando alla luce realtà sconosciute ai più. Il Premio Pozzale, dunque, non è solo un riconoscimento letterario, ma un’occasione per riflettere sulla società, sui pregiudizi e sulle storie che spesso rimangono nell’ombra.

Il sindaco Alessio Mantellassi ha colto l’opportunità della serata per rimarcare l’importanza di questo "ritorno alle radici". Con il suo intervento, ha sottolineato quanto il Premio sia diventato un appuntamento imprescindibile per la città di Empoli e per il suo territorio, e come, attraverso il comitato organizzativo, si stia facendo un lavoro prezioso di contatto con le scuole. Le numerose iniziative scolastiche che hanno coinvolto gli studenti della città sono testimonianza dell’impegno nel rendere la cultura accessibile a tutti, in particolare ai più giovani. "Il Premio Pozzale è sempre stato un punto di riferimento per la comunità, ma oggi è più che mai un'opportunità per mantenere vivo il legame tra la cultura e il territorio", ha dichiarato Mantellassi. Il sindaco ha anche ricordato come questa sia stata la prima edizione sotto la guida della nuova giuria, un gruppo di esperti che ha lavorato per dare al Premio una rinnovata freschezza, riflettendo le sfide e le sensibilità della contemporaneità.

Mantellassi ha concluso il suo intervento parlando di come il Premio Pozzale non debba mai perdere il suo legame con la frazione di Pozzale e con la sua comunità, un impegno che va rafforzato nei prossimi anni. La cena finale, che ha visto la partecipazione dei vincitori Marzio G. Mian, Roberta Mori e Simone Torino, è stata un’ulteriore dimostrazione di come il Premio sia un evento culturale che affonda le sue radici nella storia locale ma, al contempo, guarda al futuro, cercando di rimanere aperto a nuove idee, nuovi pensieri e nuove sensibilità.

La 72ª edizione del Premio Pozzale, conclusasi con la consueta cena di gala al Circolo Arci di Pozzale, ha confermato il suo ruolo centrale nel panorama culturale empolese e non solo. Quest'anno, il premio ha brillato per la qualità delle opere premiate e per il modo in cui è riuscito a coinvolgere tutta la comunità, dal pubblico alle scuole, dalle librerie alle istituzioni. Ma al cuore di ogni edizione del Premio Pozzale ci sono sempre i libri e gli autori, che con il loro talento e le loro storie arricchiscono l’immaginario collettivo. I tre vincitori di questa edizione, Marzio G. Mian, Roberta Mori e Simone Torino, rappresentano diverse sfumature della narrazione contemporanea, ma accomunati dal desiderio di raccontare storie che interrogano il lettore e lo spingono a riflettere.

Marzio G. Mian ha vinto con Volga Blues, un reportage che porta il lettore nel cuore della Russia più profonda, lontana dalle immagini stereotipate di Mosca e San Pietroburgo, e immerge nel mondo di un popolo che vive in contesti spesso difficili e remoti. Il libro di Mian è un viaggio che unisce il reportage giornalistico alla riflessione filosofica, e proprio in questa dimensione di viaggio tra il presente e la memoria, l’autore riesce a cogliere l’anima di un popolo che continua a fare i conti con il proprio passato e il suo futuro incerto. L’incontro di Mian con gli studenti, dove ha avuto modo di raccontare la sua esperienza, è stato un momento di grande coinvolgimento, in cui i ragazzi hanno potuto apprezzare la capacità del giornalista di raccontare storie apparentemente lontane ma in grado di parlare a tutti.

Roberta Mori, con Svegliarsi adulti, ha portato invece in scena una storia che affonda le radici nella memoria storica, quella di Sandro Delmastro, un personaggio realmente esistito che fu amico di Primo Levi. Mori ha intrecciato la vicenda di Delmastro con la memoria della Shoah, dando vita a un romanzo che è al contempo un atto di riscoperta e un tributo alla forza della memoria. La scelta di raccontare una figura che ha segnato profondamente la vita di Levi, ma che è rimasta in parte nell’ombra, è un invito a non dimenticare quelle storie che, pur essendo centrali, rischiano di essere oscurate dal tempo. L’autrice, durante gli incontri con le scuole, ha avuto modo di parlare del processo di scrittura e della necessità di preservare la memoria storica, un tema che ha toccato profondamente gli studenti, coinvolgendoli in riflessioni che trascendono il romanzo stesso. La sua vittoria, inoltre, è stata suggellata dal riconoscimento della Giuria Popolare, che ha premiato il suo libro con quasi 300 preferenze tra quelle espresse online e nelle librerie.

Simone Torino, infine, ha vinto con Macaco, un romanzo che racconta la vita di un agricoltore montanaro, Macaco appunto, in un contesto rurale che sembra lontano dal mondo moderno, ma che in realtà nasconde una complessità e una ricchezza tutta da scoprire. Torino ha raccontato la sua esperienza di scrittura partendo da un luogo fisico e simbolico: le montagne che affacciano sulle Alpi. Il romanzo si fa così portavoce di un mondo agricolo, fatto di radici e di tradizioni, che non è mai statico ma si trasforma in continuazione, cercando di mantenere vivo il legame con il territorio, pur di fronte ai cambiamenti del tempo. L'autore ha fatto tesoro di esperienze vissute e vissuti familiari per costruire una narrazione che, pur raccontando una vita semplice, si arricchisce di simbolismi e riflessioni sociali. Gli studenti che hanno partecipato agli incontri con Torino hanno avuto modo di apprezzare come un mondo che potrebbe sembrare lontano, in realtà sia ancora molto vicino, sia nel linguaggio che nei temi trattati.

Tutti e tre gli autori, quindi, hanno offerto al pubblico non solo libri, ma anche spunti di riflessione profondi sulla condizione umana, sul legame con la memoria e sulla percezione dei luoghi. La loro capacità di raccontare storie che attraversano epoche e spazi diversi è il valore aggiunto che ha reso questa edizione del Premio Pozzale particolarmente interessante e attuale. Il lavoro di ciascun autore si inserisce perfettamente nella contemporaneità, esplorando tematiche universali ma trattandole in modi innovativi e sorprendenti. Eppure, nonostante la loro diversa provenienza e approccio, ciò che li accomuna è la qualità del loro sguardo e la profondità con cui riescono a cogliere l'essenza delle storie che raccontano.

Il Premio Pozzale, quindi, non solo premia i libri ma celebra anche un percorso di scrittura che è, in fondo, un atto di coraggio: quello di raccontare, di mettersi in gioco e di provare a spingere il lettore a guardare il mondo con occhi diversi. L'edizione di quest'anno, con il suo ritorno simbolico al Pozzale, ha rappresentato una sintesi perfetta di tradizione e innovazione, un mix che ha reso l’evento non solo un momento di celebrazione della letteratura, ma anche un’occasione di crescita culturale per tutta la comunità.