Quando le parole... scottano
31-08-2025 12:27 - Opinioni
di Pietro Spina
Poi, pochi giorni dopo, ecco che la comunicazione “social” del Comune ci regala un altro gioiello linguistico: un post che sottolinea e promuove il calendario di eventi di un'associazione privata (ma con fondi pubblici, ça va sans dire) scrive baldanzoso: “Mentre Empoli brucia per...” accompagnato da fiamme digitali. Sarà pure una trovata creativa, ma ci permettiamo un suggerimento: in un mondo che letteralmente brucia – foreste, case, città intere, popolazioni sotto le bombe o le ondate di calore – forse evocare incendi per un evento musicale non è esattamente brillante.
Eppure, il vocabolario della lingua italiana offre infinite alternative. Il paradosso è servito: in aula si litiga fino all'ultima vocale per stabilire se un parere sia vincolante o meno, mentre fuori dall'aula si scelgono con leggerezza parole che pesano come macigni. E allora viene da chiedersi: davvero le parole sono così importanti? La risposta è sì, sempre. Perché un aggettivo può cambiare la linea politica di un Comune, e un verbo sbagliato può trasformare la promozione di un concerto in un boomerang di cattivo gusto.
C'è un vecchio adagio che dice: le parole sono pietre. Evidentemente al Consiglio comunale di Empoli lo sanno bene, visto che per un'intera seduta, l'altra sera, opposizione e maggioranza hanno battagliato non su un progetto, non su un bilancio, ma sull'etichetta da appiccicare a un parere ministeriale. “Negativo”, “solo
parere”, “non vincolante”: tre sfumature, tre mondi, tre guerre di religione. Altro che politica: sembrava una gara di semantica, con i consiglieri trasformati in Treccani ambulanti, pronti a scomodare il peso di ogni sillaba.

Poi, pochi giorni dopo, ecco che la comunicazione “social” del Comune ci regala un altro gioiello linguistico: un post che sottolinea e promuove il calendario di eventi di un'associazione privata (ma con fondi pubblici, ça va sans dire) scrive baldanzoso: “Mentre Empoli brucia per...” accompagnato da fiamme digitali. Sarà pure una trovata creativa, ma ci permettiamo un suggerimento: in un mondo che letteralmente brucia – foreste, case, città intere, popolazioni sotto le bombe o le ondate di calore – forse evocare incendi per un evento musicale non è esattamente brillante.
Eppure, il vocabolario della lingua italiana offre infinite alternative. Il paradosso è servito: in aula si litiga fino all'ultima vocale per stabilire se un parere sia vincolante o meno, mentre fuori dall'aula si scelgono con leggerezza parole che pesano come macigni. E allora viene da chiedersi: davvero le parole sono così importanti? La risposta è sì, sempre. Perché un aggettivo può cambiare la linea politica di un Comune, e un verbo sbagliato può trasformare la promozione di un concerto in un boomerang di cattivo gusto.