Quando l'anticiclone delle Azzorre rendeva l'estate gradevole
22-06-2025 15:29 - Opinioni
di Gordon Baldacci
E' arrivato il grande caldo, ecco cosa è cambiato rispetto agli ultimi anni
Il grande assente, l’anticiclone delle Azzorre
Ce ne siamo accorti tutti, ma non si tratta solo di una semplice sensazione (in tal caso non avrebbe valore scientifico ovviamente) bensì di una evidenza conclamata. La figura anticiclonica tipica delle estati mediterranee è sparita dalla circolazione. Per meglio dire, i suoi confini, marcano altri lidi che non toccano il nostro Paese. Al suo posto abbiamo due alternative: la prima è quella di rimanere terra di nessuno, ovvero senza grandi figure dominanti. La seconda alternativa è quella legata alla nota ingerenza di un’altra figura anticiclonica: quella nord-africana, che va sostituendo l’anticiclone delle Azzorre, in estate ma anche in inverno, al posto del sempre più assente anticiclone termico russo-siberiano.
Tutto un gioco di incastri, in un mosaico dalle mille sfaccettature
Proprio quest’ultima figura deve la sua sempre minor estensione al sollevamento in latitudine della fascia anticiclonica subtropicale continentale dell’Arabia Saudita. Dunque un sollevamento in blocco di tutta la fascia anticiclonica subtropicale dovuta all’alterazione della circolazione generale dell’atmosfera che si sta impostando in questi ultimi anni. I motivi? Ancora una volta sono legati a due elementi, uno di natura ciclica ed uno che, sempre dati alla mano ci impone una riflessione, sul cambiamento climatico in atto.
Il surplus di calore infatti non si traduce solo nel semplice aumento delle temperature (questo è l’ultimo passaggio), ma nel mutamento nella velocità del ciclo dell’acqua e nella modifica della circolazione generale dell’atmosfera. Quest’ultima in particolare ha fatto rilevare, il rallentamento della Corrente a Getto Polare con ondulazioni profonde e quasi stazionarie, come la risalita verso nord della Corrente a Getto Subtropicale di almeno 200-300 chilometri. Da qui la sempre maggior assenza della circolazione atlantica al di qua del Mediterraneo e quindi anche sull’Italia, sia di tipo anticiclonico (vedi appunto anticiclone delle Azzorre), sia di tipo ciclonico (leggi assenza delle classiche perturbazioni da ovest), con evidente mutamento del normale ciclo delle piogge.
Quali elementi abbiamo per dire ciò? Cediamo la parola alla Climatologia.
Quali elementi abbiamo per dire ciò? Cediamo la parola alla Climatologia.
Quando vigeva in estate un unico anticiclone, quello delle Azzorre
22 Giugno 1925: non ho trascritto erroneamente la data di quella carta isobarica raffigurata nella prima delle quattro mappe, ma è davvero la configurazione meteorologica di 100 anni fa. Rappresenta un fotogramma di una ormai forse perduta normalità meteorologica: si può vedere un appendice dell’alta pressione atlantica che si protende verso il Mediterraneo e la nostra Penisola.
Statisticamente era proprio fra la terza e la quarta settimana di giugno che l’alta pressione iniziava ad affermare il suo predominio europeo estivo, frammentata solo da qualche veloce fronte nord atlantico. L’estate aveva un sapore decisamente gradevole con temperature che si portavano di poco oltre i 30°C al nord e qualche grado in più al centro sud. Ma solitamente questo accadeva nelle due settimane più calde dell’anno: l’ultima di luglio e la prima di agosto. L’alta pressione delle Azzorre non raggiungeva mai elevati valori barici, per cui su rilievi e occasionalmente in pianura si manifestavano temporali termici con effetti non estremi salvo rare eccezioni. Ogni tanto, come accennato prima, veloci fronti freddi associati a piogge e temporali sparsi spezzavano il caldo al nord e parte del centro, mentre al sud potevano al massimo rimescolare un po’ l’aria, perché arrivavano ormai “spolpati” dell’energia necessaria.
Statisticamente era proprio fra la terza e la quarta settimana di giugno che l’alta pressione iniziava ad affermare il suo predominio europeo estivo, frammentata solo da qualche veloce fronte nord atlantico. L’estate aveva un sapore decisamente gradevole con temperature che si portavano di poco oltre i 30°C al nord e qualche grado in più al centro sud. Ma solitamente questo accadeva nelle due settimane più calde dell’anno: l’ultima di luglio e la prima di agosto. L’alta pressione delle Azzorre non raggiungeva mai elevati valori barici, per cui su rilievi e occasionalmente in pianura si manifestavano temporali termici con effetti non estremi salvo rare eccezioni. Ogni tanto, come accennato prima, veloci fronti freddi associati a piogge e temporali sparsi spezzavano il caldo al nord e parte del centro, mentre al sud potevano al massimo rimescolare un po’ l’aria, perché arrivavano ormai “spolpati” dell’energia necessaria.
L’estate terminava solitamente a fine agosto con la cosiddetta “tempesta equinoziale”, praticamente un fronte freddo molto più intenso dei precedenti che “fiaccava” il bordo nord orientale dell’anticiclone, portando piogge abbondanti e temporali sull’intera penisola, ma con fenomeni più intensi al centro-nord. Poi a settembre ci poteva essere un seguito dell’estate ma con valori di temperatura fra 24 e 28C° al massimo. Questa configurazione barica, si è mantenuta quasi simile per altri 45/50 anni.
E poi iniziarono gli anni ’80…
Fin qui ho descritto una configurazione atmosferica che segnava il passo delle estati italiane. Sui libri di meteorologia ne troviamo ampi accenni su questo tipo di configurazione climatica. Lanticiclone delle Azzorre (ripreso dal satellite nella seconda immagine), sembrava quell’elemento immodificabile delle nostre stagioni estive. Ma da qualche decina di anni, esattamente dall’inizio degli anni ’80, queste affermazioni non trovano più riscontro nei fatti e molti capitoli della meteorologia italiana andrebbero riscritti. In buona sostanza cos’è successo negli ultimi decenni?
E’ successo che l’alta pressione ha smesso gradualmente di instaurare il suo regime anticiclonico estivo sul bacino del Mediterraneo (rimanendo in Atlantico o puntando sulla Groenlandia), come pure nell’intera Europa, lasciando campo libero ad altre grandezze meteorologiche, in particolare l’alta pressione nord africana, e in misura minore alle correnti fredde proveniente dal nord Europa oppure dal nord atlantico. Cosi facendo la nostra estate ha radicalmente cambiato aspetto. Dagli anni ’80 in poi è stato un continuo alternarsi di estati roventi con l’aria calda africana che punta verso il centro sud europeo, con addirittura puntate sulla Scandinavia. Il gran caldo e solitamente accompagnato da un elevato tasso di umidità perché l’aria si umidifica durante il passaggio sopra il Mar Mediterraneo, rendendo il caldo difficilmente sopportabile dal punto di vista fisico.
Nuovi assetti barici, e il clima cambia
L’alta pressione che rimane in atlantico non esercita più la sua funzione di cuscinetto fra masse d’aria con caratteristiche molto diverse, in primis temperatura e umidità. Il tempo “ragiona” non più lungo i paralleli, bensì scende o sale seguendo i meridiani, con il risultato che possono facilmente incontrarsi o più precisamente scontrarsi masse d’aria di segno opposto. I fenomeni subiscono dunque una estremizzazione che sono nella memoria di tutti in questi ultimi anni. Correnti di origine sub polare (“la scintilla”), vengono a contatto con altre di origine sub tropicale (“la benzina”), con conseguenti manifestazioni temporalesche molto intese e in alcuni casi devastanti. Basti pensare ai temporali violentissimi (solitamente a causa della formazione di supercelle), che hanno interessato negli ultimi anni l’Europa centrale e l’Italia settentrionale.
I temporali di tipo supercella possono innescare forti raffiche di vento nelle linee di groppo (anche oltre 90 Km/h), grandinate di inaudita violenza e purtroppo anche tornado. E’ ormai certo che le modifiche applicate dall’uomo all’ambiente (emissione gas serra, deforestazione, moltiplicarsi di aree urbane ecc), stanno modificando il clima terrestre. La temperatura si è innalzata all’incirca di 1 grado nell’ultimo secolo e la circolazione in grande scala è pure cambiata. Il riscaldamento globale sta alterando la circolazione atmosferica a livello planetario, influenzando significativamente la Corrente a Getto, un potente flusso di vento che, modificandosi in risposta alle anomalie termiche, cambia la posizione dell’anticiclone delle Azzorre. Questo ha portato a una maggiore variabilità e imprevedibilità della capacità dell’anticiclone di stabilizzare il meteo in Europa occidentale. Sappiamo quindi che una maggiore concentrazione di CO2 favorisce il mantenimento delle masse anticicloniche nelle loro sedi di formazione. Per fare un paragone semplificato all’estremo, possiamo paragonare l’anticiclone delle Azzorre ad un paziente con una grave forma di obesità che gli impedisce di muoversi, e nel suo restare fermo con una massa sempre più grande, deviare di latitudine verso nord o verso sud le altre forze convettive. Un blocco che avrebbe in risposta un ruolo lungo la fascia equatoriale anche delle correnti monsoniche responsabili di creare una specie di diaframma lungo l’Equatore terrestre, che favorisce la risalita della massa anticiclonica presente sull’Africa centrale. Queste analisi vengono confermata da un altro indice l’ITGZ, (la seconda mappa) che ci avverte con qualche settimana di anticipo, grazie alle sue fluttuazioni verso nord o verso sud, su eventuali appunto “risalite dell’alta pressione africana.
Il ruolo ciclico dell’indice (AMO)
Il ruolo ciclico dell’indice (AMO)
Dagli studi degli ultimi venti anni, emerge però anche un elemento che certamente non assolve il quadro generale del cambiamento climatico in atto, ma un po’ come le ingerenze del Nìno, nella ciclicità naturale, aumenta la probabilità di maggiori risalite dell’alta africana.
Queston elemento che contribuisce alla variabilità dell’anticiclone delle Azzorre è l’Oscillazione Atlantica Multidecadale (AMO). Questo ciclo naturale, che influenza le temperature dell’Oceano Atlantico, gioca un ruolo cruciale nel determinare la forza e la posizione dell’anticiclone. Durante le fasi positive dell’AMO, quando le temperature dell’Atlantico sono più calde, l’anticiclone tende a spostarsi verso nord, riducendo così il suo impatto stabilizzante sul meteo europeo. Questo fenomeno ha contribuito alla crescente instabilità meteo che si osserva in Europa occidentale e nel Mediterraneo, (come mostra la quarta mappa)
Queston elemento che contribuisce alla variabilità dell’anticiclone delle Azzorre è l’Oscillazione Atlantica Multidecadale (AMO). Questo ciclo naturale, che influenza le temperature dell’Oceano Atlantico, gioca un ruolo cruciale nel determinare la forza e la posizione dell’anticiclone. Durante le fasi positive dell’AMO, quando le temperature dell’Atlantico sono più calde, l’anticiclone tende a spostarsi verso nord, riducendo così il suo impatto stabilizzante sul meteo europeo. Questo fenomeno ha contribuito alla crescente instabilità meteo che si osserva in Europa occidentale e nel Mediterraneo, (come mostra la quarta mappa)
Ricordiamo qualche sua caratteristica. Si tratta di una figura anticiclonica derivante dalla circolazione caratterizzante la famosa Cella di Hadley. La Cella di Hadley non è altro che una circolazione tipica delle aree equatoriali. Su questa parte del pianeta, il sole picchia in maniera più intensa che in qualsiasi altra parte della sfera terrestre. Si tratta, quindi, di un'area enormemente surriscaldata dove l'aria calda più leggera dal suolo sale per convenzione verso l'alto.
L’ascesa dell’aria determina una depressione al suolo stesso con la forte instabilità e le intense piogge conseguenti che caratterizzano le aree equatoriali. L’aria salita in alto, poi, e raffreddatasi, finisce col divenire più pesante precipitando verso il basso, in una perpendicolare più spostata verso Nord, nel nostro emisfero, nelle aree subtropicali. La discesa verso il basso comporta un riscaldamento dell’aria stessa per compressione, aumentando la pressione al suolo e dando luogo agli anticicloni semi-permanenti in queste aree subtropicali. L’alta pressione delle Azzorre è uno di questi e va ad occupare le aree subtropicali atlantiche, con massimi spesso in corrispondenza delle isole Azzorre, a Ovest del Portogallo, da cui prende origine il nome.
Le temperature superficiali delle acque oceaniche variano e, secondo questo indice, una variazione più significativa da positiva a negativa si verifica a fasi di 20/40 anni, fase media calcolata con ultimi sistemi, sui 30 o poco più. Nella fasi con temperature più positive in media, l’alta pressione delle Azzorre fa più fatica a sussistere con buona continuità, poiché la circolazione atmosferica, conseguente anche allo stato termico superficiale dell’Oceano, risulta più dinamica. Per di più risultano maggiori oscillazioni del Jet Stream subpolare sul comparto oceanico, spesso a ridosso del Portogallo ed Est Atlantico, proprio dove dovrebbero trovarsi i massimi dell’alta pressione delle Azzorre.
Dal 1995 l’indice AMO è in fase positiva, disincentivando, così, uno stato di buona forma dell’alta Azzorriana.
Di converso, proprio i più frequenti affondi del Jet subpolare a Ovest del Portogallo, sono la causa, invece, delle risalite, più numerose, negli ultimi anni, dell’alta pressione nordafricana, con le infuocate soventi sul Mediterraneo centrale e sull'Italia ( alcune tra le più intense degli ultimi secoli ) che si sono succedute, soprattutto negli ultimi 15 anni. Durante periodi con AMO negativo, si è riscontrato, specie nei mesi estivi, un maggiore livellamento barico in Atlantico, con l’alta pressione delle Azzorre più preponderante fino alle medie latitudini settentrionali oceaniche e flusso instabile più settentrionale, senza molti affondi verso le medie latitudini atlantiche, specie orientali.
Un tempo possibile, per una sfida cruciale
Un tempo possibile, per una sfida cruciale
Facendo un po’ di conti, rispetto ai dati menzionati prima, ci accorgiamo che la fase AMO positiva potrebbe volgere all'epilogo, essendo passati 25 anni circa dal suo avvio più o meno documentato. Considerando anche che il cambio di segno stimato intorno ai 30 anni è indicativo e assolutamente oscillante, la fase AMO + potrebbe, tra qualche anno, teoricamente , portare un progressivo cambio di segno. E’ lecito attendersi, anche, di conseguenza, un verosimile ritorno dell’alta pressione delle Azzorre più ricorrente nei prossimi 5 anni, con estati gradevoli, calde, ma senza eccessi. Al tempo stesso, minore presenza dell’alta pressione nordafricana e delle infuocate ad essa associate. Quindi la ciclicità climatica ci darebbe un piccolo aiuto, ma non possiamo dimenticare che nel frattempo, contro ogni ciclo stagionale, contro ogni meccanismo di compensazione, l’Anticiclone delle Azzorre, ma anche l’alta pressione continentale Russa, sono cambiati profondamente, rispetto a quelle figure analizzate centro o cinquanta anni fa, sempre (so di essere ripetitivo) a causa del cambiamento climatico in atto. E non è scritto da nessuna parte che pur nella fase AMO negativa, l’anticiclone abbia i geopotenziali ergo l’energia, per fare due passi verso est, e tornare a rendere le nostre estati vivibili, da gustare appieno, citando Jovanotti, da portare addosso.