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Reflui civili per diluire quelli industriali: cresce la polemica sull’Accordo del Cuoio

13-12-2025 08:49 - Cronaca
Mentre viene presentato come uno dei più grandi interventi infrastrutturali nel settore idrico dell’Empolese-Valdelsa, il progetto per collegare il depuratore di Pagnana a quello di Ponte a Egola, nel comune di San Miniato, solleva pesanti dubbi e critiche da parte del comitato “Trasparenza per Empoli”.
L’opera da 27 milioni di euro, parte dell’ampio “Accordo del Cuoio” da oltre 200 milioni, punta a convogliare i reflui civili empolesi verso l’impianto Cuoiodepur, segnando la progressiva dismissione dello storico depuratore di Pagnana. Ma per il comitato questa non è una scelta di sviluppo sostenibile, bensì un’operazione che trasferisce i costi ambientali e gestionali sulla collettività. Pagnana, ricordano i cittadini, è un impianto nato nel 1985 grazie a amministratori lungimiranti, in grado di trattare con efficacia i reflui di circa 90.000 abitanti nel rispetto delle più stringenti norme europee. Il suo funzionamento, improntato alla depurazione di acque civili, è un esempio di gestione efficiente e di equilibrio territoriale. Ben diversa — osserva il comitato — è la situazione del depuratore Cuoiodepur, nato principalmente per la depurazione industriale dei reflui conciari del Comprensorio del Cuoio e storicamente in difficoltà nel rispettare i limiti di legge per parametri come cloruri e solfati, tipici della lavorazione delle pelli. Secondo l’autorizzazione regionale vigente, tali limiti possono infatti essere rispettati solo “diluendo” i reflui industriali con acque civili provenienti da altri territori, come quelli empolesi. Di fatto – denunciano gli attivisti – i reflui urbani “buoni”, già depurati a Pagnana, diventano così una risorsa preziosa per riequilibrare il trattamento delle acque conciarie, a spese dell’intera comunità.
Da qui le domande poste dal comitato: era davvero necessario investire decine di milioni per spostare i reflui verso un impianto industriale piuttosto che potenziare la rete locale e mantenere la depurazione nei luoghi di produzione, magari incentivando il riuso delle acque? E quante altre soluzioni più sostenibili sono state accantonate negli ultimi vent’anni, inseguendo un progetto nato per risolvere i problemi del comparto conciario?
Mentre i rappresentanti delle istituzioni e delle aziende coinvolte esaltano il valore strategico dell’intervento, definendolo un passo avanti in termini di efficienza, economia circolare e sostenibilità, per molti cittadini resta il dubbio che, dietro il linguaggio della modernizzazione, si nasconda un trasferimento di oneri ambientali e gestionali dalle industrie al pubblico. In gioco, sottolinea “Trasparenza per Empoli”, non c’è solo la gestione dei reflui, ma la visione stessa di cosa significhi sviluppo sostenibile e tutela del territorio.