Provincia Novecento "racconta" l'impegno civile di Gino Terreni
20-12-2025 08:13 - Lifestyle
Empoli continua a interrogare il proprio Novecento, riportandolo al centro del dibattito culturale e civile. Dopo il riuscitissimo festival di storia contemporanea Contèsto, lo fa attraverso Provincia Novecento. Arte a Empoli 1925-1960, la mostra in corso nei locali rinnovati dell’ex ospedale San Giuseppe di via Paladini, uno spazio restituito alla città e pronto a diventare luogo di memoria, ricerca e confronto.
In questo contesto si inserisce la conferenza “Il colore della coscienza: l’espressionismo civile di Gino Terreni”, in programma sabato 27 dicembre alle ore 10.30 al Museo del Vetro di Empoli, promossa dal Comune di Empoli in occasione del centenario della nascita di Gino Terreni.
L’iniziativa rappresenta uno dei momenti più significativi del percorso di approfondimento che accompagna Provincia Novecento: una mostra che non si limita a esporre opere, ma ricostruisce un clima culturale, una rete di relazioni, una provincia capace di essere laboratorio artistico e politico, attraversata dalle tensioni del secolo breve.
Figura centrale di questo racconto è proprio Gino Terreni, artista empolese, pittore, intellettuale militante, la cui opera si colloca nel solco di un espressionismo civile profondamente radicato nella storia, nel lavoro, nella Resistenza e nella coscienza collettiva. Terreni non usa il colore come ornamento, ma come strumento etico: una materia viva che denuncia, ricorda, prende posizione. I suoi volti scabri, le figure segnate, i paesaggi interiori raccontano una provincia tutt’altro che marginale, attraversata dai drammi del fascismo, della guerra, della ricostruzione e delle lotte sociali.
A guidare il pubblico in questo viaggio sarà Belinda Bitossi, una delle curatrici della mostra, che dialogherà con Leonardo Giovanni Terreni, offrendo uno sguardo intrecciato tra analisi critica e memoria diretta.
Il confronto promette di restituire non solo il profilo artistico di Terreni, ma anche la sua dimensione umana e politica: quella di un autore che ha fatto della pittura un atto di responsabilità, una forma di testimonianza.
La conferenza si lega idealmente agli spazi della mostra Provincia Novecento, allestita nell’ex ospedale San Giuseppe, luogo simbolico per la città. La scelta di ospitare qui l’esposizione non è neutra: l’edificio, rinnovato e riaperto, diventa metafora di una cura che oggi è culturale, una rigenerazione che passa attraverso la conoscenza del passato. Le opere esposte raccontano come Empoli e il suo territorio abbiano saputo dialogare con le grandi correnti artistiche del Novecento – dal realismo all’espressionismo, dall’impegno politico alla ricerca formale – senza perdere la propria identità.
In questo quadro, Gino Terreni emerge come una figura-chiave: un artista capace di tenere insieme arte e vita, linguaggio moderno e radicamento popolare. Parlare oggi del suo “colore della coscienza” significa interrogarsi sul ruolo dell’arte nello spazio pubblico, sulla funzione della memoria, sul valore della testimonianza in tempi di smemoratezza e semplificazione.
L’appuntamento del 27 dicembre non è dunque solo una celebrazione anniversaria, ma un invito alla riflessione. Un’occasione per rileggere il Novecento empolese come storia viva, ancora capace di parlare al presente, e per riscoprire, attraverso l’opera di Terreni, una provincia che ha saputo essere centro, voce critica, coscienza inquieta.
In questo contesto si inserisce la conferenza “Il colore della coscienza: l’espressionismo civile di Gino Terreni”, in programma sabato 27 dicembre alle ore 10.30 al Museo del Vetro di Empoli, promossa dal Comune di Empoli in occasione del centenario della nascita di Gino Terreni.
L’iniziativa rappresenta uno dei momenti più significativi del percorso di approfondimento che accompagna Provincia Novecento: una mostra che non si limita a esporre opere, ma ricostruisce un clima culturale, una rete di relazioni, una provincia capace di essere laboratorio artistico e politico, attraversata dalle tensioni del secolo breve.
Figura centrale di questo racconto è proprio Gino Terreni, artista empolese, pittore, intellettuale militante, la cui opera si colloca nel solco di un espressionismo civile profondamente radicato nella storia, nel lavoro, nella Resistenza e nella coscienza collettiva. Terreni non usa il colore come ornamento, ma come strumento etico: una materia viva che denuncia, ricorda, prende posizione. I suoi volti scabri, le figure segnate, i paesaggi interiori raccontano una provincia tutt’altro che marginale, attraversata dai drammi del fascismo, della guerra, della ricostruzione e delle lotte sociali.
A guidare il pubblico in questo viaggio sarà Belinda Bitossi, una delle curatrici della mostra, che dialogherà con Leonardo Giovanni Terreni, offrendo uno sguardo intrecciato tra analisi critica e memoria diretta.
Il confronto promette di restituire non solo il profilo artistico di Terreni, ma anche la sua dimensione umana e politica: quella di un autore che ha fatto della pittura un atto di responsabilità, una forma di testimonianza.
La conferenza si lega idealmente agli spazi della mostra Provincia Novecento, allestita nell’ex ospedale San Giuseppe, luogo simbolico per la città. La scelta di ospitare qui l’esposizione non è neutra: l’edificio, rinnovato e riaperto, diventa metafora di una cura che oggi è culturale, una rigenerazione che passa attraverso la conoscenza del passato. Le opere esposte raccontano come Empoli e il suo territorio abbiano saputo dialogare con le grandi correnti artistiche del Novecento – dal realismo all’espressionismo, dall’impegno politico alla ricerca formale – senza perdere la propria identità.
In questo quadro, Gino Terreni emerge come una figura-chiave: un artista capace di tenere insieme arte e vita, linguaggio moderno e radicamento popolare. Parlare oggi del suo “colore della coscienza” significa interrogarsi sul ruolo dell’arte nello spazio pubblico, sulla funzione della memoria, sul valore della testimonianza in tempi di smemoratezza e semplificazione.
L’appuntamento del 27 dicembre non è dunque solo una celebrazione anniversaria, ma un invito alla riflessione. Un’occasione per rileggere il Novecento empolese come storia viva, ancora capace di parlare al presente, e per riscoprire, attraverso l’opera di Terreni, una provincia che ha saputo essere centro, voce critica, coscienza inquieta.






