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"Scuola occupata, educatrice disoccupata"

20-11-2025 15:04 - Cronaca
Le occupazioni stanno attraversando progressivamente tutte le scuole di Empoli, mettendo in luce una contraddizione che riguarda ogni giorno le educatrici e gli educatori dei servizi scolastici. Queste figure svolgono un lavoro fondamentale dentro le classi, accanto agli insegnanti, ma con diritti e condizioni lavorative nettamente peggiori perché esternalizzate alle cooperative.


A differenza degli altri insegnanti, con le scuole chiuse per occupazione le educatrici hanno perso ore di lavoro e di salario. Allo stesso modo, non vengono retribuite nemmeno se l'alunno è assente. Le cooperative COeSO e Geos rispondono parlando di scarsità di risorse e di impossibilità di sostenere il "rischio d'impresa". Ma questo rischio non può ricadere sulle lavoratrici e sui lavoratori. Nello stesso tempo, queste stesse cooperative rivendicano una "funzione sociale" e chiedono ai loro dipendenti di farsi carico della crisi del sistema, spesso usando questa retorica per giustificare precarietà, cambi di scuola continui e condizioni che compromettono anche la qualità del servizio offerto agli studenti. Come si può garantire continuità educativa a ragazzi fragili se le educatrici devono saltare da una scuola all'altra solo per raggiungere un monte ore sufficiente a maturare un salario dignitoso?

Dire che "siamo tutti dalla stessa parte" diventa retorica nel momento in cui solo una parte paga il prezzo delle crisi. La verità è che le cooperative e il terzo settore in generale hanno assunto negli anni un ruolo tra Stato e mercato, che, pur ammantato di un'immagine di solidarietà e volontariato, ha di fatto ha consentito tagli alle spese nei servizi e nel settore sociale che si sono riversati interamente sulle condizioni di lavoro. Lavoratori e lavoratrici professioniste che svolgono un ruolo cruciale e delicato di inclusione, ma se chiedono diritti e condizioni di lavoro dignitose ricevono risposte e pressioni moralistiche: "ci sono da fare dei sacrifici". Sacrifici che toccano sempre a lavoratrici e lavoratori, mentre si continuano a spendere soldi pubblici in armamenti.


Movimento Clara


Fonte: Ufficio stampa